Giacomo Stucchi - Senatore Lega Nord Padania -

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mercoledì, dicembre 03, 2008

ABOLIZIONE DELLE PROVINCE, IL PD VUOLE SOLO SEMINARE ZIZZANIA


di Giacomo Stucchi

Vogliamo credere alla buona fede di chi ha voluto intestarsi l’iniziativa per l’abolizione delle Province, in nome della lotta agli sprechi nella spesa pubblica, ma ci riesce decisamente un po’ più difficile pensare allo stesso modo di alcuni partiti che, dopo la sconfitta elettorale, hanno davvero perso la bussola nella loro azione politica. Mi riferisco in primis al Pd, i cui dirigenti, se avessero voluto veramente contribuire ad una radicale riforma dello Stato, e quindi ad una razionalizzazione delle spese, nella primavera del 2006, anziché boicottare il referendum consultivo sulla riforma costituzionale, avrebbero potuto contribuire a determinarne la vittora. Invece, hanno fatto di tutto per farlo bocciare. Da allora sono passati più di due anni e sarebbe stupido, oggi, non far tesoro dell’esperienza. Quest’ultima ci suggerisce, infatti, che quando nel Pd si dice di voler condividere con il Pdl la battaglia per l’abolizione delle Province, anche “aggirando Bossi”, a muovere i dirigenti di quel partito non è certo un’improvvisa conversione alla causa dei tagli agli sprechi nell’amministrazione dello Stato, ma più verosimilmente un altro sterile tentativo di mettere zizzania nella maggioranza. L’abolizione delle Province tout court, così come di qualsiasi altro ente locale, senza pensare alle conseguenze che questo avrebbe in alcune regioni, soprattutto del Nord, sarebbe un atto di miopia politica. Se è vero infatti che in alcune parti i Comuni o sono in dissesto, o stanno per arrivarci, perché i loro amministratori locali non sono stati in grado di gestire l’ente con parsimonia ed efficienza, non è detto che la situazione sia la stessa ovunque. Conosco molti sindaci, soprattutto del Carroccio, che amministrano il loro Comune come dei padri di famiglia. Seguono personalmente la realizzazione delle opere pubbliche, si adoperano per razionalizzare e migliorare i servizi ai cittadini, rivendicano con legittimo orgoglio le tradizioni culturali delle loro comunità. Nei loro confronti, ma soprattutto nei riguardi dei cittadini che li hanno eletti, allora che facciamo? Gli diciamo che a partire da un determinato momento i loro Comuni non esistono più e che quindi possono ammainare i loro gonfaloni e mandare a casa la banda municipale? Ma per favore, cerchiamo di parlare di cose serie! La lotta agli sprechi va fatta, eccome, ma non a scapito degli enti che funzionano e che assolvono egregiamente al loro ruolo. Si cominci invece a tagliare le spese delle municipalizzate che non funzionano, o le retribuzioni d’oro dei loro manager, oppure gli stipendi folli di alcuni segretari comunali, sui quali siamo intervenuti appositamente con un interrogazione parlamentare. Che dire poi dei sistemi di raccolta dei rifiuti? In alcune zone è stata tolta la gestione diretta ai Comuni, per affidarla a dei veri e propri carrozzoni, con il risultato di triplicare i costi per i contribuenti e peggiorare l’efficienza del servizio. Un esempio, quest’ultimo, che dovrebbe bastare a far riflettere chi vorrebbe tagliare le spese dello Stato, eliminando però ciò che funziona!