Giacomo Stucchi - Senatore Lega Nord Padania -

PENSIERI E IMMAGINI: vi presento il mio blog. Un modo per tenermi in contatto con gli elettori, con gli amici e con tutti coloro che, anche con opinioni diverse dalle mie, desiderano lasciare un loro commento. Grazie.

giovedì, luglio 31, 2014

UNA RIFORMA FRUTTO DI UNA COERCIZIONE POLITICA

di Giacomo Stucchi

Se qualcuno aspettava di avere la conferma del fatto che il governo in carica si poggia su dei piedi di argilla adesso è servito. Quanto è accaduto oggi al Senato  nel dibattito sulle riforme costituzionali, con il governo messo ko su un emendamento della Lega Nord votato a scrutinio segreto, dimostra che se i parlamentari  sono messi nella condizione di poter votare liberamente, senza avere  alcuna pressione piscologica, allora  i numeri della maggioranza  si sbriciolano con estrema facilità e con essa, probabilmente, anche  la sicumera del premier.  Il punto è che questa strana coalizione, che va dai partiti di maggioranza a Forza Italia, che sta portando avanti queste riforme sbagliate, disarticolate e prive di un quadro d’insieme, non ha nulla da condividere se non le poltrone. Lo dimostra il fatto che solo la minaccia del ricorso anticipato alle urne, che impensierisce  i deputati di maggioranza molto più che una pessima riforma costituzionale, riesce a tenere in vita il governo. Al di là dei contenuti dell’emendamento sul  quale maggioranza e governo sono andati sotto,  il dato politico che si ricava anche dalla giornata di oggi è che l’obiettivo del premier è quello di andare avanti a tutti i costi; anche calpestando tutte le basilari regole che disciplinano un libero e democratico confronto parlamentare. Ma forzare i regolamenti delle Camere, per adattarli alle proprie convenienze e opportunità, significa rendere un pessimo servizio al Paese e ai cittadini, che non meritano di avere una Costituzione frutto di una coercizione politica. A questo punto sarebbe stato meglio cancellare del tutto il Senato, come   ha proposto il Carroccio e come invece non hanno voluto né la maggioranza né le forze politiche ad essa contigue, anziché mantenere questo simulacro di democrazia parlamentare. 
 

martedì, luglio 29, 2014

RIFORMATORI DA STRAPAZZO

di Giacomo Stucchi

La strada che il dibattito sulle riforme ha preso in Senato è tutta in salita e il responsabile di questa situazione è in primo luogo il governo. Le sue impuntature, il suo netto rifiuto di voler prendere in considerazione, almeno in parte,  la volontà dell’Aula di Palazzo Madama, che pure dovrebbe contare qualcosa se a essere in discussione è la sua radicale modifica,  hanno portato all’attuale confusione. Prima la lettera del presidente del Consiglio ai suoi senatori, i cui contenuti non passeranno certo alla storia, poi la proposta di mediazione del senatore del Pd Chiti, poi l’ulteriore chiusura della maggioranza, nonostante la sospensione di qualche ora della seduta per  fargli  cambiare atteggiamento;  e infine i giochetti procedurali di alcuni senatori del Pd per “spacchettare” gli emendamenti ed evitare il voto segreto,  sono tutti segnali di debolezza che la dicono lunga sulla capacità dell’esecutivo di fare sintesi e quindi di portare a termine delle riforme condivise. E questi dovrebbero essere gli artefici del processo riformatore costituzionale? Ma per favore! La  verità è che il premier  non si fida nemmeno della sua maggioranza e, in primis, dei senatori del suo stesso partito, e per questo fa di tutto per evitare il più possibile il voto segreto. La verità è che al premier non interessa nulla di porre in essere un serio processo riformatore, che dia al Paese un assetto costituzionale democratico ed efficiente, né si preoccupa per l’inconcludente muro contro muro in corso al Senato a seguito delle sue chiusure. Perché l’obiettivo del presidente del Consiglio è di arrivare comunque a una riforma costituzionale, da esibire all’opinione pubblica come trofeo. Ma, ammesso che ci riesca, sarà solo un altro  specchietto per le allodole, dopo quello del bonus degli 80 euro, utile solo a chi non vuole aprire gli occhi. 

