Giacomo Stucchi - Senatore Lega Nord Padania -

PENSIERI E IMMAGINI: vi presento il mio blog. Un modo per tenermi in contatto con gli elettori, con gli amici e con tutti coloro che, anche con opinioni diverse dalle mie, desiderano lasciare un loro commento. Grazie.

giovedì, ottobre 29, 2015

LE OCCASIONI PERDUTE DEL GOVERNO RENZI

di Giacomo Stucchi
Navigare con il vento in poppa, si sa, è facile ma attribuire all’azione del governo Renzi i meriti dei timidissimi segnali di ripresa della nostra economia è da mistificatori. Se gli investitori sono disposti ad acquistare Bot e Btp, a un tasso negativo, non è perchè all’improvviso hanno acquistato fiducia in chi guida il Paese ma perchè, molto più semplicemente e forse in modo meno evidente ai più, c’è un signore di nome Mario Draghi che, alla guida della Banca centrale europea, continua ormai da mesi ad acquistare titoli pubblici. Un’immissione di liquidità senza precedenti che ha rimesso in piedi i bilanci della banche, rilanciato i crediti al consumo e rivitalizzato la domanda. Tutto ciò spiega come mai la paura dello spread sia un lontano ricordo e i consumi crescano un pò; altro che bonus da ottanta euro! Altra condizione senza precedenti è il calo del prezzo del petrolio, che da solo determina un incentivo straordinario allo sviluppo. Dinanzi a questi eventi la domanda da porsi, quindi, è se il governo Renzi stia facendo il massimo per sfruttare una situazione da Bengodi. La risposta è no. In primis, a causa del ritardo con il quale Palazzo Chigi si è mosso rispetto ai suddetti eventi. Oggi il premier parla di abbassare le tasse ma per un anno e mezzo, ad eccezione del citato bonus, dall’effetto puramente elettorale, abbiamo solo sentito dirgli quanto fosse “strategico” modificare il Senato e la legge elettorale. Lo stesso Jobs act, altro cavallo di battaglia renziano, che ha occupato a lungo governo e Parlamento, sembra già aver esaurito i suoi effetti; e la disoccupazione, soprattutto giovanile, rimane ancora a livelli drammatici. Inoltre, basta leggere tra i numeri della legge di Stabilità, appena presentata al Parlamento, per capire quanto siano ingannevoli. Un governo che avesse davvero voluto sfruttare l’onda lunga di una congiuntura economica favorevole, che com’è ovvio non continuerà all’infinito, avrebbe innanzi tutto spinto il piede sull’acceleratore del taglio agli sprechi; che esistono e che sono ancora tanti. E invece no, si toglie la tassa sulla prima casa (anche se non a tutti) ma per far questo si rastrellano soldi ovunque, mettendo persino il canone Rai nella bolletta della luce, ma ci si guarda bene dal tagliare le unghia a quel mostro che continua a essere la spesa pubblica a livello centrale.

