Giacomo Stucchi - Senatore Lega Nord Padania -

PENSIERI E IMMAGINI: vi presento il mio blog. Un modo per tenermi in contatto con gli elettori, con gli amici e con tutti coloro che, anche con opinioni diverse dalle mie, desiderano lasciare un loro commento. Grazie.

giovedì, febbraio 27, 2014

IL GOVERNO DEL "FARE" E' GIA' NEI GUAI

di Giacomo Stucchi

Il presidente del Consiglio potrà pure   mandare tweet all’alba dal cortile di Palazzo Chigi ma  per il momento il suo    esecutivo, più che per il “fare”,   sembra caratterizzarsi   per   gli  annunci delle cose che "intenderebbe fare". Certo pare che al premier, anche se riuscisse il miracolo di realizzare alcuni punti del suo programma, rimarrà probabilmente appiccicata l’etichetta di usurpatore. Sarà forse per questo che Renzi ha cominciato subito ad andare in giro per il Paese, ben sapendo che deve recuperare quella parte di opinione pubblica che non ha certo gradito la sua ascesa nella stanza dei bottoni, senza passare dalle urne ma in virtù di un semplice, quanto spericolato, cambio di poltrona.   Ma le bugie, si sa, hanno le gambe corte e allora se il giovane premier   continua a fare annunci ad effetto, dalla riduzione del cuneo fiscale al pagamento totale dei debiti della pubblica amministrazione, che però non hanno le coperture finanziarie, le cose si mettono davvero male. Un problema che non si pone solo la Lega Nord, che non ha votato la fiducia al nuovo governo, ma anche i cittadini. Le spiegazioni che  Renzi   ha dato in tv a Ballarò, anziché in Parlamento, su dove intenda prendere i soldi per la sua “rivoluzione” non devono essere sembrate convincenti  persino all’ex segretario del suo partito Epifani, che infatti   in un'intervista al Corsera ha detto che   il problema delle coperture finanziarie potrebbe far fallire il governo. Ma c’è di più. Ammesso che l’ex sindaco riesca davvero a varare almeno alcuni dei provvedimenti annunciati, stornando diverse decine di miliardi di euro, c’è poi da giocare la partita sul fronte Ue, dove bisognerà convincere le autorità di Bruxelles che tali manovre non vanno ad incidere sul famigerato rapporto deficit/Pil.  Infine, c’è il fronte delle riforme. L’ordine del giorno della  prossima settimana dei lavori alla Camera dei Deputati prevede l’esame delle proposte in materia elettorale, un tema sul quale Berlusconi si aspetta che Renzi mantenga gli impegni presi, ma il segretario e premier sa che a riguardo nel Pd non c’è unità di intenti.  Insomma, la carne che il presidente del Consiglio ha messo sul fuoco è tanta, e tale, da lasciare perplessi un po’ tutti.

martedì, febbraio 25, 2014

RENZI, ALFANO E IL GIOCO DELLE TRE CARTE

di Giacomo Stucchi

Il presidente del Consiglio incaricato, che nel suo passaggio in Parlamento non ha certo suscitato grandi entusiasmi, gioca a fare il prestigiatore. Al Senato  quattro voti in meno rispetto alla fiducia accordata al governo Letta sono stati indicativi di un andazzo non proprio favorevole, mentre alla Camera le critiche sono venute persino da esponenti del suo partito che gli hanno rimproverato soprattutto le modalità con le quali ha defenestrato Letta prendendone il suo posto. Più che nella forma, però,  Renzi   è sembrato deficitario nella sostanza. Ciò che in questo momento gli manca è una chiara programmazione di cosa intenda fare davvero. La riduzione del cuneo fiscale e lo “sblocco totale”  dei debiti della Pubblica Amministrazione, che ha annunciato di voler attuare già nei prossimi mesi, sono infatti misure che incidono per più di cento miliardi di euro. Dove li trova questi soldi? I tagli alla spesa pubblica, ai quali sta lavorando il commissario straordinario alla spending review Cottarelli, non sembrerebbero avvicinarsi nemmeno di striscio ad una simile cifra, per di più  in un  margine di tempo così ristretto. Ecco perché il debutto di Renzi in Parlamento ci è sembrato più da imbonitore che da statista, ed è  ancora più grave il fatto che certa stampa compiacente continui a sostenere che inlui sono riposte le   speranze del Paese per uscire fuori dalla grave situazione di impasse nella quale i governi Monti e Letta, e non altri, lo hanno portato. Non si capisce poi di cosa si compiaccia l’alleato di governo Alfano. A noi pare che l’unico  motivo di “soddisfazione” che può trarre il Ncd dall’attuale situazione è  l’equivoco sul quale si sta giocando a proposito della legge elettorale. L’impressione infatti è che quando Renzi ha al suo fianco l’alleato Alfano si prodiga in solenni dichiarazioni  con le quali ribadisce che la riforma elettorale non è disgiunta dalle riforme istituzionali, che significa allungare di fatto la vita alla legislatura;  mentre  in altre occasioni, magari per compiacere altri interlocutori, dice che  il nuovo sistema di voto va approvato immediatamentea prescindere da tutto il resto. Insomma, l’impressione è che qui si stia giocando alle tre  carte e alla fine a farne le spese saranno ancora una volta le attese deluse di cittadini e imprese.