giovedì, luglio 24, 2014

LE RIFORME SERVONO A RENZI PER CELARE I SUOI FALLIMENTI IN ECONOMIA

di Giacomo Stucchi

Secondo un’analisi della Coldiretti due italiani su tre hanno tagliato la spesa in qualità e quantità, con tre milioni di famiglie costrette a fare acquisti negli hard discount, in aumento del 48% rispetto all’inizio della crisi. Un dato sostanzialmente in linea con un altro, questa volta dell’Istat, che registra un peggioramento dell’indice di fiducia dei consumatori nel mese di luglio. Sono solo alcuni esempi dei tantissimi segnali di allarme di una situazione economica che non inverte la rotta e anzi si aggrava sempre più; e nonostante   gli 80 euro in busta paga che, secondo il premier, avrebbero dovuto far ripartire i consumi e con essi l’economia. Ciò detto, sarebbe stato meglio rimanere in Aula al Senato, anche a ferragosto, per trovare soluzioni condivise, piuttosto che rimanere impantanati sul nulla. La fretta con la quale il governo vuole chiudere la pratica riforme, sia del Senato sia del Titolo V, è pari solo alla mancanza di lungimiranza che porta Palazzo Chigi a non venire incontro a nessuna richiesta di modifica, degna di nota, del testo base. Nessuno disconosce la necessità e l’utilità delle riforme ma, allo stesso modo, non si può negare l’importanza, direi anche l’obbligo da parte del governo (considerata la materia costituzionale delle norme in discussione), di trovare la maggiore condivisione possibile all’interno e all'esterno dell’Aula. Purtroppo invece si è scelta la strada del muro contro muro, con il contingentamento dei tempi, e questo non servirà a fare una buona riforma.  La  Lega Nord non si tira certo indietro nel dibattito in corso,  non dando  per scontata nessuna votazione ma avanzando proposte serie e concrete. Abbiamo perciò la sensazione che il tema delle riforme stia perdendo il suo originario valore, per trasformarsi in un paravento dietro al quale il governo tenta di celare il fallimento della sua politica economica.

martedì, luglio 22, 2014

SULLE RIFORME NON SI DELUDANO I CITTADINI

di Giacomo Stucchi
I tomi che contengono le migliaia di emendamenti alla riforma del Senato e del Titolo V sono la rappresentazione plastica delle incertezze connesse al processo riformatore voluto da Renzi. Per questo fra tutte le componenti che possono esserci in un dibattito di questa portata, che mette mano a riforme che modificano l’assetto costituzionale e che si spera poi possano durare decenni per dare certezze ai cittadini, l’unica cosa ingiustificata è la fretta. Non bisogna sottovalutare quindi l'importanza dell'ascolto, anche di ciò che fuori da quest'Aula viene suggerito da persone che sono esperte e competenti. Bisogna ascoltare chi sul territorio è chiamato ad operare quotidianamente all'interno di istituzioni per capire e quindi decidere. Occorre trovare quelle soluzioni che abbiano la maggior condivisione possibile all'interno di quest'Aula e che possano poi diventare norma definitiva. Per non generare delusione nell'aspettativa dei cittadini, che in questo momento credono che qualcosa possa essere fatto per cambiare davvero le istituzioni e riempirle di contenuti condivisi. Siamo disponibili a discutere di riforme avendo però fissato dei paletti, in primis il riconoscimento del ruolo dei territori ma anche un Senato maggiormente rappresentativo degli stessi. Su questi temi ci confrontiamo, come su ogni emendamento o articolo della modifica costituzionale, ma non c'è alcun voto scontato. Sulle riforme dobbiamo fare delle scelte con calma, con tutto quel tempo che serve per poter essere certi di fare quelle giuste. Soprattutto poi pensando a quando sarà naturale non toccare più la seconda parte della Costituzione per decenni. Perché se è vero che esistono delle Costituzioni che sono state costantemente aggiornate, come quella francese, occorre anche evitare di mettere mano alla revisione delle Carte a ogni piè sospinto.

