Giacomo Stucchi - Senatore Lega Nord Padania -

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mercoledì, luglio 23, 2008

RIFORME, E' GIUNTA L'ORA DI DECIDERE


di Giacomo Stucchi

Se c’è un movimento politico autenticamente rappresentativo della volontà popolare, che non si è mai messo di traverso sulla strada delle riforme istituzionali, questo di sicuro è quello della Lega Nord. Ecco perché, quando il presidente della Camera dei Deputati, Gianfranco Fini, dichiara che “l'elezione diretta del capo dello Stato può essere un fattore di bilanciamento al federalismo”, facendo cenno quindi al fatto che oltre al federalismo fiscale si debba mettere mano anche alla riforma costituzionale dello Stato, sfonda una porta già aperta.
Nella fila del Carroccio, dai parlamentari ai militanti, non c’è una sola persona che non sia d’accordo sul fatto che la presenza della Lega al Governo serve a fare le riforme, e che queste vanno fatte nel più breve tempo possibile. Infatti, non abbiamo perso un minuto a mettere nero su bianco le nostre proposte e, per quanto riguarda il federalismo fiscale, a tracciare il percorso che si tradurrà, subito dopo la pausa di agosto, nella presentazione di provvedimenti collegati alla manovra pubblica che, una volta approvati, diventeranno legge dello Stato.
Le nuove disposizioni permetteranno anche di mettere ordine nelle funzioni delle autonomie locali, superando il caos amministrativo determinato dalla riforma del Titolo V della Costituzione, che fu approvata (fuori tempo massimo) dal centrosinistra nel 2001 e utilizzata in campagna elettorale come specchietto per le allodole. In realtà, come si è poi visto, quella riforma a tutto servì tranne che a introdurre un vero decentramento amministrativo nel nostro sistema, portando invece ad una interminabile sequela di contenziosi tra Stato e Regioni e rendendo l’introduzione del federalismo fiscale ancora più necessaria e urgente. Subito dopo l’approvazione di questa determinate riforma, sarà poi la volta della riforma costituzionale dello Stato. Su questo fronte l’attività propedeutica, fatta negli ultimi anni, è considerevole. Dai lavori della Commissione parlamentare per le riforme costituzionali, chiamata informalmente "Bicamerale", costituita nel 1997 per lo studio e la presentazione di una riforma della Costituzione, presieduta da Massimo D’Alema, alla cosiddetta bozza Violante, approvata nella scorsa legislatura con largo consenso alla Camera in commissione Affari costituzionali, si può dire che il tema delle riforme costituzionali sia stato ampiamente discusso e sviscerato. Non c’è modello istituzionale, delle principali democrazie occidentali, forma di governo o sistema parlamentare, che non sia stato analizzato, messo a confronto, o preso ad esempio. Adesso è giunta l’ora di decidere. La bozza Violante, di fatto, rappresenta l’ultima sintesi, frutto del confronto tra le forze politiche, e va nella direzione, da tutti auspicata, di un rafforzamento dei poteri del premier e di una razionalizzazione delle funzioni del Parlamento. Si tratta di un lavoro del quale bisognerebbe fare tesoro, per non ricominciare da zero, ma soprattutto per evitare che il tema delle riforme continui ad essere un terreno di scontro tra le coalizioni, o peggio tra i partiti delle stesse alleanze.
L’ultima cosa che i cittadini ci chiedono in questo momento è infatti quella di tergiversare sulle decisioni da assumere. Chiunque abbia un minimo di onestà intellettuale, non può che convenire sul fatto che un nuovo assetto istituzionale è ormai indispensabile, ma anche che questo non può essere inteso come un trofeo di guerra, di questo o di quel partito, ma come una scelta condivisa che diventi poi un patrimonio comune.