venerdì, febbraio 21, 2014

21/02/14 - BERGAMO - Exponiamoci - Convegno Cisl Lombardia - Expo 2015




giovedì, febbraio 20, 2014

CON RENZI A PALAZZO CHIGI TORNA IL CENTRALISMO

di Giacomo Stucchi

Il governo Renzi potrebbe avere il via libera proprio nei giorni in cui una maggioranza parlamentare, sorda alle richieste che vengono dai cittadini di una maggiore sicurezza, mette in libertà migliaia di delinquenti. L'approvazione di uno scandaloso e pericoloso provvedimento, che  "risolve" il problema dell’affollamento delle carceri non con la costruzione di nuovi istituti di pena ma mandando a piede liberi i detenuti, è l'ultimo atto di una maggioranza che purtroppo potrebbe succedere a se stessa.  Se questo è  il viatico del nuovo governo che sta per nascere non c’è da stare per niente “sereni”. Ma c’è dell’altro. Dalle consultazioni che la delegazione del Carroccio ha avuto con il presidente del Consiglio incaricato è apparso evidente che, da parte del nuovo esecutivo, non c’è alcuna intenzione di una ridefinizione dei vincoli europei che hanno strozzato la nostra economia ma, anzi, si va nel segno della continuità degli ultimi anni. Questo significa che il Nord, nella visione del premier, dovrà continuare a tirare la carretta. Inoltre,  le  strombazzate riforme istituzionali andrebbero nel senso di una stretta sulle autonomie territoriali, con un ritorno in piena regola di quel sistema centralista che tanti danni ha provocato in passato. Altro che rottamatore,  con Renzi a Palazzo Chigi avremo un premier centralizzatore e restauratore di un sistema amministrativo che pensavamo di avere, almeno in parte, abbandonato per sempre. Anche sulla scelta dei ministri più importanti, in primis quello dell’Economia, l’ex sindaco di Firenze, alla fine, pur di varare comunque il governo, potrebbe accettare  un nome di apparato. Forse un tecnico, comunque qualcuno che garantisca a Bruxelles che nulla cambierà nella politica di rigore economico imposto ai cittadini coi precedenti governi Monti e Letta. Tutto il contrario, insomma, di quello che necessita a famiglie e imprese. In questo quadro il governo non potrà certo avere la fiducia della Lega Nord che rimane quindi all'opposizione, dentro e fuori il Parlamento. La nostra azione politica continuerà ad essere un presidio di democrazia e di libertà in un contesto istituzionale sempre più ispirato ai centralismi, dell’Ue e di Roma, e sempre meno rispettoso delle autonomie territoriali.

