Giacomo Stucchi - Senatore Lega Nord Padania -

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lunedì, maggio 18, 2009

REFERENDUM, SE VINCONO I SÌ REGRESSIONE POLITICA E SOCIALE


di Giacomo Stucchi

Per una volta siamo d’accordo con Giovanni Sartori che, in un editoriale sul Corsera, ha sottolineato come il referendum del prossimo 21 giugno è di fatto inutile e porta ad effetti nocivi perché può dare il 55 per cento dei voti a una forza politica che non supera il 35. Condividiamo in pieno le sue critiche anche se ci resta il dubbio su quale sarebbe stato il pensiero di Sartori se ad avvantaggiarsi del premio di maggioranza fosse stato il Pd e non -per come stanno attualmente le cose- Berlusconi.
Sia che vinca l’una o l’altra parte politica, il principio in base al quale il partito che prende anche un solo voto in più degli altri “conquista” la maggioranza assoluta dei seggi in Parlamento è aberrante. Stupisce davvero il fatto che nessuno nel Pd si renda conto di questo pericolo e, anziché guardare ai quesiti referendari per quello che sono, si continui a considerare la consultazione un test pro o contro il premier. L’esito referendario, invece, dovrebbe destare interesse non tanto per le sorti della maggioranza o di un singolo partito, ma per quelle della democrazia. Basti pensare, per esempio, a quanto sta avvenendo nella legislatura in corso. Senza la Lega Nord in Parlamento, molto probabilmente, non ci sarebbe stata alcuna legge sul federalismo fiscale (che secondo i sondaggi risulta essere condiviso dalla maggioranza dei cittadini), né alcun provvedimento sulla sicurezza che contenesse misure davvero efficaci (prima fra tutte quella che introduce il reato di clandestinità). Insomma, la verità è che un Parlamento bipartitico, come sarebbe quello eletto se vincessero i sì al referendum, non è una conquista per uno Stato democratico ma rappresenterebbe una regressione politica e sociale. Questa soluzione farebbe di certo comodo a pochi eletti ma non sarebbe confacente ai diritti e alle esigenze del popolo, che di tutto ha bisogno tranne che di una classe politica che si adagi su sé stessa senza avere più stimoli di ogni sorta. Altro che riforme. Una legislatura a te, un’altra a me: sarebbe così il nostro sistema politico se vincessero i referendum di Guzzetta e Segni. Due soli partiti a governare indisturbati milioni di persone e per niente stimolati a portare avanti il processo riformatore ma, anzi, molto interessati a lasciare esattamente tutto come si trova. Noi non sappiamo le logiche, più o meno sotterranee, che hanno ispirato i promotori referendari a raccogliere le firme e a portare avanti i quesiti, ma di certo nessuno può venire a dirci che il principio ispiratore sia quello della democrazia o di una maggiore efficienza del sistema parlamentare, perché non è così! Il risultato, infatti, sarebbe solo quello di lasciare le sorti del massimo organo di rappresentanza del popolo nelle mani di pochi, con tutte le conseguenze negative del caso.

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