domenica, luglio 20, 2014

GRUMELLO DEL MONTE - 20/07/14 - FESTA LEGA NORD





PADOVA - 20/07/14 - CONGRESSO FEDERALE





giovedì, luglio 17, 2014

TANTO POTERE MA NESSUN RISULTATO PER IL GOVERNO RENZI

di Giacomo Stucchi

Possiamo dire senza paura di essere smentiti  che Renzi, a furia di aprire di continuo nuovi fronti sui quali intervenire, sta portando il Paese sull'orlo del precipizio? Se guardiamo ai fatti concreti, senza atteggiamenti di parte pro o contro il giovane premier, direi proprio che la risposta è sì. A sostenerlo non è solo la Lega Nord, che dell’azione politica dell’ex sindaco di Firenze ha diffidato (a ragione) sin dal primo momento, ma un pò tutti gli osservatori, a partire dai grandi quotidiani, che conti alla mano stanno cominciando a chiedersi se davvero la sua politica darà mai dei frutti concreti. I dubbi sono più che legittimi. Non solo perché il timing delle riforme previsto dal presidente del Consiglio è già saltato,  ma soprattutto perché ad essere latitante nella sua azione politica è sempre stato il metodo. Come rimarcato in un editoriale odierno, l’impeto, pur necessario in questa fase, al momento ha prodotto solo “antitesi, quasi mai sintesi”. E’ un pò la chiave di lettura di questi primi mesi di Renzi a  Palazzo Chigi: tanti annunci, molta esibizione di muscoli (soprattutto dopo il 40,8 % ottenuto alle elezioni europee) ma pochissima sostanza. Si dirà che il premier sconta anche un immobilismo pluriennale, oppure che lede interessi consolidati, che  non stanno certo a guardare ma cercano di esercitare un’azione di interdizione; di contro, però, nessun capo di governo, nemmeno Berlusconi all’apice della sua esperienza politica (sempre condizionata  dalle inchieste giudiziarie), ha mai avuto il potere e lo spazio di manovra politico e istituzionale  del quale, per una serie di ragioni, gode oggi Matteo Renzi. Eppure, nonostante questo, i risultati al momento sono una porta sbattuta in faccia in Europa, dei dati economici sempre più drammatici (sui quali  peraltro l’intervento di oggi alla Camera del ministro dell’Economia Padoan non ha dato alcuna rassicurazione degna di nota)  e un Parlamento impantanato in una confusa fase legislativa.

