DILETTANTI ALLO SBARAGLIO
di Giacomo Stucchi
E' difficile trovare
il bandolo della matassa in una situazione politica di stallo dove, ad eccezione
della Lega Nord, l'unico partito che ha messo le carte in tavola dichiarando
senza mezzi termini cosa intende fare nel medio periodo, tutte le forze
politiche navigano a vista. Lo fa il Pdl, tormentato com'è tra il desiderio di
accelerare sulla legge elettorale, e quindi sul conseguente ricorso anticipato
alle urne, e la necessità di avere ancora un po' di tempo per dare la
possibilità al Cavaliere di organizzare una nuova proposta politica da offrire
agli elettori. Ma lo fa anche il Pd che, dal canto suo, sembra aver perso da un
bel po' la bussola politica. L'oscillazione del partito di Bersani nella scelta
delle alleanze con le quali affrontare le urne è infatti più simile ad una
visione schizofrenica che non a una strategia politica vera e propria. Dalla
foto di Vasto (CH) alla dichiarazione d'interesse nei confronti dell'Udc di
Casini, dal ritorno di fiamma con il Sel di Vendola agli ultimi scontri con l'ex
alleato Di Pietro, non è difficile immaginare come per un elettore del
centrosinistra sia sempre più difficile capirci qualcosa di quel che succede nel
suo principale partito di riferimento. Tanto più poi che le alleanze poste in
essere a livello territoriale da 'Abc', penso per esempio al caso Sicilia, non
contribuiscono di certo a fare chiarezza. Questo stato confusionale dei partiti
che appoggiano l'esecutivo dei professori si riflette inevitabilmente
sull'azione di governo che invece di venire incontro, e risolvere, le esigenze
dei cittadini continua a concretizzarsi attraverso l'emanazione di provvedimenti
vessatori e recessivi. Come nel caso del decreto sulla sanità, annunciato con
squilli di tromba come già pronto, e sul quale invece il ministro della Salute,
Renato Balduzzi, ha dovuto prendere ancora tempo. Ma non è certo qualche giorno
in più nel varo del provvedimento a preoccuparci, piuttosto lo sono i suoi
contenuti. Come, per esempio, le annunciate nuove misure nei confronti dei
medici di base, o la tassa cosiddetta sulle bollicine, che alla lunga anziché un
vantaggio per lo Stato potrebbe rivelarsi un boomerang se le grosse
multinazionali produttrici di bevande gassose dovessero, per esempio, decidere
di ritirare i loro investimenti nel nostro Paese. Insomma, siamo alle solite!
Tecnici e professori, più che oculati e lungimiranti governati, si rivelano
sempre più dei dilettanti allo sbaraglio e a pagarne le conseguenze sono tutti i
cittadini e in particolare quelli del Nord, la parte più produttiva del Paese.
Per questo motivo è quanto mai opportuno andare avanti sul nostro programma,
esplicitato dal nostro Segretario federale Roberto Maroni, di interlocuzione
continua con il territorio. Si tratta dell'unica strada possibile per difendere
gli interessi del Nord, che intendiamo rappresentare a tutti i livelli, contro
una sciagurata azione di governo quanto mai centralista e inconcludente.
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