Giacomo Stucchi - Senatore Lega Nord Padania -

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martedì, ottobre 14, 2008

UE, LE COSE VANNO MEGLIO QUANDO GLI STATI SONO LIBERI DI DECIDERE

di Giacomo Stucchi


Gridare allo scampato pericolo è di certo prematuro ma, come molti osservatori fanno notare, è già un enorme risultato aver invertito la tendenza dei listini che, nelle Borse di tutto il mondo, hanno finalmente ripreso a salire. Nessuno sa esattamente cosa potrà accadere nell’immediato futuro, né quali conseguenze abbia davvero avuto, soprattutto sui bilanci degli istituti coinvolti, la tempesta finanziaria degli ultimi giorni. Un punto, tuttavia, sembra essere assodato, ovvero che se gli Stati, pur coordinandosi, vengono lasciati liberi di operare, ognuno secondo le proprie esigenze, questa strategia premia. I mercati, cioè, hanno dimostrato di dare credito agli interventi predisposti dall’Eurogruppo, ma soprattutto, ai singoli Governi che li hanno poi tradotti in decisioni operative. Come ha fatto giustamente notare Oscar Giannino, su Libero, “è’ un fatto che gli eurocrati hanno perso posizioni e tocco magico, non è la Bce ad aver messo le basi per la ripresa di una fiducia possibile”. In altre parole, ciò che (al momento) ha permesso di scacciare i fantasmi della recessione globale, non sono state le istituzioni comunitarie, ma un inedito coordinamento, su scala mondiale, che ha lasciato ampi margini di discrezionalità ai singoli Governi di prendere le misure necessarie ad evitare la catastrofe finanziaria. Eppure, c’è in queste ore, soprattutto da parte di chi ha interesse (a vario titolo) a spingere il piede sull’acceleratore dell’integrazione europea, la tendenza ad esaltare il ruolo dell’Unione che, nell’ultimo fine settimana a Parigi, si dice abbia ritrovato un’unità d’intenti. Per quanto ci riguarda, questa interpretazione non ci pare del tutto corretta. Sarebbe un errore, infatti, se la comunità internazionale, ma soprattutto le istituzioni europee, che dovrebbero sovrintendere alle politiche comunitarie, non traessero un insegnamento dai fatti degli ultimi giorni, i quali a giudicare dall’euforia delle Borse, dicono che gli investitori hanno dato fiducia ai Governi. E allora, perché non si lasciano gli esecutivi liberi di agire anche sull’economia reale? Si è tanto parlato in questi giorni del pericolo che quest’ultima, soprattutto sul fronte dei consumi, possa essere influenzata negativamente dai crac finanziari. Bene, poiché è ancora presto per dire che questo pericolo è scongiurato, perché non cogliere l’occasione per “liberare”, o almeno allentare, gli Stati membri dai mille lacci e lacciuoli comunitari, che imbrigliano le loro economie? Nella nostra, per esempio, gli interventi potrebbero tradursi in una politica di sostegno alla piccola e media impresa che, in questo momento, soffre tantissimo anche a causa della contrazione dei consumi. Speriamo quindi che, almeno questa volta, i burocrati di Bruxelles capiscano che non c’è momento migliore per adottare decisioni a favore di tutti i cittadini, anziché limitarsi a salvare i “soliti noti”.