Giacomo Stucchi - Senatore Lega Nord Padania -

PENSIERI E IMMAGINI: vi presento il mio blog. Un modo per tenermi in contatto con gli elettori, con gli amici e con tutti coloro che, anche con opinioni diverse dalle mie, desiderano lasciare un loro commento. Grazie.

giovedì, giugno 30, 2016

A CASA IL GOVERNO DELLO "ZERO VIRGOLA"


di Giacomo Stucchi

La pressione fiscale nel primo trimestre 2016 è stata pari al 38,9%, segnando una riduzione di 0,2 punti percentuali rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Lo rivela l’ISTAT e lo rivendicano esponenti del Pd come se si trattasse di un grande successo del governo. In realtà, dopo due anni di proclami sulla presunta capacità di Palazzo Chigi di abbassare le tasse, i dati economici dicono invece che la pressione fiscale rimane molto alta. Il reddito disponibile delle famiglie consumatrici aumenta di un modesto 0,8% rispetto al trimestre precedente, con i consumi che perciò rimangono bassi. Insomma, da questi dati, qualora ci fosse ancora qualche dubbio, si può ben dire che la politica economica del governo Renzi è un totale fallimento. In primo luogo per la montagna di miliardi che lo Stato continua a incassare coi prelievi fiscali a famiglie e imprese, a fronte di tagli ai servizi che invece dovrebbe garantire; in secondo luogo perchè, nonostante l’elargizione del famigerato bonus di 80 euro a una platea di contribuenti, i consumi restano fermi al palo. E questo perchè Renzi toglie da una parte ma aumenta dall’altra. E' verosimile, infatti, che la situazione non cambierà nemmeno negli altri mesi dell'anno in corso perché i risparmi determinati dall’eliminazione della tassazione sulla prima casa, nel 2016, saranno abbondantemente “erosi” dall'aumento delle tasse e delle addizionali locali. Le lettura che si può dare dei dati economici è quindi che le famiglie non spendono perchè continuano a essere in forte difficoltà. Inoltre è evidente che i cittadini non hanno nessuna fiducia nella capacità dell’attuale governo di migliorare la situazione. Altro che nuova ipotesi di Nazareno, immaginata da qualcuno, qui bisogna mandare a casa al più presto questo governo per impedirgli di fare altri danni. Del resto, dalla politica europea a quella economica, dalla gestione dell'immigrazione clandestina alle tensioni sociali, dalla riduzione degli sprechi nella spesa pubblica alle riforme che servono davvero al Paese, l’ex sindaco di Firenze non ne ha azzeccata una. Dimostrando tutti i suoi limiti.

martedì, giugno 28, 2016

LA BREXIT UN FARO DI DEMOCRAZIA

di Giacomo Stucchi
E’ davvero curioso che un’organizzazione sovranazionale che ha dei tempi notoriamente biblici per adottare qualsiasi decisione, qual è l’Unione europea, chieda adesso al Regno Unito di fare in fretta per avviare le procedure del negoziato al termine del quale i britannici saranno di fatto fuori dall’Ue. Quali che siano le ragioni di Londra l’impressione è che in questa vicenda, come su molti altri dossier europei, come quello dell’immigrazione clandestina, burocrati e tecnocrati di Bruxelles più che fare gli interessi dei popoli europei mirino a mantenere le loro posizioni di potere a scapito della capacità decisionale dei singoli Stati membri. E’ questa l’Europa che vogliamo? Nel nostro Paese, soprattutto nell’area di governo e in quella a essa contigua, il premier britannico dimissionario David Cameron è stato criticato per aver giocato d’azzardo con la scelta di portate il suo Paese al referendum. Si è detto che le sue intenzioni, confortate da sondaggi evidentemente lontani dalla realtà, erano quelle di zittire una volta per tutte gli euroscettici del suo Paese e di rinsaldare la sua leadership. Se erano davvero queste le sue intenzioni allora si può di certo dire che mai delle previsioni si sono rivelate tanto sbagliate, ma resta il fatto che l’inquilino di Downing Street ha comunque dato la possibilità al popolo inglese di poter scegliere se restare o meno nell’Ue; facendogli esercitare quella facoltà di voto che altri governi europei, compresi quelli di casa nostra a guida Pd o dei tecnici, hanno sempre negato. Un esercizio di democrazia che evidentemente non si concilia coi tecnicismi cui Bruxelles, purtroppo, ci ha abituato; e forse la verità è che la Brexit non può neanche essere immaginata dall’oligarchia che guida l’Ue. Non sorprende, perciò, che i suoi vertici, in primis il presidente della Commissione Junker, abbiano reagito con stizza al risultato referendario britannico e si siano, invece, ben guardati dal fare un pò di autocritica. Ma è ormai evidente che le politiche europee di rigore, sempre più vicine agli interessi di pochi potenti e sempre più lontane dalle esigenze dei popoli, non potranno durare ancora a lungo; e far finta di non vedere questo inarrestabile processo, che il referendum inglese ha solo accelerato, è un pò come nascondere la testa sotto la sabbia.

