Giacomo Stucchi - Senatore Lega Nord Padania -

PENSIERI E IMMAGINI: vi presento il mio blog. Un modo per tenermi in contatto con gli elettori, con gli amici e con tutti coloro che, anche con opinioni diverse dalle mie, desiderano lasciare un loro commento. Grazie.

martedì, gennaio 28, 2014

LA DISASTROSA VOCAZIONE RIFORMATRICE DELLA SINISTRA


di Giacomo Stucchi

Se la riforma elettorale Renzi-Berlusconi andasse in porto senza modifiche il rischio concreto sarebbe quello di passare da una brutta legge elettorale ad un’altra peggiore. Ma anche pericolosa, perché tra l'altro permetterebbe al vincitore di avere un premio di maggioranza sproporzionato rispetto al corpo elettorale che rappresenta. Un sistema di voto che permetta l’ingresso in Parlamento di un’autentica rappresentanza dell’elettorato, oltre alla possibilità per i cittadini di scegliersi i propri parlamentari e di avere la ragionevole certezza di un governo stabile, che realizzi il programma scelto dalla maggioranza degli elettori, è tutt’altra cosa. Può quindi una legge elettorale soddisfare gli interessi di uno o due partiti, relegando gli altri a ruolo di comprimari della scena politica? In un sistema democratico la risposta è “no”, ma con l’avvento di Renzi alla segreteria del Pd l’impressione è che il partito, o parte di esso, possa cadere di nuovo negli errori del passato. La sinistra, infatti, già nel 2001, con l’approvazione in tutta fretta della riforma del Titolo V della Costituzione, che ha portato all’attuale contenzioso tra Stato centrale ed enti locali, ha dimostrato di non avere lungimiranza in tema di riforme. Una tendenza confermata anche nel 2006 quando boicottò, riuscendo ad affossarlo, il referendum confermativo sulla riforma istituzionale approvata dal centrodestra e fortemente voluto dalla Lega Nord. Con quella riforma la riduzione del numero dei parlamentare, le modifiche al bicameralismo perfetto, e molto altro ancora, sarebbero già in vigore. Insomma, i precedenti non sono a favore di Renzi e il rischio della recidiva, intesa come nuovo disastro politico-istituzionale, appare quanto mai concreto. Del resto non sono certo casuali le difficoltà che il sindaco di Firenze sta già incontrando, a partire da quelle esistenti nello stesso Pd. Dove in molti non hanno gradito l’uso delle cesoie da parte del neo segretario che ha imposto ai parlamentari del suo partito il ritiro di quasi tutti gli emendamenti al testo di riforma elettorale concordato con Berlusconi e depositato in Commissione alla Camera. Un prologo che di certo non lascia ben sperare per il passaggio in Aula alla Camera, dove può accadere davvero di tutto.

sabato, gennaio 25, 2014

25/01/14 - TREVIGLIO - CENA SEZIONE



giovedì, gennaio 23, 2014

CON IL SISTEMA RENZI-BERLUSCONI UN PARLAMENTO PER POCHI

di Giacomo Stucchi

Da forze politiche che, con la scusa del governo di emergenza, sono state in grado di approvare la più assurda  tassazione sulla casa che esista al mondo, c’è da aspettarsi di tutto. Ma una cosa è la vessazione, per quanto ingiusta e odiosa, cui sono stati soggetti i possessori di immobili, un’altra le gravi conseguenze che deriverebbero  al Paese se andasse in porto la riforma della legge elettorale targata Renzi-Berlusconi. Per quanto i sostenitori dei due leader si diano un gran da fare nel ribadire che qualsiasi modifica al testo di legge, depositato in Commissione Affari Istituzionale della Camera dei Deputati, non può che passare con il loro consenso (ma allora il Parlamento che ci sta a fare?). E' un fatto che la legge elettorale  non è, e non potrà mai essere, ad uso e consumo di Tizio o di Caio.  Si tratta, infatti, dell’insieme di regole con le quali un sistema istituzionale democratico mira a dare la più ampia rappresentanza parlamentare possibile ai cittadini che vivono su un territorio. Il progetto  alla base dell’accordo Renzi-Berlusconi va invece nella direzione opposta, mirando cioè a limitare l’ingresso in Parlamento a pochissime forze politiche. Le soglie di sbarramento (quella toppo bassa di coalizione e l’altra troppo alta per i singoli partiti),  e  l’aggravante della possibilità di uno spareggio tra i due  partiti più forti, per far sì che alla fine uno solo  (a prescindere dal numero dei voti che ottiene) conquisti il numero di seggi necessari a governare, sono tecnicismi che fanno a pugni con il concetto stesso di democrazia parlamentare. Tanto più se dovessero restare le liste bloccate. Con un siffatto sistema, al massimo si può determinare l’elezione del sindaco di un Comune di ventimila abitanti, ma non certo il governo centrale. Qui non si tratta di tutelare la Lega Nord, che non ha bisogno di aiuti da parte di nessuno, e che comunque farà sempre le sue battaglie per difendere  gli interessi del territorio che rappresenta, qui si vuole cancellare dalla rappresentanza parlamentare una fetta considerevole di cittadinanza.   

