Giacomo Stucchi - Senatore Lega Nord Padania -

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martedì, luglio 15, 2008

Ma quale “esproprio”, è l'opposizione che perde tempo

di Giacomo Stucchi

Riforme istituzionali ed emergenza economica sono due facce della stessa medaglia. Il malessere dei cittadini, infatti, che consiste soprattutto nell’allarmante ed inesorabile erosione del potere d’acquisto (secondo gli ultimi dati Istat: +7,2 % per abitazione, acqua, elettricità e combustibili e +6,9 % per trasporti prodotti alimentari e bevande analcoliche), non potrà mai essere alleviato se, di pari passo, non si mette mano all’introduzione del federalismo, che costituisce l’unica strada per arrivare ad una significativa diminuzione della pressione fiscale. In altre parole, se non si riforma lo Stato, creando anche meccanismi che premiano le regioni virtuose che non sperperano i denari dei contribuenti, non si possono abbassare le tasse e, quindi, non si possono lasciare più soldi nelle tasche delle famiglie. Che piaccia o meno, questa è la situazione. Ecco perché, una volta conclusosi l’iter parlamentare dei provvedimenti su giustizia e sicurezza (un'altra delle emergenze alle quali i cittadini, a gran voce, ci hanno chiesto di porre rimedio), l’approvazione delle riforme diventerà la priorità assoluta dell’agenda di Governo. Già adesso, perciò, si devono avere le idee chiare sulle cose da fare e sulla strada da seguire. La Lega Nord e la Federazione della Libertà sanno esattamente cosa fare e in che direzione andare e sarebbe auspicabile che, per realizzare un efficiente federalismo fiscale, si possa contare anche sul contributo dell’opposizione. In alcun caso, però, il tentativo di trovare il dialogo tra le forze politiche in Parlamento può far venire, come purtroppo è stato in passato, la sindrome sui modelli costituzionali da applicare alla nostra democrazia; daremmo vita allora a un dibattito che la gente comune, gli impiegati come i pensionati, i giovani disoccupati come i precari, non capirebbero. L’opposizione, quindi, rifletta. Utilizzi le prossime settimane per confrontarsi al suo interno e trovare, se possibile, una soluzione unitaria. Un Senato delle Regioni, per esempio, che non sia più un inutile duplicato della Camera dei deputati, con uno sperpero di denaro e tempo che oggi nessuno Stato moderno può permettersi. E’ un’ esigenza ineludibile. Ce ne stiamo accorgendo anche in questi giorni. La mole dei provvedimenti legislativi è certamente figlia dell’emergenza esistente in quasi tutti i campi: dal sociale all’economia, dalla sicurezza ai trasporti, dall’ecologia alla sanità; ma il fitto calendario parlamentare è dovuto anche al fatto che ogni modifica approvata alla Camera comporta un ritorno del provvedimento in esame al Senato, per una nuova votazione. Se siamo tutti d’accordo che si tratta di un’ assurda melina, allora non ha senso stare a discutere: togliamola e basta! Nessun cittadino ci potrà mai rinfacciare di aver deciso in tal senso, lo farebbe invece se noi non facessimo alcunché. A causa delle migliaia di emendamenti, ne deriva poi l’esigenza di far ricorso allo strumento della “fiducia”, un istituto ben conosciuto dall’opposizione e spesso applicato la scorsa legislatura, per accelerare l’iter legislativo. Che senso ha allora accusare il Governo, come ha fatto il capogruppo dell'Idv Massimo Donadi, di voler "espropriare il Parlamento delle sue prerogative"? Ma quale esproprio, qui si tratta semplicemente di far presto in nome delle esigenze dei cittadini. Chi non capisce questo ha i tappi negli occhi oppure è in malafede.