lunedì, giugno 27, 2016

27/06/16 - MILANO - Circolo della Stampa - Convegno su CyberSecurity e Big Data

 

domenica, giugno 26, 2016

26/06/16 - SPIRANO - FESTA LEGA NORD



giovedì, giugno 23, 2016

PD E ALLEATI GIA' PRONTI ALLA ROTTAMAZIONE DI RENZI

di Giacomo Stucchi
Dopo la sonora bocciatura avuta con il voto nelle città Matteo Renzi non ha più nessuna certezza. I suoi nemici all’interno del Pd non lo temono più, e sono già venuti allo scoperto, mentre i suoi adulatori potrebbero presto cambiare atteggiamento qualora questo si rendesse necessario per salvare la loro poltrona. Perché se è molto probabile la fine della fase ascendente della parabola renziana, soprattutto in assenza di significativi risultati sul fronte economico, come del resto certificato anche dalla relazione della Corte dei Conti, è invece certo che nella fase discendente saranno in molti, nel Pd e negli alleati di governo, a cambiare registro. Si cominciano allora a valutare le possibili contromisure per restare a galla. Come quella di “sganciare” le sorti del governo, e persino quelle politiche personali del premier, dall’esito del referendum costituzionale. Il cui epilogo, sino a qualche mese fa, era dato per scontato a Palazzo Chigi nel senso dell’approvazione della riforma; ma oggi non è più così. Nonostante l’occupazione mediatica delle ragioni del Sì, che di fatto falsano il principio democratico di pari accesso all’informazione, nessuno oggi nel governo metterebbe la mano sul fuoco sul passaggio della riforma Renzi-Boschi. Anzi, con il passare dei giorni e delle settimane, le ragioni del No sembrano prevalere nell’opinione pubblica e con esse i timori di ministri e alleati di governo. Ma una simile giravolta politica, che smentirebbe tutte le dichiarazioni e gli annunci fatte dal premier sul legame indissolubile tra il suo futuro politico e la riforma costituzionale, sarebbe troppo anche per un uomo politico disinvolto come Renzi. La sensazione, però, è che qualora nei prossimi giorni o settimane i sondaggi sul referendum costituzionale dovessero confermare o incrementare il trend negativo per il fronte del Sì allora al presidente del Consiglio potrebbe anche non bastare “rinnegare” il connubio tra l’esito referendario e il suo destino politico, perchè a quel punto forse sarebbero i suoi stessi alleati di governo e il suo stesso partito a rottamarlo senza indugi.

