Giacomo Stucchi - Senatore Lega Nord Padania -

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martedì, febbraio 17, 2009

VELTRONI PAGA PEGNO PER I TANTI ERRORI COMMESSI

di Giacomo Stucchi

I guai di Veltroni cominciano da lontano. Il risultato disastroso per il Pd ,e per tutta la coalizione di centrosinistra, alle elezioni regionali in Sardegna non è imputabile, a nostro avviso, a delle semplici scelte locali ma è la diretta conseguenza di una strategia sbagliata su molti fronti. Berlusconi si è scommesso in prima persona in questa campagna elettorale, appoggiando incondizionatamente Cappellacci, e facendo sentire tutto il suo peso anche con una costante frequenza personale nell’isola. Se sia giusto o meno che il segretario del Pd abbia gettato la spugna, dopo la disfatta sarda, non sta certo a noi dirlo. Nel prenderne atto,tuttavia possiamo solo dire che si è trattato di un’assunzione piena di responsabilità, senza se e senza ma. Del resto, non poteva essere altrimenti, se si pensa all’enorme potere che a Veltroni è stato riconosciuto nella gestione del Pd. Per molti mesi l’ex sindaco di Roma ha potuto agire indisturbato, mentre ben due classi dirigenti, quella della Margherita e quella dei Ds, stavano per così dire a guardare. Veltroni ha potuto dettare la linea politica, ha fatto delle scelte assolutamente opinabili già durante l’ultima fase del governo Prodi, accelerando di fatto le fasi della crisi e il successivo scioglimento delle Camere. Il Nostro si è poi cimentato in una forsennata campagna elettorale per risalire la china, visto che, è giusto riconoscerlo, a tal proposito il lascito governativo di Prodi non lo ha certo aiutato. Veltroni, però, si è ulteriormente complicato la vita, prima con della candidature poco azzeccate, e poi con la madre di tutti gli errori, l’alleanza con Di Pietro. Su questo fronte, il segretario del Pd si è proprio scavato una fossa politica con le sue mani. Aver permesso all’ex pm di allearsi, prima, e di portare poi una pattuglia di rappresentanti in Parlamento, è stato un grave errore, le cui conseguenze non si sono certo esaurite una volte chiuse le urne. Di Pietro, infatti, si è insinuato come un cavallo di Troia nella coalizione di centrosinistra, ne ha eroso parte del consenso ma,soprattutto, ha costretto il segretario del Pd ad un estenuante inseguimento sulle sue posizioni populistiche. Sul fronte del Pdl, invece, non c’è dubbio che il risultato elettorale abbia rafforzato il premier, la coalizione che guida e, quindi, anche le scelte di governo. In primis, quella del federalismo, per la quale tanto la Lega Nord si sta spendendo in questi mesi, è che non ha mancato di essere uno dei tempi nella campagna elettorale in Sardegna. Motivo di più, quindi per spingere il piede sull’acceleratore dell'approvazione del federalismo.