Giacomo Stucchi - Senatore Lega Nord Padania -

PENSIERI E IMMAGINI: vi presento il mio blog. Un modo per tenermi in contatto con gli elettori, con gli amici e con tutti coloro che, anche con opinioni diverse dalle mie, desiderano lasciare un loro commento. Grazie.

giovedì, gennaio 29, 2015

IL PD PIGLIA TUTTO


di Giacomo Stucchi

Forse oggi, dopo l’ennesima sberla, Berlusconi avrà capito che il patto del Nazareno va avanti solo se si fa quello che dice Renzi. Forza Italia, salvo qualche eccezione, si è acconciata a votare delle pessime riforme, sia per quanto riguarda la nuova legge elettorale, fatta su misura per il Pd, sia per il sistema parlamentare, ridotto a poco più di uno strumento di ratifica nelle mani del premier. In nome di questo “sacrificio” è possibile che l’ex Cavaliere si aspettasse di poter dire la sua sulla scelta del prossimo inquilino del Quirinale. Ma così non sarà perchè il nome di Sergio Mattarella, ufficializzato da Renzi poco prima dell’inizio delle votazioni per l’elezione del nuovo presidente della Repubblica, non è certo tra quelli desiderati da Berlusconi. Gioca invece a favore di Renzi l’istinto di sopravvivenza del suo partito che, pur di evitare il bis del 2013, con le immaginabili disastrose conseguenze, potrebbe alla fine effettivamente convergere sul nome di Mattarella. Vedremo se le cose andranno davvero così perchè l’esperienza insegna che quando c’è di mezzo il Pd, con le sue dinamiche interne, nulla si può dare per scontato. Comunque vada resta il fatto che un partito dilaniato su tutto, che non riesce né a governare né a trovare delle soluzioni efficaci ai tanti problemi ancora sul tappeto (in primis quelli economici), dopo avare occupato tutti i maggiori incarichi istituzionali, si appresta a prendersi anche il Quirinale per i prossimi sette anni. Speriamo almeno che questa vicenda porti a più miti consigli, prima che sia troppo tardi e passino definitivamente alcune delle riforme poste in cantiere dal governo, coloro che sino ad oggi in Parlamento hanno fatto finta di non vedere e di non capire.

martedì, gennaio 27, 2015

QUIRINALE E RIFORME ALL'OMBRA DEL NAZARENO


di Giacomo Stucchi

La scheda bianca che i grandi elettori del Pd, e degli alleati di governo più o meno ufficiali, si appresterebbero a mettere nell’urna per le prime votazioni del nuovo presidente della Repubblica la dice lunga su quanta fiducia il premier nutra nelle forze politiche che, insieme, dovrebbero riformare il Paese. Queste, sulla carta, avrebbero i numeri per eleggere il nuovo presidente al primo scrutinio ma poiché non si fidano l’una dell’altra sanno già di dover ricorrere al quorum più basso per poter centrare l’elezione. Altro che svolta e cambio di verso, in questo Renzi non è molto diverso dai suoi predecessori della prima Repubblica; e forse anche peggio, perché sull’ex sindaco di Firenze aleggia sempre il fantasma della rivincita che una parte del Pd potrebbe prendersi dopo l’impallinamento di Prodi nel 2013 ad opera di 101 franchi tiratori. Ma più che alla partita per il Quirinale è a quanto sta accadendo in queste ore nelle aule parlamentari che bisognerebbe prestare la massima attenzione. Alla Camera e al Senato, infatti, la maggioranza guidata da Renzi sta perpetrando, con l’ausilio di chi gioca a fare l’opposizione, lo scempio della democrazia. Approvando una legge elettorale fatta apposta per soddisfare le esigenze del Pd, e delle sue tante anime e correnti, ma anche un sistema parlamentare che non risponde a nessun criterio di efficienza o di rappresentatività democratica, ma solo a quello di dare il meno “intralcio” possibile all’esecutivo. Entrambe le riforme servono al premier per consolidare il suo potere nel breve e nel lungo periodo, ma non serviranno né a cambiare in meglio il Paese né porteranno alcun vantaggio per i cittadini. A breve sapremo se il patto del Nazareno, a dispetto della fronda esistente sia nel Pd sia in Forza Italia, reggerà alla prova dell’elezione del nuovo presidente della Repubblica, o se sospetti e rancori avranno la meglio. Nell’una e nell’altra ipotesi i cittadini però non avranno alcun vantaggio perché un presidente super partes rimarrà nel limbo delle buone intenzioni.

