Giacomo Stucchi - Senatore Lega Nord Padania -

PENSIERI E IMMAGINI: vi presento il mio blog. Un modo per tenermi in contatto con gli elettori, con gli amici e con tutti coloro che, anche con opinioni diverse dalle mie, desiderano lasciare un loro commento. Grazie.

giovedì, aprile 30, 2009

OLTRE IL REFERENDUM

di Giacomo Stucchi

Se nel mondo politico qualcuno immagina che la Lega Nord nelle prossime settimane si faccia prendere dall’ansia del referendum, si sbaglia di grosso. In primo luogo perché le consultazioni popolari, quali sono quelle referendarie, non hanno mai fatto paura ad un movimento come quello del Carroccio, che trae la propria origine proprio dalla volontà popolare; in secondo luogo perché, comunque vadano le cose, sia per quanto riguarda il raggiungimento del quorum sia che vincano i sì o i no, sarà sempre il Parlamento, organo sovrano eletto da tutti i cittadini, a dover varare una nuova legge elettorale, tenendo conto ovviamente del responso referendario. Piuttosto, come abbiamo già rimarcato in un altro nostro intervento su la Padania, ci preoccupano i continui stop and go sulla riforma elettorale. La storia degli ultimi anni, in particolare quella che va dal 1994 sino ai nostri giorni, dimostra infatti come su questo importante fronte si sia sempre proceduto con continue brecce. Sarebbe ora, quindi, di cominciare a pensare ad un definitivo sistema di voto, che tenga conto anche del nuovo assetto istituzionale che ci si vorrà dare. Dal lato poi squisitamente politico, in riferimento cioè alle dichiarazioni del premier circa il suo sì al referendum, non bisogna stupirsi più di tanto. Berlusconi, infatti, è il presidente del Consiglio in carica, guida un grande partito ed è a capo di un’alleanza di Governo che ha nel Carroccio un punto fermo; è abbastanza scontato che egli non voglia cedere il fronte referendario all’opposizione che, da mesi in crisi cronica di consensi, non aspetta altro per risollevarsi un pò. Il partito di Franceschini, che implacabilmente tutti i sondaggi inchiodano ben al di sotto del trenta per cento, ha un disperato bisogno di risalire la china; l’azione del Governo, coi provvedimenti anticrisi prima, e con l’efficienza dimostrata nei soccorsi alla popolazione abruzzese poi, lo ha inevitabilmente messo nell’angolo. Lo smarcamento ormai sistematico di Di Pietro, completa peraltro un quadro davvero desolante per la sinistra. Logico, quindi, che il segretario del Pd si giochi la carta del referendum per tentare di recuperare almeno quel po’ di consenso che, dopo il prevedibile non esaltante risultato delle europee, gli potrebbe consentire di tirare un po’ il fiato. Ma, al di là dei legittimi calcoli politici delle forze in campo, quel che serve chiedersi da subito è quali siano le vere priorità per la gente. Noi rimaniamo dell’idea che tra esse non ci sia spazio per l’attuale dibattito sui quesiti posti dal referendum elettorale ma, considerato che si voterà il prossimo 21 giugno, allora bisognerà che le forze politiche chiariscano anche verso quale sistema istituzionale vogliono andare. La questione non è disgiunta dalla nuova legge elettorale ed anzi è legata ad essa a doppio filo, e nessuno può far finta che non sia così. Ma l'esperienza insegna che sulle riforme istituzionali, ad eccezione della Lega Nord, tutti gli altri partiti hanno le idee un pò confuse.