29/10/15 - SöcaFest‬ Sedrina/Palazzago




martedì, ottobre 27, 2015

QUANDO LE BUGIE ABBONDANO

di Giacomo Stucchi
Il premier continua il suo tour sudamericano ma intanto nel governo si litiga di brutto. Le critiche del sottosegretario Zanetti alla direttrice dell’Agenzia delle entrate Orlandi, al di là del merito, danno un’idea di quanta “unità d’intenti” ci sia nell’esecutivo su un fronte strategico qual è quello del fisco. E pensare che il premier in una tappa del suo viaggio all’estero, proprio nelle ore in cui è montata la polemica, si è pavoneggiato coi suoi interlocutori per i presunti risultati ottenuti dal governo nel contrastare chi non paga le tasse. In realtà la diversità di vedute nel governo sul ruolo dell’Agenzia delle entrate è molto grave; soprattutto alla vigilia, finalmente, dell’esame parlamentare della Legge di Stabilità. Con quale credibilità il governo Renzi può presentarsi in Parlamento, a discutere di stabilità economica e finanziaria, quando non ha un’idea chiara nemmeno sul ruolo che spetta all’organo che dovrebbe assicurare allo Stato la certezza delle sue entrate fiscali? Si tratta di una delle tante mancanze che preoccupano ma non sorprendono. Annunci e smentite, infatti, sono la costante di un governo che è tenuto in vita da una maggioranza perennemente divisa sulle cose da fare, ma fortemente coesa nel rimanere attaccata alle poltrone. Quanto sia inconcludente l’azione del governo è testimoniato del resto dallo stato in cui versa la nostra economia che, nonostante il vantaggio di una congiuntura favorevole che per fortuna continua a favorirci, avanza sempre nella misura dello zero virgola. L’unica cosa nella quale eccellono gli uomini di Palazzo Chigi è nel cambiare le carte in tavola, nel mistificare una realtà che è molto diversa da quella che viene raccontata dalla propaganda renziana. Sarà forse anche per questo che il ministro Padoan, nell’esortare gli imprenditori ad assumere subito personale in azienda, ha ricordato loro che gli incentivi economici non saranno né per sempre né nella stessa misura. Un pò come le bugie del governo.

domenica, ottobre 25, 2015

24/10/15 - CASTELLI CALEPIO - Inaugurazione ristrutturazione Castello dei Conti di Calepio presso la Fondazione Calepio.




25/10/15 - TERNO D'ISOLA - Premiazione della “Terremotata”




25/10/15 - SOTTO IL MONTE - FESTA LEGA NORD





sabato, ottobre 24, 2015

24/10/15 - ROMANO DI LOMBARDIA - Iniziativa per i 30 anni del ‎Parco del Serio‬.



giovedì, ottobre 22, 2015

"PER SEMPRE E PER TUTTI" L'ENNESIMA BUFALA

di Giacomo Stucchi
La Legge di Stabilità non ha fatto neppure in tempo a debuttare in Parlamento che è già stata modificata. Il dietrofront del premier sulla cancellazione dell’Imu e della Tasi sugli immobili di lusso, che in un primo momento era stata annunciata anche per questa tipologia di prime case, sulle quali invece si continuerà a pagare, è grave più per il metodo che non per il merito. Chi possiede immobili con categoria catastale A1, A8 e A9 ha sempre pagato ma il punto è che lo slogan del premier “via le tasse sulla prima casa per sempre e per tutti” si è rivelato l’ennesima bufala. Quell’annuncite, dalla quale il segretario-presidente non vuole proprio guarire, ancora una volta ha quindi creato un’inutile aspettativa; portando, peraltro, il contribuente a diffidare anche delle altre promesse. Penso, per esempio, a un’altra anticipazione che riguarderebbe i Comuni e le Regioni ai quali, sembra, sarà vietato di aumentare le tasse locali. Una misura, quest’ultima, che, abbinata al taglio delle tasse sugli immobili, potrebbe però mettere in seria difficoltà gli Enti Locali qualora il governo non dovesse poi rimborsare effettivamente il gettito fiscale equivalente. Insomma, siamo alle solite. Il governo promette questo e quell’altro ma poi bisogna verificare cosa accadrà realmente. Molte perplessità, del resto, esistono anche sulla clausola di salvaguardia. Sempre secondo indiscrezioni di stampa, visto che il Parlamento non conosce ancora il testo definitivo della manovra, sembrerebbe che l’intervento di sterilizzazione da 16,8 miliardi venga confermato solo per il 2016, mentre dal 2017 verrebbe innescata una nuova garanzia che provocherebbe un aumento dell’Iva di tre punti, cioè dal 10 al 13 per cento e dal 22 al 24 per cento. In soldoni, si tratterebbe di circa 33 miliardi da trovare nel prossimo biennio. Ma il condizionale è d’obbligo e si può stare certi che altre “sorprese” arriveranno.

