Giacomo Stucchi - Senatore Lega Nord Padania -

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martedì, febbraio 23, 2010

Lega Nord, il vero punto di riferimento

di Giacomo Stucchi

Non c’è dubbio che in politica, così come in ogni altra attività, chi sbaglia deve pagare e se si commettono reati, una volta accertata la colpevolezza, vanno applicate le pene previste nei codici civili e penali. Il punto è però che tra chi commette il reato, e l’applicazione della norma del codice che lo punisce, c’è di mezzo il sistema giudiziario nel suo complesso. Un sistema dove, insieme alla stragrande maggioranza di magistrati al di sopra delle parti, per lo più sconosciuti all’opinione pubblica, che lavorano tra le mille difficoltà delle procure e i codicilli di un procedimento giudiziario non sempre al passo con le esigenze di una società moderna e dinamica, opera anche chi indossa la toga non per rendere un servizio al popolo sovrano ma per cimentarsi in una militanza politica, che è quasi sempre schierata a sinistra. Quando la giustizia diventa un’arma politica allora tutto il sistema va in tilt e con esso la credibilità delle istituzioni. Come fanno i cittadini ad avere fiducia nella giustizia se leggono sui giornali le intercettazioni che dovrebbero rimanere segrete, almeno al grande pubblico, sino al termine del procedimento giudiziario? Come si fa inoltre a non sospettare che dietro allo scontro tra procure, l’ultimo dei quali in ordine di tempo è quello tra Roma e Firenze, non ci sia una lotta di potere, che niente avrebbe a che fare con quello che dovrebbe essere la primaria attività di un magistrato, e cioè la ricerca della verità? Tutto questo mentre, ogni giorno, ci si chiede sempre più se ci troviamo dinanzi ad una nuova Tangentopoli. Addirittura per l’ex ministro Pisanu quella attuale è una situazione ancora peggiore che, se confermata, minerebbe non solo la credibilità di alcuni partiti ma anche la coesione sociale. Mentre per il presidente della Fiat, Montezemolo, “la colpa della politica è quella di non aver introdotto norme per far funzionare la macchina dello Stato”. E’ vero che i partiti tradizionali, di destra e di sinistra, e il sistema sociale (dal quale la politica deriva) soffrono, diciamo così, di una crisi d’identità, ma lo è altrettanto il fatto che nelle istituzioni, dalla magistratura ai ministeri, c’è chi non vuole un vero cambiamento e per questo rema fortemente contro. A complicare, se possibile, il quadro politico c’è poi chi ha fatto le sue fortune elettorali soffiando sul fuoco delle polemiche ed esacerbando il clima dentro e fuori il Parlamento. L’Idv di Di Pietro e una parte del Pd, tanto per essere chiari, stanno interpretando la campagna elettorale per le regionali come l’ennesima occasione di scontro con la maggioranza, ma si tratta di una strada che porta in un vicolo cieco. In tale situazione è la Lega Nord, un movimento che non si è mai ispirato a nessuna ideologia ma solo a principi e valori quali l’onestà e la libertà, oltre naturalmente ad una concreta azione riformatrice, ad essere sempre più punto di riferimento per i cittadini. D’altra parte nessuno può contestare il fatto che se non fosse stato per il federalismo fiscale, fortemente voluto dal Carroccio, le riforme istituzionali sarebbero ancora ferme al palo dell’immobilismo romano!