Giacomo Stucchi - Senatore Lega Nord Padania -

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giovedì, luglio 17, 2008

AVANTI TUTTA SUL FEDERALISMO FISCALE

di Giacomo Stucchi

Delle due l’una: o si accetta l’idea che l’economia mondiale, con tutte le possibili ripercussioni che ne potrebbero derivare anche in casa nostra, è in una grave fase di stallo e quindi, oggi più che mai, necessita di una politica che stringa i cordoni della borsa; oppure, si ritiene, come qualche illustre economista afferma, che il peggio (in riferimento soprattutto alla grave crisi finanziaria sui muti, che negli Stati Uniti ha costretto le autorità economiche federali ad intervenire pesantemente per evitare crac finanziari dalla conseguenze imprevedibili) sia già passato e dunque non c’è molto da preoccuparsi, perché ci avviamo verso una nuova fase di ripresa. Si tratta, come è ovvio, di due posizioni molto diverse tra loro, che tuttavia trovano illustri economisti e osservatori schierati a favore dell’una o dell’altra ipotesi.
Il Governo in carica, per bocca del suo ministro per l’Economia Tremonti, ha detto chiaro e tondo (come del resto aveva fatto lo stesso premier già in campagna elettorale) di essere preoccupato per l’evolversi della situazione nei mercati internazionali, ma di avere però fiducia nella capacità del nostro sistema economico di superare gli ostacoli. Ad una condizione, di certo non trascurabile, che consiste nel continuare ad avere a Palazzo Chigi una guida autorevole, forte del consenso popolare, in grado quindi di assumere decisioni, anche importanti, per il bene di tutti i cittadini. Ebbene, la manovra economica in discussione alla Camera rappresenta il risultato di una scelta importante, che l’esecutivo e la maggioranza si apprestano a prendere. Nessuna opposizione parlamentare, tanto meno quella che abbiamo visto all’opera in questo scorcio iniziale di legislatura, che assomiglia tanto ad un mostro bicefalo (perché alterna l’apparente disponibilità al dialogo con la faccia di Veltroni, e il muro contro muro con quella dell’ex pm Di Pietro), potrà mai impedire che la Lega Nord e la Federazione della Libertà vadano avanti nella realizzazione del loro programma, dovendo fare i conti, peraltro, con dei numeri negativi lasciati in eredità dal precedente governo. "Non ci sono tesoretti ereditati, non c'è alcuna giacenza” ha ribadito, a tal proposito, Tremonti intervenendo a Montecitorio sulla discussione generale per l’approvazione della manovra economica triennale; un fatto che già, di per sé, non ha precedenti nella storia delle “leggi finanziarie”, approvate sempre dopo l’estate e molte volte anche fuori tempo massimo. Un modo di procedere, come ha ricordato lo stesso ministro per l’Economia, che ha contribuito ad aumentare il debito pubblico con le conseguenze che tutti noi oggi conosciamo. L'intervento del ministro è stato preceduto dall'annuncio del presidente della Camera, Gianfranco Fini, sull'intenzione del governo di porre la questione di fiducia su un maxiemendamento al decreto, poi confermata dallo stesso presidente del Consiglio Berlusconi. Apriti cielo e chiuditi terra! "E' una brutta pagina", ha contestato Bruno Tabacci, mentre per Michele Ventura (Pd) si "preannuncia la fiducia su un maxiemendamento che nessuno conosce". "La fiducia è un esproprio al Parlamento” - ha aggiunto Pier Ferdinando Casini.
Insomma, una levata di scudi che, però, non può far passare in secondo piano alcuni dati di fatto: nonostante la situazione economica negativa, il Governo conferma di voler ridurre il deficit senza alzare le tasse", in più le entrate aggiuntive derivanti dall'introduzione della “Robin tax” andranno tutte a beneficio del settore sociale; e per finire, il federalismo fiscale sarà fatto con il consenso di tutti. E’ ormai evidente, infatti, che si tratta di un idea positiva che lega le tasse al territorio e che serve anche a combattere l'evasione fiscale. Insomma, con buona pace del Partito Democratico e dell’Italia dei Valori, direi proprio che rispetto alle ultime finanziarie di Prodi si tratta di ben altra musica!