martedì, ottobre 20, 2015

NEL PD COME I LADRI DI PISA

di Giacomo Stucchi
Ci risiamo, anche sulla Legge di Stabilità, come già successo in occasione del dibattito sulla riforma costituzionale, si ripete il solito stucchevole dibattito all’interno del Pd. La solita solfa, tra minoranza e maggioranza di quel partito, con la quale nella sinistra fanno come i ladri di Pisa, che litigavano di giorno ma la notte andavano insieme a rubare. Fingono, adesso, di accapigliarsi su alcune questioni, dall’innalzamento della soglia per l'utilizzo del contante all’eliminazione della Tasi e dell’Imu sulla prima casa, ma sono solo dei pretesti per far dimenticare che la stratosferica tassazione immobiliare, sulla prima come sulla seconda casa, è stata introdotta da Monti con l’avallo del Pd. Dopo la pioggia di miliardi che negli ultimi anni i proprietari di immobili hanno versato nelle casse dello Stato, eliminare Tasi e Imu sulla prima casa è davvero il minimo. Bisognerebbe, però, andare oltre. Cominciando, per esempio, a riordinare tutto il sistema di imposizione fiscale che lascia ancora in vita due tributi sulle seconde case. Che dire poi della spending review? Com’è possibile che, uno dietro l’altro, tutti i commissari straordinari per la revisione della spesa siano stati costretti alla resa da governi a guida Pd? Anche in questa Legge di Stabilità fallisce totalmente il tentativo di recuperare risorse sul fronte della razionalizzazione della spesa pubblica. Dei circa dieci miliardi di euro promessi in un primo momento il governo prevede infatti di recuperarne circa la metà, tagliando però soprattutto a Regioni e Comuni.Come mai? Il fatto è che con Renzi, ancor più che con gli altri governi di sinistra, imperversa un sistema centralista che toglie risorse e competenze alle periferie per convogliarle in quel “buco nero” che è la spesa pubblica a livello centrale. In tal senso fanno un pò ridere le dichiarazioni di quanti, nella sinistra e nel governo, durante il dibattito sulla riforma Costituzionale, discettavano di federalismo sostenendo che il nuovo Senato lo avrebbe finalmente favorito. Ma quale federalismo, nel nostro Paese non lo abbiamo mai conosciuto! Perché i governi centralisti e di sinistra non hanno mai permesso ai territori di amministrare le proprie risorse.

mercoledì, ottobre 14, 2015

LEGISLAZIONE A MEZZO STAMPA

di Giacomo Stucchi
Dopo avere tacitato le opposizioni sulla riforma costituzionale, impedendo loro di dare un contributo di proposte e di idee al ddl Boschi, ecco un’altra dimostrazione plastica di quale sia la considerazione che il Renzi-pensiero ha per il Parlamento. Ormai non c’è un intervento del premier, infatti, che non preveda almeno un’anticipazione ad effetto sulla prossima Legge di Stabilità. L’ultima novità, peraltro spudoratamente copiata, e male, dal programma di governo del centrodestra, è l’innalzamento del limite di mille euro per gli acquisti di beni e servizi con il contante. Al d là dei contenuti il punto è che la manovra, com’è ovvio, dovrebbe essere, in primis, materia del Parlamento; e invece continua ad essere oggetto di interviste giornalistiche al segretario-presidente. Inaugurando così un nuovo tipo di legislazione che potremmo definire a mezzo stampa. Il risultato, però, è che i numeri di quella che una volta si chiamava Finanziaria continuano a lievitare e nessuno, a cominciare dagli esperti dei ministeri economici, ha ben capito dove e come tirare fuori i soldi necessari a realizzare quanto promesso. Qualche sospetto, per la verità, c’è. Come quello, per esempio, che l’annunciato taglio delle tasse sulla prima casa, Imu e Tasi, che il premier ha promesso di restituire “paro paro” ai Comuni, possa essere in parte “scaricato” sui proprietari di seconde case. Ma, se così fosse, si tratterebbe del solito gioco delle tre carte. Peraltro a danno di contribuenti già tartassati anche a seguito della rivalutazione delle rendite catastali che, soprattutto nelle grandi città, hanno portato ad aumenti da record della pressione fiscale proprio sulle seconde case. Di certo, invece, c’è il rinvio della riforma Fornero, che tanti problemi ha creato e continua a creare a livello sociale; vedi il dramma degli esodati, ma anche quello di tutti quei lavoratori ai quali è stato negato il sacrosanto diritto di andare in pensione. Il governo avrebbe dovuto cambiarla già da tempo ma con l’ennesimo rinvio dimostra di saper accelerare quando si tratta di stravolgere la Costituzione, ma di frenare, invece, quando si tratta di difendere i diritti dei lavoratori.

