Giacomo Stucchi - Senatore Lega Nord Padania -

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martedì, agosto 07, 2012

Monti ha già rinunciato alla sovranità popolare

di Giacomo Stucchi

E' vero, la Germania ha tutto da guadagnare dal fatto che gli spread, cioè il differenziale di rendimento tra i suoi Titoli di Stato e quelli di altri Paesi le cui economie sono ritenute dagli investitori più a rischio (come la Spagna o l'Italia), restino alti. Questo stato di cose infatti porta a Berlino una gran quantità di denaro, praticamente a costo zero, che mette i tedeschi in una posizione di straordinario vantaggio rispetto agli altri partner europei. Ed ecco spiegato perché la Merkel, interpretando un legittimo sentimento molto popolare dalla sue parti (quello cioè della difesa a tutti i costi dell'interesse nazionale), negli ultimi mesi ha continuato a fare melina con Monti e con tutti quanti cercavano di convincerla che l'intransigenza alla lunga non avrebbe premiato nessuno. Un timore che evidentemente la cancelliera non deve aver avvertito dal momento che, al di là delle belle parole e delle dichiarazioni d'intenti, sino ad oggi ha fatto ben poco per cambiare regole e condizioni dalle quali far dipendere il sostegno delle istituzioni comunitarie (Bce in primis) agli Stati europei che più soffrono per essere essi stessi nell'occhio del ciclone della speculazione finanziaria. Ma c'è di più. Se infatti nel nostro Paese qualcuno pensa (o spera) che nel medio e nel lungo periodo la Germania cambierà idea sui vincoli e sulle regole che tengono insieme i Paesi dell'Eurozona, e le condizioni affinché gli Stati possano continuare a restare nella moneta unica, se lo tolga dalla testa. E' difficile infatti, per non dire impossibile, aspettarsi che un Paese contribuisca a modificare uno status quo che, fino a questo momento, ha prodotto per sé grandi vantaggi. Del resto, chi lo farebbe? E allora è inutile piangersi addosso o aprire nuovi fronti polemici su chi ha guadagnato di più con la moneta unica, o su chi ha messo più denaro per salvare Grecia, Spagna o Portogallo! La questione è molto più complessa e bisogna che le forze politiche che appoggiano il governo Monti l'affrontino una volta per tutte: davvero si crede che la strada adottata, di nuove tasse e tagli alla spesa pubblica basati per lo più sulla cancellazione di posti di lavoro, sia la ricetta giusta per rimanere nell'euro a condizioni che non siamo un capestro per la nostra società ed economia? A riguardo noi nutriamo forti dubbi e siamo molto preoccupati per il rischio concreto che il Paese corre di finire nel baratro. Anche perché con l'approvazione, da parte della 'strana maggioranza' che appoggia il Professore, di provvedimenti quali l'inserimento in Costituzione dell'equilibrio di Bilancio, sul quale a nostro avviso si è poco dibattuto sui giornali (forse perché impegnati su altre vicende!), anche nei giorni di approvazione del provvedimento da parte del Parlamento, o il fiscal compact, che in pratica si traduce in un trasferimento di sovranità in materia di bilancio, di fatto abbiamo già consegnato le chiavi di casa nostra ai burocrati e tecnocrati di Bruxelles che sono autorizzati ad usarle senza neppure dare il preavviso. La nostra ricetta era, e resta, "meno Europa, meno centralismo romano, ma più Padania e più sovranità regionali."