giovedì, luglio 10, 2014

LE PRIORITA' DI RENZI NON SONO QUELLE DEI CITTADINI

di Giacomo Stucchi

Se i cittadini potessero dettare l’agenda al governo, non abbiamo alcun dubbio che al primo punto delle cose da fare metterebbero le misure a favore del lavoro e gli incentivi per un serio rilancio dell’economia. Eppure il governo ha capovolto le priorità delle cose da fare, dettando al Parlamento una serrata attività legislativa quasi esclusivamente dedicata alle riforme istituzionali. Tutti gli altri provvedimenti, alcuni dei quali annunciati dal premier nelle scorse settimane con squilli di tromba e una precisa tabella di marcia, possono aspettare. Prima vengono le riforme istituzionali, poi altri decreti e soltanto dopo, forse, le misure per gli incentivi all’occupazione. La verità è che, a parte la riforma sul federalismo voluta dalla Lega Nord, sul processo riformatore in atto c’è molto da discutere. A cominciare dalla fretta imposta dal governo al Parlamento, che appare dettata soprattutto dalla necessità di rispettare gli impegni assunti da Renzi a Bruxelles; e dalla connessione che il premier fa tra l’approvazione del nuovo Senato e della riforma della legge elettorale, con la possibilità che i partner europei si convincano ad adottare una maggiore flessibilità nella gestione dei conti pubblici. Quanto verosimile sia questa connessione lo scopriremo molto presto, ma i primi segnali non sembrano andare nella direzione auspicata dal presidente del Consiglio. La raccomandazione formale dell’Ecofin, che ha chiesto all’Italia “sforzi aggiuntivi” di bilancio già quest’anno, e di assicurare l’equilibrio formale dei conti nel 2015, non è certo un segnale di apertura dell’Ue nei confronti del governo Renzi e della sua politica. La sensazione, perciò, è che Palazzo Chigi stia giocando una rischiosa partita sulla pelle dei cittadini. L’affermazione del ministro Padoan, secondo la quale “l’economia torna a crescere solo si se fanno le riforme strutturali”, è di certo condivisibile, ma a patto che si chiarisca quali riforme meritino la priorità assoluta. In tal senso, dubitiamo fortemente che quelle all’esame del Parlamento in questi giorni, seppur necessarie, serviranno a creare un solo posto di lavoro.


TREVIGLIO - 10/07/14 - FESTA LEGA NORD






mercoledì, luglio 09, 2014

ALTRO CHE RIVOLUZIONE, RENZI MIRA SOLO A TENERE LA POLTRONA

di Giacomo Stucchi

Ma davvero c’è qualcuno che pensa che approvata la riforma del Senato e varato l’Italicum i problemi del Paese svaniranno? Io penso proprio di no. La questione, a mio avviso, è più di forma che di sostanza. Il premier vuole a tutti i costi portare al più presto a Bruxelles lo scalpo di una delle due camere del nostro sistema parlamentare, per dimostrare così di essere in grado di fare le riforme. Renzi parla di “rivoluzione” per la riforma del Senato ma le cose non stanno proprio così. Nessuno nega la necessità di abbandonare il bicameralismo perfetto; e di certo non lo fa il Carroccio, che una riforma in tal senso l'aveva già proposta e votata anni fa. Ma la vera rivoluzione  sarebbe quella di approvare  subito una nuova e chiara  ripartizione delle competenze tra Stato e Regioni. E’ questo il vero nodo da sciogliere. Superare cioè l’attuale imbuto del Titolo V, che è stato  causa di una miriade di problemi e di ricorsi amministrativi. Il fronte al quale la Lega Nord sta lavorando, tra i tanti temi da affrontare, è anche questo. Se portassimo a casa, una volta per tutte, una seria e proficua riforma delle autonomie locali a quel punto, francamente, su come venga eletto il nuovo Senato non ci strapperemmo certo le vesti.   Intanto, però, mentre il presidente del Consiglio (che di mollare Palazzo Chigi non ha nessuna intenzione, sia che si continui con questa legislatura sia che se ne apra un’altra)  gioca con quanti più mazzi di carte è possibile, i problemi del Paese rimangono tutti sul tappeto e anzi si aggravano. A confermarlo sono ancora una volta i dati Istat, che fotografano una situazione di grave disagio per le famiglie. Tutto è diventato un lusso, persino acquistare un articolo sportivo, andare al cinema o al teatro, comprare un giornale o una rivista, un libro piuttosto che un giocattolo per i bambini. Per non parlare poi dell’acquisto di un'auto, o della sua semplice manutenzione. Insomma, la crisi morde ancora, come e più di prima, ma per il governo il nuovo Senato rimane l'obiettivo più importante! 

