Giacomo Stucchi - Senatore Lega Nord Padania -

PENSIERI E IMMAGINI: vi presento il mio blog. Un modo per tenermi in contatto con gli elettori, con gli amici e con tutti coloro che, anche con opinioni diverse dalle mie, desiderano lasciare un loro commento. Grazie.

martedì, aprile 15, 2014

LA PAURA DELLE URNE TIENE IN PIEDI IL GOVERNO RENZI

di Giacomo Stucchi

Le audizioni sul Def in Parlamento, da ultimo quella del presidente della Corte dei Conti, che ha rilevato "incertezze" sulla dinamica delle entrate, testimoniano ogni giorno di più come il provvedimento sia carente sul fronte delle coperture strutturali. Ispirate più sulla base di buoni auspici delle congiunture economiche interne ed esterne, che non su dati concreti, le risorse previste dal governo al momento sono approssimative.  Ne deriva che i molteplici annunci fatti dal premier Matteo Renzi, a partire dalla riduzione dell’Irpef, sono certamente utili per il Pd in campagna elettorale, ma non è detto che alla fine si possano  tradurre  in vantaggi concreti per  le tasche dei cittadini. Alle quali anzi è molto probabile che il governo possa di nuovo ricorrere, considerata  la sua volontà di confermare   tempi e modi per il rientro  dal debito pubblico (che nel frattempo è aumentato di 17,5 miliardi, raggiungendo così un nuovo massimo storico a 2.107,2 miliardi). Stando ai fatti,  il Paese che Renzi ha in mente per i prossimi anni è quello dove la maggior parte dei cittadini  continuerà a stringere la cinghia, per tenere in piedi  uno Stato centralista e inefficiente.  Con queste premesse c’è da chiedersi allora coma faccia il governo a restare ancora al suo posto. In realtà una spiegazione esiste. Quando il premier dice di non essere attaccato alla seggiola non lo fa certo per sufficienza,  ma per far capire  ai suoi avversari, dentro e fuori il Pd, che il rischio di elezioni anticipate è sempre dietro l’angolo. La minoranza Pd e Forza Italia,  che per motivi diversi non vogliono un immediato ritorno alle urne,  sono allora costretti a fare buon viso a cattivo gioco.  Si spiega così come mai una riforma senza capo né coda, come quella sulle Province, ma anche il nuovo sistema elettorale solo per la Camera, siano potuti diventare leggi. In entrambi i casi l’obiettivo non è quello, ambizioso, di riformare al meglio le istituzioni di questo Paese,  ma un altro, molto più modesto, che consiste  nel tirare a campare il più a lungo possibile.