sabato, ottobre 10, 2015

10/10/15 - SANT'OMOBONO TERME - Dibattito su immigrazione e sicurezza





 

venerdì, ottobre 09, 2015

09/10/15 - Manifestazione a ‪FieraBergamo‬ su agricoltura e turismo‬



09/10/15 - CAMERATA CORNELLO - FESTA DELLA MONTAGNA OROBICA



giovedì, ottobre 08, 2015

LA RIFORMA DELLE POLTRONE

di Giacomo Stucchi
Quanto accaduto in questi ultimi giorni nel dibattito al Senato sulla riforma costituzionale è lo specchio di questa legislatura. Con il Pd, in primis, ma anche con Forza Italia, che porteranno in futuro il peso delle loro responsabilità per aver permesso un processo legislativo molto discutibile: sia sul piano dei contenuti, sia su quello delle procedure. Questo iter legislativo probabilmente, grazie alla forza dei numeri, porterà al varo di una riforma costituzionale ma in sfregio alle più elementari regole della democrazia parlamentare. La Costituzione non è un trofeo da conquistare ma la legge delle leggi per un intero Paese. Il governo la sta modificando profondamente portando avanti un muro contro muro con le opposizioni, che non sono state messe nelle condizioni di dare il loro contributo ma solo di “prendere o lasciare” quanto già deciso in altra sede. Il “parere contrario” del governo ai nostri emendamenti, e a quelli delle altre forze politiche, è stato infatti il comune denominatore di tutto il dibattito; e ha prevalso più la paura dell’esecutivo di andare sotto che non la volontà di approvare un testo quanto più condiviso. Dei contenuti della riforma, dalle funzione del nuovo Senato alle modalità di elezione, ci soffermeremo a lungo nei prossimi mesi anche in vista della campagna elettorale che ci aspetta per il referendum. Intanto, però, occorre sottolineare che se il nostro Paese avrà questa riforma arlecchino, frutto di una miriade di compromessi, raggiunti per lo più all’interno del Pd tra le diverse anime che lo compongono, sarà grazie al supporto che gli scissionisti di Verdini, ma anche i senatori di Forza Italia, hanno dato alla maggioranza. Senza il loro aiuto quest’orribile nuovo Senato, che non serve al Paese, non avrebbe mai visto la luce. Renzi, infatti, su questa riforma come su molti altri provvedimenti, non è mai riuscito a trovare una vera sintesi all’interno del suo stesso partito. La verità è che il ddl Boschi, più che sulla condivisone politica e istituzionale, è andato avanti grazie alla promessa delle poltrone istituzionali.