giovedì, luglio 03, 2014

LE CERTEZZE DEL GOVERNO SMENTITE DAI FATTI

di Giacomo Stucchi
Probabilmente il capogruppo del Ppe, il tedesco Manfred Weber, che durante il discorso di Renzi davanti al Parlamento europeo di Strasburgo gli ha replicato sostenendo che i “debiti non creano futuro, lo distruggono e di tempo per le riforme ne abbiamo già dato troppo”, non passerà alla storia ma di certo ha sollevato un polverone che va ben oltre il significato letterale delle sue parole. Se infatti c’erano già pochi dubbi, anche prima dell’intervento di Weber, adesso è pacifico che la Germania non ha nessuna intenzione di cedere di un millimetro sul fronte della cosiddetta flessibilità. Renzi potrà forse fare l’incantatore di serpenti in casa propria ma con la Merkel, che pur non ha mai lesinato al premier sorrisetti e cortesie, non c’è niente da fare. La cancelliera non molla sui temi del rigore e della stretta sui conti e al presidente del Consiglio, che in casa si era già venduto un programma di flessibilità con, in primis, lo scorporo dei cofinanziamenti dal calcolo del deficit ma anche con gli investimenti su scuola e infrastrutture fuori dal patto di stabilità, non rimane che prendere atto di una strada tutta in salita. Per la verità siamo sempre stati scettici sul fatto che il premier potesse convincere la Germania a interpretare con maggiore flessibilità il rigore sui conti pubblici; e per questo le dichiarazioni entusiastiche degli esponenti del Pd, dopo l’elezione di Martin Schulz alla presidenza del Parlamento europeo, ci sono sembrate fuori luogo. Adesso, però, è tutto chiaro. Le certezze che il governo sbandiera ai quattro venti da alcune settimane, ovvero un cambio di rotta di Bruxelles sulla linea del rigore ma anche una presunta ripresa dell’economia alimentata da una risalita dei consumi (puntualmente smentita dai dati ufficiali), non hanno alcun fondamento. Sono solo degli auspici che saremmo tutti lieti di constatare ma che, al momento, non hanno alcun riscontro nella realtà.

martedì, luglio 01, 2014

GOVERNO IMPANTANATO, SOLO GRAZIE ALLA LEGA NORD VANNO AVANTI LE RIFORME DEL SENATO E DEL TITOLO V

di Giacomo Stucchi

Le riforme del Senato e del Titolo V vanno avanti anche grazie al ruolo della Lega Nord, che sta lavorando per portare a casa un’assemblea legislativa effettivamente rappresentativa delle autonomie locali, ma anche una chiara e nuova definizione dei rapporti tra Stato e Regioni.  Su tutto il resto, dalla nuova legge elettorale  al perpetuarsi della crisi economica e sociale, il rischio che la situazione possa sfuggire di mano al governo è davvero dietro l’angolo in ogni momento. Nonostante gli 80 euro, e le promesse di mirabolanti provvedimenti governativi che avrebbero dovuto rivoltare il Paese come un calzino, la verità è che i consumi non decollano, le previsioni di crescita della nostra economia sono ben lontane dalle ottimistiche stime dell’esecutivo e le riforme restano comunque un cantiere a cielo aperto.  Forse è anche per questo che sulla giustizia il governo  ha preferito approvare delle linee guida anziché l’ennesimo decreto legge, che avrebbe finito per intasare completamente il già complicato timing parlamentare. Una scelta che, però,  la dice lunga sulla gravità della situazione.  Le  rassicurazioni del ministro Padoan, che ha scongiurato la necessità di una manovra correttiva entro la fine dell’anno,  assomigliano tanto all’ormai famigerato “stai sereno” di Renzi indirizzato al suo predecessore proprio nel momento in cui stava per sfilargli la poltrona. Il fatto è che se il Pil non cresce e la produzione ristagna va da sé che il dato si traduce in un inevitabile peggioramento dei conti pubblici. Adesso nel Pd plaudono all’elezione di Martin Schulz alla presidenza del Parlamento europeo perchè, dicono, questo contribuirà a raccogliere la richiesta del premier Renzi di introdurre maggiore flessibilità al patto di stabilità. Vedremo, al momento però i fatti dicono che i burocrati di Bruxelles non prevedono alcuna maggiore flessibilità e quindi i nostri conti pubblici continueranno a essere sorvegliati speciali.