Giacomo Stucchi - Senatore Lega Nord Padania -

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giovedì, ottobre 26, 2017

TRENO DEL PD AL CAPOLINEA, SOLO ADESSO SI ACOORGONO CHE SULLE PENSIONI COSI' NON VA

di Giacomo Stucchi

ll ministro delle Politiche agricole Maurizio Martina ha chiesto "di rivedere l'aumento automatico" dell'età pensionabile a 67 anni, dopo che l’Istat ha registrato un incremento della speranza di vita di cinque mesi. Una richiesta del tutto condivisibile ma che appare “sospetta” perché arriva solo allo scadere della legislatura; e non invece, come sarebbe stato più logico, all’inizio, quando ci sarebbe stato più tempo per un lavoro di revisione di questi meccanismi e della stessa legge Fornero. Ma a quel tempo, come del resto ancora oggi, il Pd era troppo impegnato nelle sue beghe interne per occuparsi d’altro. E così non si è fatto nulla per impedire che il dato statistico dell’aspettativa di vita continuasse ad essere una sciagura per quanti legittimamente aspirano ad andare in pensione ma vedono spostata sempre più in avanti l’asticella. Solo adesso che si stanno per sciogliere le Camere il Pd si ravvede e contesta il meccanismo di adeguamento che, se non modificato o sospeso, porterebbe l'età pensionabile, dal 2019, a 67 anni. Chi oggi dice di voler frenare su questi aggiornamenti previsti ogni tre anni (ogni due dal 2019), deve però fare seguire i fatti alle parole e non limitarsi a delle dichiarazioni, che hanno solo lo scopo di ammiccare agli elettori alla vigilia di importanti appuntamenti elettorali. La verità, infatti, è che una volta che l'Istat ha registrato l’incremento della speranza di vita di cinque mesi, il governo entro dicembre sarà costretto a varare un provvedimento con cui adeguare l’età d’uscita per la pensione di vecchiaia a 67 anni dal 2019. Un adempimento che, com’è facile intuire, cadrebbe a brevissimo tempo dallo scioglimento delle Camere e quindi dalle prossime elezioni politiche. Insomma, un disastro sul piano dell'immagine e del consenso politico per un Pd già in forte difficoltà. Ma a questi giochetti non crede più nessuno ed è quindi molto probabile che il treno del Pd, dopo le batoste del referendum costituzionale, delle amministrative, del voto referendario sull’autonomia nelle regioni Lombardia e Veneto, e della prossima che si appresta a prendere con la più che probabile sconfitta in Sicilia, sia arrivato al capolinea.