LA PAURA DELLE URNE TIENE IN PIEDI IL GOVERNO RENZI
di Giacomo Stucchi
Le audizioni sul Def in Parlamento, da ultimo quella del presidente della Corte dei Conti, che ha rilevato "incertezze" sulla dinamica delle entrate, testimoniano ogni giorno di più come il provvedimento sia carente sul fronte delle coperture strutturali. Ispirate più sulla base di buoni auspici delle congiunture economiche interne ed esterne, che non su dati concreti, le risorse previste dal governo al momento sono approssimative. Ne deriva che i molteplici annunci fatti dal premier Matteo Renzi, a partire dalla riduzione dell’Irpef, sono certamente utili per il Pd in campagna elettorale, ma non è detto che alla fine si possano tradurre in vantaggi concreti per le tasche dei cittadini. Alle quali anzi è molto probabile che il governo possa di nuovo ricorrere, considerata la sua volontà di confermare tempi e modi per il rientro dal debito pubblico (che nel frattempo è aumentato di 17,5 miliardi, raggiungendo così un nuovo massimo storico a 2.107,2 miliardi). Stando ai fatti, il Paese che Renzi ha in mente per i prossimi anni è quello dove la maggior parte dei cittadini continuerà a stringere la cinghia, per tenere in piedi uno Stato centralista e inefficiente. Con queste premesse c’è da chiedersi allora coma faccia il governo a restare ancora al suo posto. In realtà una spiegazione esiste. Quando il premier dice di non essere attaccato alla seggiola non lo fa certo per sufficienza, ma per far capire ai suoi avversari, dentro e fuori il Pd, che il rischio di elezioni anticipate è sempre dietro l’angolo. La minoranza Pd e Forza Italia, che per motivi diversi non vogliono un immediato ritorno alle urne, sono allora costretti a fare buon viso a cattivo gioco. Si spiega così come mai una riforma senza capo né coda, come quella sulle Province, ma anche il nuovo sistema elettorale solo per la Camera, siano potuti diventare leggi. In entrambi i casi l’obiettivo non è quello, ambizioso, di riformare al meglio le istituzioni di questo Paese, ma un altro, molto più modesto, che consiste nel tirare a campare il più a lungo possibile.
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