martedì, febbraio 18, 2014

LO SPRINT DI RENZI SI INFRANGE DAVANTI AI RITI DELLA POLITICA ROMANA

di Giacomo Stucchi

Ad ostacolare il calendario di Matteo Renzi (a febbraio legge elettorale e riforme istituzionali, a marzo i provvedimenti per incentivare l’occupazione, ad aprile la nuova pubblica amministrazione e, dulcis in fundo, a maggio il nuovo fisco) non c’è di mezzo solo la logica, ed infatti il governo non sarà in carica prima della fine del mese, ma gli stessi suoi colleghi di partito. La minoranza del Pd, infatti, ha già posto dei paletti al premier incaricato, rivendicando la necessità di un "confronto sul programma di governo", manifestando qualche dubbio sull’opportunità di votare la fiducia o meno e, soprattutto, invitando a "non dare tutto per scontato". Insomma, tutti segnali che non promettono nulla di buono. Se si tratta di melina,magari allo scopo di ottenere più poltrone, o di altro, al momento non è dato sapere, ma di certo gli obiettivi che l’ex sindaco si è prefissato appaiono spropositati e condizionati da un vizio, al contempo di forma e di sostanza. Di forma, perché l’impressione che si ricava dai primi passi del presidente incaricato è che i contenuti, ma soprattutto i tempi direalizzazione del suo programma di governo, siano buttati lì più per “scioccare” l’opinione pubblica, e convincerla che con lui a Palazzo Chigi sarà tutto diverso, che non per realizzarli davvero. Di sostanza, perché per fare le cose che Renzi ha annunciato di voler fare occorrono risorse e per trovare queste, nelle pieghe di un bilancio dello Stato asfittico, occorrono scelte condivise da una maggioranza di governo, che è cosa diversa da quella numerica. Un conto sono i numeri che il nuovo governo potrà anche ottenere in Parlamento per la fiducia, ma altra cosa è invece la condivisione di un programma da portare avanti. Tanto più che la presenza del Ncd di Alfano al governo, toglie allo stesso una sua connotazione politica. La sensazione comunque è che lo sprint iniziale, che avrebbe dovuto portare ad avere subito un nuovo esecutivo, si sia già infranto davanti ai riti della politica romana, da sempre piùattenta ai nomi delle persone che andranno ad occupare le poltrone ministeriali che non alle cose da fare. Un destino al quale nemmeno il giovane segretario del Pd sembra sfuggire.

sabato, febbraio 15, 2014

BERGAMO - PRESIDIO A DIFESA DELLA LEGALITA' FUORI DALLA PREFETTURA




venerdì, febbraio 14, 2014

14/02/14 - PALAZZAGO - FESTA LEGA NORD





giovedì, febbraio 13, 2014

DALLA PARTE DELLA NOSTRA GENTE

di Giacomo Stucchi
L’azione politica della Lega Nord si articola sia a livello propositivo, che di attenzione. E' infatti opportuno ricordare che noi non siamo mai stati secondi a nessuno per quanto riguarda l’iniziativa legislativa, soprattutto sul fronte delle riforme istituzionali. Se il Carroccio avesse potuto agire indisturbato, il bicameralismo perfetto, gli obsoleti regolamenti parlamentari, i mille deputati, e quell'intollerabile centralismo, che questo Paese proprio non riesce a scrollarsi di dosso, sarebbero superati da un pezzo. Oggi però una nuova occasione riformatrice, questa volta di iniziativa popolare, si presenta con i 5 referendum che abbiamo depositato in Cassazione: Stop ai concorsi pubblici per gli stranieri, abrogazione della riforma Fornero, della legge Merlin, della legge Mancino e “chiusura” delle Prefetture. Una grande mobilitazione di popolo e di militanti vedrà i nostri banchetti ovunque, e non solo al Nord. L’obiettivo è rimediare al deficit legislativo e governativo cui, purtroppo, gli ultimi due anni e mezzo di governi tecnici e delle larghe intese hanno portato. L’iniziativa della Lega mira a portare al centro del dibattito politico, tra l’altro, misure a favore dell’occupazione, con la precedenza nei concorsi pubblici ai cittadini italiani, ma anche il superamento dello Stato centralista. La Lega Nord ha inoltre sempre dimostrato molta attenzione, rispetto ai fatti accaduti e che continuano a susseguirsi nella politica romana, ma direi oggi, inevitabilmente. in casa Pd. E’ chiaro che non esiste un punto di contatto tra noi e certa politica di sinistra, a cominciare dalla cittadinanza agli stranieri, ma è pur vero che siamo una forza rappresentativa di milioni di elettori che vivono su un territorio. Riteniamo, quindi, doveroso confrontarci con le forze politiche in parlamento. Certo le ultime esperienze della sinistra al governo non lasciano ben sperare e se le ricette saranno sempre le stesse, ovvero tasse e centralismo, c’è poco di cui discutere. Noi dobbiamo pensare a tutelare gli interessi della nostra gente, del territorio, delle nostre imprese e famiglie.


