Giacomo Stucchi - Senatore Lega Nord Padania -

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mercoledì, aprile 02, 2008

Federalismo senza se e senza ma

di Giacomo Stucchi

Da parte di quei pochi esponenti del Partito democratico, ai quali è concesso di andare in televisione a parlare, viene ripetuto come un disco rotto che “una cosa è il Governo (chi vince, anche per un solo voto, governa e niente inciuci), un’altra è la ridefinizione delle regole istituzionali (che invece vanno approvate con la più ampia maggioranza possibile)”. In linea di principio, il discorso non fa una grinza. Ma come spesso accade, dalla parte del Pd, il punto è che si resta sempre nel vago. Per esempio, sul fronte delle riforme costituzionali, non si capisce mai quali siano le nuove regole che la sinistra condividerebbe, e quindi approverebbe, in Parlamento. Cerco di essere più esplicito. Nella XIV legislatura, tanto per rifarci ad una esperienza recente, Camera e Senato, per volontà soprattutto della Lega Nord, e poi di tutta la Casa delle Libertà, si sono impegnate a fondo per approvare un testo di riforma costituzionale, che fosse il più condivisibile possibile, da parte di tutte le forze politiche. Come si ricorderà, il testo fu approvato, espletando tutta la complessa e lunga procedura parlamentare di revisione costituzionale, che prevede tra l’altro la doppia lettura delle Camere, e si arrivò anche al referendum confermativo. Ebbene, abbiamo voluto fare questa ricostruzione per ricordare ai lettori che allora, da parte dell’Ulivo, non venne avanzata nessuna proposta concreta, né si discusse con autentico spirito riformatore. Anzi, accadde il contrario. I dibattiti, tanto in Commissione quanto in Aula, erano infatti per lo più improntati, soprattutto da parte della sinistra radicale, ad un bieco quanto sterile muro contro muro, al solo scopo di boicottare il processo riformatore voluto dalla Cdl e, in particolare, dal Carroccio. Dico tutto questo perché, a distanza di qualche anno, e alla vigilia di una cruciale consultazione elettorale, ritengo che il candidato premier del Pd continui ad essere, su questa materia, sostanzialmente reticente. Dire di voler ridurre il numero dei parlamentari, o quello delle leggi, come continua a ripetere “l’Obamadenoantri”, non serve a nulla, se non si chiarisce la proposta costituzionale entro la quale ci si intende muovere. La Federazione della Libertà, al contrario, ha le idee molto chiare. Siamo d’accordo alla modifica del numero e delle funzioni dei parlamentari, così come allo snellimento di tutta la macchina burocratica, purchè nell’ambito di un assetto istituzionale federalista che in futuro, per esempio, eviti alle regioni di dovere elemosinare i soldi a Roma per fare anche una semplice strada intercomunale. Ognuno paga le tasse in casa propria, e con quei soldi si realizzano le opere pubbliche che servono a quel territorio. Si tratta di un concetto semplice, senza fronzoli di nessun tipo, e che peraltro sta scritto, nero su bianco, nel programma del centrodestra. Nessuno, quindi, potrà tirarsi indietro. Difficile, invece, trovare la medesima chiarezza dall’altra parte. Walter “volemosebene” Veltroni, nei suoi giri in alcune città del nord, ha infatti sconfessato la politica sin qui condotta da Romano Prodi, ha promesso per il futuro mirabolanti vantaggi per gli imprenditori, ma non ha detto nulla di concreto, per esempio, sul federalismo fiscale. Sarebbe solo un modo per fare chiarezza, prima del 13 e 14 aprile e non con le urne chiuse.