martedì, giugno 21, 2016

IL VOTO DELLE CITTA' METTE IN CRISI LA LEADERSHIP DI RENZI

di Giacomo Stucchi
Il voto nelle città è sostanzialmente una disfatta per Matteo Renzi, l’affabulatore per eccellenza, il rottamatore che avrebbe dovuto “far cambiare verso” al Paese. Dopo questo voto, quindi, niente è più come prima. In primo luogo perché gli elettori non credono più né alla narrazione renziana di un Paese che sta uscendo dalla crisi né alle mirabolanti promesse del premier che poi vengono smentite nell’arco di pochissimo tempo; in secondo luogo perchè l’imprimatur elettorale delle europee del 2014, che ha in qualche modo legittimato la permanenza di Renzi a Palazzo Chigi, non esiste più. Ad essersi accorto per primo di questo nuovo quadro politico è probabilmente lo stesso presidente del Consiglio che, infatti, non a caso ha subito cambiato registro modificando la sua strategia di comunicazione da aggressiva a conciliante, riconoscendo la sconfitta elettorale e offrendo collaborazione istituzionale a tutti i neo sindaci a prescindere dalla loro appartenenza politica. Un passo, quest’ultimo, non scontato per il Renzi arrogante di appena qualche giorno prima. Tuttavia l’impressione è che questa nuova versione “soft” del premier non sarà sufficiente ad evitare che nei prossimi giorni da più parti ci si cominci a chiedere in nome di cosa e perché egli rimanga a Palazzo Chigi. Si dice che il vero banco di prova per il governo sia il referendum del prossimo autunno ma il dato politico del voto amministrativo è che la maggioranza parlamentare rabberciata che tiene a galla l’esecutivo non ha alcuna corrispondenza nel voto popolare. Renzi può anche fare finta di niente e continuare a stare al suo posto in attesa della celebrazione del referendum ma, dalla Brexit alla prossima legge di stabilità, dalle pensioni al taglio dell’Irpef, ci aspettano eventi e decisioni da prendere molto importanti e non possiamo proprio permetterci un governo che galleggi in attesa del risultato referendario.

domenica, giugno 19, 2016

19/06/16 - CALCINATE - FESTA LEGA NORD





giovedì, giugno 16, 2016

L'APE UNO SPECCHIETTO PER LE ALLODOLE

di Giacomo Stucchi
Gli hanno dato un nome accattivante, Ape (cioè anticipo pensionistico), ma si tratta di un mutuo che serve a prendere la pensione. E’ questa la nuova frontiera sociale immaginata dal governo Renzi per quei lavoratori, nati tra 1951 e il 1953, che dal prossimo anno vorranno chiedere di andare in pensione fino a tre anni prima rispetto ai requisiti assurdi della legge Fornero. Lasciando perdere gli aspetti tecnici, come l’ammortamento di vent’anni, la copertura assicurativa e la detrazione fiscale sulla parte del capitale anticipato per alcuni soggetti più deboli e meritevoli di tutela, la sostanza è che invece di cambiare la sciagurata riforma pensionistica voluta dal governo dei tecnici, appoggiato dal Pd, Palazzo Chigi ha scelto di cambiare in peggio la vita delle persone. Così un lavoratore, magari dopo aver pagato un mutuo venticinquennale per l’acquisto della propria casa, per poter accedere all’assegno pensionistico dovrà indebitarsi di nuovo. Assegno che, secondo le analisi più accreditate, potrebbe subire una decurtazione di quasi un quarto per vent’anni. Insomma, il governo dà ai cittadini di una specifica fascia di età la possibilità di lasciare il lavoro prima, pagandone però di tasca propria i costi dell’anticipo. Ammesso però che l’annuncio del premier diventi un fatto concreto, considerata la tornata elettorale dei ballottaggi nelle grandi città potrebbe infatti trattarsi di un altro specchietto per le allodole del presidente del Consiglio. La sensazione è che il provvedimento sia pensato soprattutto per chi, esodato, disoccupato o in esubero, si trovi in qualche modo costretto ad accettare queste condizioni capestro. A una persona che, per sua fortuna, non si trovi in una delle situazioni sopra descritte, difficilmente, crediamo, verrebbe in mente di accettare una decurtazione così penalizzante solo per andare in pensione un pò prima. Meglio aspettare e godersi per intero il meritato assegno pensionistico. Ma se a rifiutare l’Ape fosse l’esodato o il lavoratore in esubero c’è da scommettere che queste persone per il governo Renzi non saranno più un problema del quale farsi carico.