mercoledì, febbraio 12, 2014

TRA PRESUNTI SCOOP E STAFFETTE DI GOVERNO I PROBLEMI VERI SONO ANCORA IN SECONDO PIANO

di Giacomo Stucchi
Il vero dramma degli ultimi fatti della politica romana è che tra presunti scoop giornalistici e annunciate staffette governative i veri problemi dei cittadini passano inesorabilmente in secondo piano. Basti pensare che dopo tutto il caos provocato nello scorso anno sul fronte della tassazione immobiliare a pochi mesi dalla nuova scadenza, di giugno 2014, il governo non ha ancora approvato i provvedimenti per la completa definizione della Tasi. Segno evidente che l’esperienza del 2013 non ha insegnato proprio nulla e, per i contribuenti, si prospetta un nuovo calvario. Del resto, è un fatto che dieci dei diciotto mesi previsti da Letta per realizzare il suo annunciato programma di interventi sono passati senza che un solo risultato sia stato raggiunto. Basta questo per dire che il governo ha fallito e non c’è una sola ragione per cui debba restare al suo posto. Sono troppo deboli e pretestuosi gli argomenti che vorrebbero ascrivere all’attuale Esecutivo i meriti di aver riportato lo spread sotto i 200 punti (le cui fluttuazioni, come è ormai ampiamente dimostrato, non dipendono dalla volontà di Palazzo Chigi), mentre sono da imputare senza alcun dubbio al governo le responsabilità per il drammatico aggravarsi della situazione sui fronti della disoccupazione e del crollo della produzione industriale. Se il governo avesse voluto salvare davvero le imprese in difficoltà, o aiutare le famiglie allo stremo, come primo atto avrebbe dovuto varare subito una poderosa riduzione della spesa pubblica, meglio se con l’adozione dei costi standard. Inoltre, avrebbe dovuto destinare maggiori risorse agli incentivi (quelli veri!) all’occupazione e varare quindi una progressiva riduzione della pressione fiscale, almeno per gli scaglioni di reddito più bassi. E invece abbiamo discusso per quasi un anno di primarie del Pd, di cambio al vertice della segreteria di quel partito, di Imu e, da ultimo, di legge elettorale. Adesso si è passati dal “cambio di passo” al probabile “cambio di premier” (dopo Bersani e Letta, il terzo indicato dal Pd in nemmeno un anno di legislatura!) ma speriamo non si tratti di un mero scambio di poltrone all'interno dello stesso partito. La verità è che sul Pd ricadono le gravissime responsabilità di aver sprecato preziosi mesi senza approvare un solo provvedimento davvero utile ai cittadini.

domenica, febbraio 09, 2014

09/02//14 - MARTINENGO - Presentazione del progetto Città della Salute - Fondazione Balicco



09/02/14 - Serata al Monte Pora. Gara di slalom e cena padana.





venerdì, febbraio 07, 2014

07/02/14 - BERGAMO - Incontro con i Sindacati Bergamaschi su problema occupazionale e crisi.