giovedì, gennaio 22, 2015

NON SI GOVERNA UN PAESE CON LE SCHEDE BIANCHE


di Giacomo Stucchi

Avere esautorato il Senato dal dire la sua sulla riforma della legge elettorale, con il solito stratagemma di non permettere all’opposizione di discutere le proprie proposte, dà l’idea di cosa sia il Parlamento per il premier Renzi e la maggioranza a lui contigua. Dicono di voler fare le riforme costituzionali anche per superare in futuro il bicameralismo perfetto, ma in realtà già adesso agiscono come se le assemblee parlamentari non contassero nulla e anzi considerano la funzione propositiva del Senato un intralcio da superare a ogni costo. E’ davvero questo il Paese che vogliamo? E’ davvero questa l’idea di democrazia moderna che in nome di un presunto efficientismo legislativo abdica totalmente ai principi della rappresentatività? Io penso proprio di no. Noi della Lega Nord, che abbiamo sempre fatto del riformismo una ragione di vita, abbiamo sempre proceduto nel solco della democrazia e delle sue regole. Qui, invece, assistiamo a uno spudorato comportamento che ha come obiettivo il mero mantenimento delle posizioni di potere, a qualunque costo e a qualunque prezzo. Renzi gioca spregiudicatamente le sue carte, ma fare il premier non può e non deve significare prendersi gioco degli avversari politici. A Palazzo Chigi dicono che la maggioranza di governo non cambia e che il voto del Senato sull’Italicum non avrà conseguenze sui futuri assetti di governo e sull’elezione del nuovo Presidente della Repubblica, ma la realtà potrebbe essere diversa. Chissà che non si tratti dell’ennesima bufala del premier, da mettere nel suo già ricco elenco che va da “stai sereno Enrico” al “cambio di verso dell’Italia o dell’Ue”. Una serie ininterrotta di bugie che servono a coprire l’incapacità del premier-segretario, e del suo Pd, a governare il Paese. Un’incapacità che, non a caso, potrebbe portare nei prossimi giorni i grandi elettori del Pd a mettere nell’urna l’ennesima scheda bianca.

martedì, gennaio 20, 2015

UN BRUTTO GIORNO PER LA DEMOCRAZIA

di Giacomo Stucchi
Oggi non è un bel giorno per la democrazia. In primis perché è stato impedito al popolo di esprimersi liberamente sul referendum promosso dalla Lega Nord relativo alla riforma delle legge Fornero; e poi perché è davvero difficile credere, come tiene a precisare il ministro Boschi, che la scelta del Presidente della Repubblica sia “del tutto estranea alla questione della legge elettorale”. L’impressione, invece, è che in entrambi i casi la democrazia ne esca con le ossa rotte. A dodici mesi dalla nascita del patto del Nazareno, da quell’accordo cioè tra il premier Renzi e Berlusconi che avrebbe dovuto avviare una spedita e decisa stagione riformatrice, il Paese è impantanato nelle secche da una politica di governo inconcludente. Con l’aggravante, rispetto a un anno fa, che allo stallo sulle riforme oggi si aggiunge una situazione economica molto più grave (coi consumi fermi e la disoccupazione alle stelle) e lo scoglio, appunto, dell’elezione del nuovo presidente della Repubblica determinato dalle dimissione di Giorgio Napolitano. Uno scenario complicato che il Pd ha la responsabilità di avere reso, se possibile, ancora più difficile. Negli ultimi due anni infatti il partito che vanta una schiacciante maggioranza in Parlamento, nonostante il risibile vantaggio in termini di voti e in percentuale avuto alle Politiche del 2013, non ha mai smesso di celebrare il suo congresso. La minoranza dem ha così presentato il conto all’ex sindaco di Firenze abbandonando l’assemblea del gruppo al Senato: un modo per prendere le distanze dall’Italicum, certo, ma anche per sconfessare un governo che non ha mai digerito. Si va concretizzando, quindi, lo scenario da noi paventato negli ultimi mesi; e cioè un’azione di governo, coi suoi alleati più o meno ufficiali, che cincischia su premi, capilista, soglie di sbarramento e quant’altro, con l’unico intento di rimanere il più a lungo possibile nel palazzo.

giovedì, gennaio 08, 2015

UN GOVERNO POCO CREDIBILE

di Giacomo Stucchi
La richiesta del senatore del Pd Massimo Mucchetti, presidente della Commissione Industria di Palazzo Madama, al suo segretario di partito e presidente del Consiglio, di riferire in aula sul tetto del 3% per gli evasori, ovvero sulla norma definita "salva Berlusconi", inserita in un primo momento nel decreto fiscale e poi cancellata, dà l’idea di che aria tiri dalle parti della coalizione di governo. La legittima richiesta, ancorché bocciata dalla maggioranza nella riunione della capigruppo, testimonia però come le ondivaghe dichiarazioni del premier Renzi non abbiano convinto gli stessi parlamentari del Pd e molti altri vicini al governo stesso. Possiamo solo immaginare, quindi, che idea negativa si possano essere fatta della vicenda i cittadini. Per il Parlamento, che nei prossimi giorni è chiamato a esprimersi su molti e importanti provvedimenti, tutta la questione ha di certo il sapore della beffa. Il rischio concreto è che alla fine, come spesso accade con questo governo, la correttezza formale e sostanziale del processo decisionale e legislativo venga definitivamente compromessa, soprattutto sul tema della lotta agli evasori. Come può un governo che agisce in queste condizioni porsi seriamente ambiziosi programmi riformatori, anche di tipo costituzionale? E’ una domanda che tutti i cittadini dovrebbero porsi, tanto più alla vigilia di importanti snodi politici e istituzionali che verosimilmente potrebbero esserci nelle prossime settimane. Conclamato ormai il fallimento del governo Renzi sul piano economico, come dimostrano anche gli ultimi drammatici dati sull’aumento record della disoccupazione, la verità è che esiste il rischio concreto che anche il processo riformatore possa avere la medesima sorte.