martedì, ottobre 06, 2015

LE SPREGIUDICATE MOSSE DI RENZI

di Giacomo Stucchi
Nonostante la buona volontà della Lega Nord a ritirare alcuni emendamenti al ddl Boschi, per agevolare il dialogo sulle riforme costituzionali, governo e maggioranza vanno avanti per la loro strada rifiutando ogni ragionevole proposta di confronto. Questa riforma è fatta male e le conseguenze che ne deriveranno sul nostro sistema parlamentare e legislativo, se mai dovesse entrare in vigore, saranno disastrose. Ormai è chiaro a tutti che la maggioranza, con l’appoggio degli scissionisti di Forza Italia guidati da Verdini, intende approvarsi da sola la riforma costituzionale a proprio uso e consumo. Difficile però immaginare che tale supporto sia un atto di volontariato e non invece un accordo politico vero e proprio con il presidente del Consiglio. Il fine giustifica i mezzi, ma a che prezzo? La stessa domanda sembra se la siano posti i parlamentari della minoranza dem che, proprio quando pensavano di aver raggiunto l’accordo con il premier e di essere determinanti per la sopravvivenza del suo governo, scoprono invece che non è più così. Un trattamento, quello riservato da Renzi all’opposizione del suo partito, che assomiglia molto a quel “stai sereno Enrico” che fu il preludio dell’ascesa a Palazzo Chigi. Ma l’aiuto di Verdini al Senato di certo non basta al premier per risalire la china. Dalle amministrative di primavera in poi, infatti, i sondaggi lo hanno sempre visto in discesa e ben lontano dalle percentuali delle elezioni europee dello scorso anno. Si spiegano così, perciò, gli ultimi annunci in tv sul taglio dell’Ires e sulla diminuzione del canone Rai. Ma i proclami del premier di solito hanno delle conseguenze non proprio favorevoli per tutti i cittadini. Come quella del bonus degli ottanta euro in busta paga a una platea di contribuenti, che ebbe come effetto il taglio alle risorse degli enti locali con l’inevitabile innalzamento da parte dei Comuni delle tasse locali. Sul canone Rai è ancora peggio. Perchè inserirne il pagamento nella bolletta della luce, sempre ammesso che ciò sia tecnicamente e giuridicamente possibile, secondo le prime proiezioni significherebbe raddoppiare le entrate della tv pubblica. Potrebbe spiegarsi così, allora, la fretta del premier nel rinnovare i vertici aziendali lo scorso agosto: altro che autonomia e pluralismi, con dirigenti da lui nominati e una pioggia di denaro pubblico a loro disposizione è facile immaginare le conseguenze.

venerdì, ottobre 02, 2015

02/10/15 - CASTELLI CALEPIO - FESTA LEGA NORD




giovedì, ottobre 01, 2015

LA POSTA IN GIOCO E' LA DEMOCRAZIA

di Giacomo Stucchi
L’approvazione da parte della maggioranza dell’emendamento Cociancich, dal nome del senatore del Pd che lo ha presentato, che come ha precisato il presidente del Senato Grasso preclude e rende inammissibili i successivi emendamenti all'articolo 1 del ddl Boschi, costituisce la rappresentazione plastica di come in questa fase del dibattito parlamentare e la democrazia sia quasi un optional. Al di là delle procedure regolamentari è importante però chiarire che il confronto al Senato sulla riforma costituzionale non è una battaglia tra conservatori, che vogliono lasciare tutto com’è e non cambiare nulla, e innovatori. Raccontare così l’oggetto del contendere, come fa il premier in ogni occasione, è fuorviante. Noi della Lega Nord, anche per la nostra storia politica e parlamentare, non ci battiamo certo per mantenere lo status quo; ma non possiamo renderci complici del Pd nel far passare in Parlamento le legge del più forte. La questione è molto più complessa e va considerata soprattutto alla luce della nuova elegge elettorale, l’Italicum, che una volta entrata in vigore consentirà a un unico partito, ancorché rappresenti solo una parte dell’elettorato, di avere una schiacciante maggioranza parlamentare. Il combinato disposto di questo sistema elettorale con la riforma del Senato, derubricato a camera di serie b, comporta che in un futuro non molto lontano un solo uomo al comando possa avere il controllo del Paese. Questa è la posta in gioco. Già adesso un unico partito, il Pd, sta occupando tutte le principali cariche dello Stato. La conseguenza di questa occupazione è sotto gli occhi di tutti. Le riforme costituzionali, infatti, che in un sistema democratico avrebbero richiesto un’autentica fase costituente, con tutte le forze politiche rappresentate in Parlamento coinvolte a pieno titolo e messe nelle condizioni di dare il loro contributo, sono invece diventate una contesa politica tutta interna al Pd.