07/02/14 - SERIATE - Inaugurazione nuovo blocco medico Ospedale Bolognini


giovedì, febbraio 06, 2014

LA POLITICA "DOUBLE FACE" DI RENZI NON PUO' CONTINUARE

di Giacomo Stucchi

Se non fosse che parliamo di fatti serissimi si potrebbe dire che siamo davvero alle comiche! Un governo di larghe intese, nato per affrontare la grave crisi economica e guidato da un esponente Pd, non solo non risolve alcunché ma rischia di cadere proprio per mano del partito del premier. Insomma, siamo alle solite manfrine della politica romana che vorrebbe farci credere che il dibattito sulla legge elettorale, incardinato in tutta fretta in Parlamento, è frutto della volontà di creare un sistema più efficiente e più stabile. Qui di efficiente e stabile non c’è proprio nulla, anche perché la riforma del sistema di voto è legata a doppio filo con le sorti del governo e della Legislatura. Il segretario del Pd Renzi vorrebbe andare avanti con la sua politica “doubleface”, di lotta e di governo, ma si tratta di un atteggiamento machiavellico che, come dimostrano anche gli ultimi sondaggi, non premia. Alla favoletta che Letta procede a Palazzo Chigi, con l’ormai noto motto “cambio di passo”, mentre il sindaco di Firenze si cimenta con le riforme istituzionali, sembra non crederci più nessuno. In primis gli stessi elettori del Pd che probabilmente chiedono che Renzi si assuma appieno le sue responsabilità, oppure l’attuale governo è destinato a cadere molto presto. Un' ipotesi, quest’ultima, che aprirebbe molteplici scenari molto diversi fra loro: dalla nascita di un esecutivo Renzi, ad un Letta bis, con l’ingresso appunto dei renziani nella stanza dei bottoni. Comunque vada a farla da padrone sulla scena politica sono ancora una volta le ben note alchimie politiche da prima Repubblica. In tutto questo le gravi emergenze economiche, cui si aggiungono i gravi disastri naturali in molti territori del ord flagellati dal mal tempo, passano in secondo piano. Un nuovo mese è infatti iniziato e del famigerato contratto di coalizione per il 2014, che avrebbe dovuto rilanciare l’azione del governo, e con essa le sorti dell’economia, non c’è traccia e si parla quindi dell’ennesimo rinvio. Ma intanto passa il tempo e le uniche certezze sono quelle di un governo inconcludente, che pensa solo alla sua sopravvivenza e se ne infischia dei problemi dei cittadini.

martedì, febbraio 04, 2014

ANDARE DAGLI EMIRI CON IL CAPPELLO IN MANO NON BASTA

di Giacomo Stucchi
Il presidente del Consiglio Enrico Letta sta tentando di portare all'attenzione dell’opinione pubblica i presunti risultati raggiunti dal suo governo. In realtà, se davvero questi fossero stati conseguiti, soprattutto in materia di occupazione, riduzione della pressione fiscale, allentamento della disciplina di bilancio dettata da Bruxelles, ma anche maggiore sicurezza, i cittadini lo avrebbero capito da soli. Il fatto è che l’esecutivo in carica poco o nulla sta facendo per risolvere i veri problemi sul tappeto. Nell’azione di governo, peraltro sempre in secondo piano rispetto alle iniziative ad effetto del segretario del Pd Matteo Renzi, non c’è traccia di un solo provvedimento che vada incontro alle esigenze di famiglie e imprese. Anzi, sembra proprio che il governo ci provi gusto a mettere i bastoni tra le ruote a chi cerca di venire fuori dalle difficoltà: niente credito alle piccole e medie aziende ma un grande regalo alle banche con il provvedimento Imu-Bankitalia, approvato peraltro silenziando il Parlamento per non far scadere gli ennesimi provvedimenti beffa; strade delle città trasformate in far west, anche con assalti alle forze dell’ordine, e subito un provvedimento per svuotare le carceri e mettere in libertà delinquenti di ogni sorta; crolla il settore dell’edilizia, con la conseguente perdita di centinaia di migliaia di posti di lavoro, e si aumentano le tasse sulla casa. Insomma, non c’è un solo intervento del governo risolutivo dei mille problemi che assillano i cittadini. Inoltre, serve a poco andare con il cappello in mano negli Emirati Arabi per chiedere investimenti, quando poi i gruppi industriali annunciano di trasferire le sedi legali e fiscali all’estero, Confindustria lancia l’ennesimo grido di dolore affinché il governo faccia qualcosa per le imprese, l’Agenzia delle Entrate deve ammettere che il nostro fisco ci rende poco appetibili per gli investitori stranieri. Il problema, quindi, non è di comunicazione ma di un’azione di governo inadeguata e incapace a far uscire il Paese dalle secche nelle quali oltre due anni di larghe intese ci hanno condotto.