16/06/16 - ZOGNO - FESTA LEGA NORD






martedì, giugno 14, 2016

NEL VOTO DELLE CITTA' UNO SPARTIACQUE POLITICO

di Giacomo Stucchi
Il 16 giugno è un giorno che milioni di contribuenti non possono certo dimenticare perché coincide con la scadenza unificata di parecchie tasse e contributi che costringono gli italiani a mettere mano al portafoglio. Un fatto che stride fortemente con il “No-Imu day” che il premier aveva annunciato di voler festeggiare per sottolineare l’abolizione della tassa sulla prima casa; e infatti i dirigenti del Pd hanno pensato bene di ripiegare su una più “sobria” giornata di tavolini e volantinaggio. Insomma c’è davvero poco di che festeggiare. Di certo un taglio alla tassazione sulle case è gradito ma non è sufficiente a lasciare nelle mani dei cittadini le risorse che servirebbero per migliorare la loro vita e magari rilanciare i consumi. Per una tassa tolta, infatti, ne rimangono molte altre, come l’Imu e la Tasi sulle case che non siano la prima, l’addizionale comunale e regionale, le ritenute sul lavoro autonomo e dipendente, l’Iva mensile, l’Ires, oltre alle tasse locali, come quella sui rifiuti, che in alcuni casi aumentano pure. Non c’è tregua per il popolo dei contribuenti, che di certo non crede alle parole del premier quando dice di aver abbassato le tasse. E poi ci si chiede come mai il Paese non cresce, ma come dovrebbe farlo con questo fiume di denaro che affluisce nella casse di uno Stato centralista e di un governo che sa solo aumentare spesa e debito? La verità è che con Renzi a Palazzo Chigi i soldi delle tasse affluiti nelle casse statali non si sono tradotti in un miglioramento dei conti pubblici. La pressione fiscale rimane insopportabile per famiglie e imprese che devono “combattere” con balzelli ed entrate a cui non ha fatto seguito alcun contenimento del debito. Questa è l’economia del Paese con Renzi al governo. Ecco perché il ballottaggio delle elezioni amministrative, ancorché importante per le realtà locali cittadine, può diventare uno spartiacque politico. Una sonora sconfitta dei candidati del Pd, infatti, non potrà essere relegata a un mero fatto locale ma acquisirà una valenza politica che i palazzi romani non potranno ignorare; e che costringeranno il premier e il governo a trarne le dovute conseguenze.


