UNA RIFORMA FRUTTO DI UNA COERCIZIONE POLITICA
Se qualcuno aspettava di avere la conferma del fatto che il governo in carica si poggia su dei piedi di argilla adesso è servito. Quanto è accaduto oggi al Senato nel dibattito sulle riforme costituzionali, con il governo messo ko su un emendamento della Lega Nord votato a scrutinio segreto, dimostra che se i parlamentari sono messi nella condizione di poter votare liberamente, senza avere alcuna pressione piscologica, allora i numeri della maggioranza si sbriciolano con estrema facilità e con essa, probabilmente, anche la sicumera del premier. Il punto è che questa strana coalizione, che va dai partiti di maggioranza a Forza Italia, che sta portando avanti queste riforme sbagliate, disarticolate e prive di un quadro d’insieme, non ha nulla da condividere se non le poltrone. Lo dimostra il fatto che solo la minaccia del ricorso anticipato alle urne, che impensierisce i deputati di maggioranza molto più che una pessima riforma costituzionale, riesce a tenere in vita il governo. Al di là dei contenuti dell’emendamento sul quale maggioranza e governo sono andati sotto, il dato politico che si ricava anche dalla giornata di oggi è che l’obiettivo del premier è quello di andare avanti a tutti i costi; anche calpestando tutte le basilari regole che disciplinano un libero e democratico confronto parlamentare. Ma forzare i regolamenti delle Camere, per adattarli alle proprie convenienze e opportunità, significa rendere un pessimo servizio al Paese e ai cittadini, che non meritano di avere una Costituzione frutto di una coercizione politica. A questo punto sarebbe stato meglio cancellare del tutto il Senato, come ha proposto il Carroccio e come invece non hanno voluto né la maggioranza né le forze politiche ad essa contigue, anziché mantenere questo simulacro di democrazia parlamentare.