LA PARABOLA RENZIANA GIA' NELLA FASE DISCENDENTE
di Giacomo Stucchi
Il Pil negativo nel primo trimestre dell’anno e la risalita del differenziale tra Btp decennali e omologhi tedeschi, con conseguente risalita dei tassi d’interesse, sembrano chiari segnali che sul mercato del debito, e non solo, la parabola renziana è già discendente. Sono bastati pochi mesi per rendere evidente a tutti come le promesse del premier, già disattese per quanto riguarda i tempi di realizzazione, hanno della fondamenta molto fragili e scarsissime probabilità di essere mantenute. Lo stesso Renzi del resto appare ondivago, un giorno dice che anche con un risultato delle elezioni europee al di sotto delle aspettative, per il Pd (e quindi per il governo), egli comunque resterebbe al suo posto; un altro, invece, che una mancata vittoria non può che tradursi in un ostacolo alle riforme e che se questo dovesse accadere lui passerebbe la mano. Insomma, il campionario di dichiarazioni è ampio ma la verità è che il voto di domenica prossima ha certamente un’importanza politica, a maggior ragione per un premier che è diventato tale a seguito di una manovra di palazzo e senza passare per le urne. Tuttavia, sia il bonus elettorale degli 80 euro, sia le vane promesse su mirabolanti riforme (puntualmente smentite nei tempi; e in buona sostanza ferme al palo) sembrano non avere sortito l’effetto di trascinamento sperato da Renzi. E allora vai con le menzogne, come quella, clamorosa, ribadita ancora nelle ultime ore dal ministro del Lavoro Poletti, secondo la quale in caso di vittoria di chi critica gli stringenti parametri di Bruxelles c'è il rischio che lo spread possa salire. Ma per favore! La verità è che il governo “del fare” sino ad oggi non ne ha azzeccata una, continuando peraltro nel solco delle scelte sbagliate iniziate da Monti e proseguite da Letta. Una continuità deleteria che è giunto il momento di interrompere votando Lega Nord domenica prossima; per cambiare davvero, a cominciare dall’Europa.
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