domenica, giugno 12, 2016

12/06/74 - TRESCORE B.RIO - FESTA LEGA NORD




giovedì, giugno 09, 2016

ADESSO RENZI HA PAURA DI PERDERE

di Giacomo Stucchi
Dopo più di due anni di chiacchiere, annunci e provvedimenti governativi per niente risolutivi, oltre alla riforma costituzionale fatta a colpi di maggioranza, derogando alla più elementare regola della democrazia secondo la quale tale materia va condivisa con tutte le forze politiche presenti in Parlamento, il premier non convince più nessuno; e sia che vada in televisione sia che presenzi all'assemblea annuale della Confcommercio lo scetticismo in chi lo ascolta è lo stesso. Tra le cose fatte Renzi cita il famigerato bonus di 80 euro, che però ha già chiesto indietro a una parte dei contribuenti che lo avevano avuto riconosciuto, e le presunte centinaia di migliaia di assunzioni con il Jobs Act, omettendo però di specificare che si tratta per lo più di trasformazioni di contratti già esistenti. E si guarda bene, peraltro, dal ricordare che le nuove assunzioni sono state per lo più possibili grazie al combinato disposto tra le nuove regole del mercato del lavoro e costosi incentivi e sgravi alle imprese, pesati al contribuente miliardi di euro. Ma dove il premier si arrampica davvero sugli specchi è sulla riforma costituzionale. Il presidente del Consiglio parla di riduzione dei costi della politica (fantasticando risparmi che non esistono) e di presunti vantaggi per le Regioni (che invece saranno fortemente penalizzate per tornare a una forte centralizzazione dello Stato) ma, non a caso, fa finta di ignorare completamente le legittime e ponderate critiche di molti autorevoli costituzionalisti che criticano la riforma Boschi definendola, a ragione, un pasticcio istituzionale che non porterà alcun vantaggio né all’efficienza del sistema legislativo né a quello istituzionale nel suo complesso. Ma i suoi argomenti convincono sempre meno l’opinione pubblica soprattutto a fronte delle vere emergenze del Paese, dall’immigrazione incontrollata alla crisi economica che non demorde, che il governo non ha saputo affrontare. Renzi, infine, prende le distanze dai ballottaggi nelle grandi città per l'elezione dei sindaci dicendo di non sapere ancora se farà comizi nelle piazze o se parteciperà a eventi elettorali; ma non si tratta di una mossa dettata dal galateo istituzionale ma soltanto dalla paura di perdere.

martedì, giugno 07, 2016

UN VOTO CONTRO LE ALCHIMIE DI PALAZZO

di Giacomo Stucchi
Palazzo Chigi può girare intorno quanto vuole nell’analisi del voto di domenica scorsa ma il dato saliente è che l'effetto Renzi nel Paese si è esaurito. Il Pd è in affanno e lo stesso segretario-presidente non ha più grande appeal nell'elettorato. Alcuni osservatori sostengono che il risultato del primo turno delle elezioni amministrative abbia consegnato un quadro politico frammentato e incerto, ma noi pensiamo che non sia così. In virtù anche della nostra esperienza fatta sui territori ad ascoltare, non solo nelle settimane che precedono il voto ma tutti i giorni dell'anno, possiamo invece dire che il quadro politico e più' semplice di quanto si possa immaginare e consiste nel fatto che i cittadini osservano e giudicano; a prescindere dalle direttive dei leader di governo. La gente, per fortuna, dà liberamente il proprio voto agli amministratori locali che dimostrano di saperci fare. Ma al di là dell’importanza locale la consultazione elettorale nelle città ha un significato politico? Assolutamente sì. Il premier, che forse fiutando l’aria che tirava ha sempre detto di non voler attribuire alcun significato politico a queste consultazioni amministrative, ha girato il Paese in lungo e in largo promettendo questo mondo e quell’altro; ma la gente non gli ha creduto. E’ stato così in molte città ed è questo il fatto positivo che contribuisce a fare chiarezza. Perché significa che un elettorato libero, che non si fa manovrare e che respinge gli inciuci che hanno determinato la maggioranza parlamentare in Senato in questa legislatura, ha detto no alle alchimie di Palazzo. Tutto questo è un buon segno ma rischia di rimanere vano se ai ballottaggi gli elettori non dovessero andare alle urne o, peggio, se dovessero farsi condizionare. Noi crediamo che non sia così e siamo certi che il messaggio dato dai cittadini al primo turno a questo governo abusivo e inconcludente, che si spaccia per innovatore mentre invece non ha fatto altro che occupare le poltrone, ai ballottaggi diventerà una spallata.

venerdì, giugno 03, 2016

03/06/16 - ALZANO LOMBARDO - CHIUSURA CAMPAGNA ELETTORALE



03/06/16 - PONTE SAN PIETRO - CHIUSURA CAMPAGNA ELETTORALE







03/06/16 - ALME' - CHIUSURA CAMPAGNA ELETTORALE




03/06/16 - PALAZZAGO - CHIUSURA CAPAGNA ELETTORALE


 

 

giovedì, giugno 02, 2016

02/06/16 - COVO - FESTA LEGA NORD




mercoledì, giugno 01, 2016

01/06/16 - INCONTRO SULLA SICUREZZA sala Biagetti di Porto Recanati