Giacomo Stucchi - Senatore Lega Nord Padania -

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giovedì, settembre 08, 2011

PAGHIAMO ANCHE LE INCONGRUENZE DELL'EURO

di Giacomo Stucchi



Le altalene dei titoli di Stato italiani sui mercati, che inevitabilmente pongono al centro dell'attenzione internazionale sia i nostri fondamentali economici sia le decisioni prese da Governo e Parlamento nelle ultime manovre economiche, non vanno interpretate soltanto come un segno di debolezza del nostro sistema economico e finanziario. La sensazione è che, al contrario di quanto vorrebbero far credere le opposizioni, unitamente a certi poteri interessati solo a far cadere il governo legittimamente eletto dai cittadini, le turbolenze finanziarie non dipendano solo da quanto deciso a Palazzo Chigi, ma da ben altro. Facciamo una premessa. L’Italia, come è noto, fa parte dell’Eurozona nella quale vigono delle regole che i singoli Stati membri hanno accettato. Il fatto è che queste regole hanno la presunzione di valere quando si parla di economia o dei parametri da rispettare per continuare a poter adottare una moneta unica, ma poi, direi inevitabilmente, le regole spariscono quando si parla di una politica comune europea sul fronte della difesa o della politica estera o sociale. Se fossimo alle prese con una costruzione abusiva piazzata nel bel mezzo di un parco naturale la chiameremmo ecomostro, ma poiché parliamo di Unione Europea la definiremo “euromostro”! Ovvero l’assurda pretesa dei burocrati, che operano a Bruxelles, di stabilire le politiche economiche dei singoli governi senza però doversi preoccupare di come farle accettare dai cittadini. Costoro nell’ultimo decennio si sono solo occupati di far rispettare dei parametri economici senza considerare che un’economia è fatta anche di crescita e non solo di rigidità. Continuare a far credere che sia possibile mantenere in vita un’unione monetaria ed economica, che impone delle rigide regole, che né i singoli Stati né tanto meno i cittadini possono esimersi dal rispettare, senza avere delle gravi conseguenze nelle società dei singoli Paesi, è la più grossa ipocrisia del secolo. Che si può anche cercare di far passare per verità nei confronti di gran parte dell’opinione pubblica, costretta peraltro a dover subire le conseguenze di decisioni prese dall’alto, ma che invece esplode in tutta la sua virulenza quando bisogna fare i conti con gli operatori finanziari dei mercati che non votano ma comprano. Ed è esattamente quello che sta accadendo. Gli operatori sui mercati finanziari stanno lucrando sulle debolezze dell’euro ma soprattutto sulle sue incongruenze. Ed ecco perché potremo discutere tutte la manovre che vogliamo ma se non prendiamo atto che qualcosa non va a livello più generale, che non sia solo in riferimento alla necessità delle nostre riforme strutturali (delle quali nessuno nega la necessità, anzi), non renderemo un buon servizio ai nostri cittadini ma saremmo solo complici nel contribuire a divulgare una grossa bugia.