martedì, gennaio 21, 2014

PRONTI DA SEMPRE ALLE RIFORME

di Giacomo Stucchi

Esultano i renziani del Pd per avere dato, dicono, uno slancio al processor riformatore ma anche per essere riusciti ad allungare la vita alla Legislatura che, con tutta la carne messa al fuoco (nuova legge elettorale, riforma del Senato e del Titolo V), avrà di certo molti motivi per andare avanti. Sono tutte buone notizie per i cittadini? Sì e no, temiamo. L’accordo Renzi-Berlusconi, infatti, potrà forse aver stupito per la rapidità con il quale è stato raggiunto, soprattutto se si considerano gli anni persi in chiacchiere dalla solita politica romana, ma non può che lasciare molti dubbi sui temi della governabilità, della rappresentatività, e direi soprattutto della democraticità di un sistema elettorale che, al momento, sembra essere fatto apposta per far fuori dalla rappresentanza parlamentare i partiti minori e quelli fortemente radicati sul territorio. Un’eventualità che di certo la Lega Nord non teme. Anche per essere l’unica forza politica alla quale un minimo di memoria storica, oltre che di onestà intellettuale, dovrebbe riconoscere di essersi sempre battuta, con tutti gli strumenti legislativi a disposizione, per riformare le istituzioni, a cominciare dall’abolizione del bicameralismo perfetto e dalla riduzione del numero dei parlamentari. I fatti dimostrano però che abbiamo dovuto sempre scontrarci con il muro della conservazione, costituito soprattutto della sinistra. Se adesso le cose sono cambiate, con il Pd di Renzi che ha finalmente scoperto una vocazione riformatrice, ne siamo felici e non vediamo l’ora di dare il nostro contributo in Parlamento. Ma se tutto si riducesse ad una mera operazione di facciata, giusto per allungare la permanenza di Letta a Palazzo Chigi, o magari sostituirlo con una nuova maggioranza senza passare dal voto, e nel frattempo preparare le condizioni, compresa ovviamente la nuova legge elettorale, per favorire il futuro arrembaggio al governo dei partiti maggiori, non esiteremmo ad "alzare le barricate" dentro e fuori le aule parlamentari.

lunedì, gennaio 20, 2014

18/01/14 - BERGAMO - Manifestazione contro legge "svuotacarceri" e abolizione reato clandestinità



venerdì, gennaio 17, 2014

17/01/14 - INCONTRO CON GLI STUDENTI DEL CONVITTO BATTISTI DI LOVERE




giovedì, gennaio 16, 2014

TRISTE REVIVAL DA PRIMA REPUBBLICA

di Giacomo Stucchi

Stanno provando in tutti i modi a farci tornare indietro di molti anni: dal nuovo sistema di voto scaturito dalla sentenza della Consulta, che ripristina di fatto il proporzionale puro già bocciato dal  referendum popolare, ai maldestri trabocchetti parlamentari, che mirano a demolire le misure legislative approvate a suo tempo dal centrodestra a difesa della sicurezza dei cittadini.  Il tentativo della sinistra di abolire il reato di clandestinità,  per aprire le nostre città agli immigrati di ogni dove,  è  un passo indietro pericolosissimo per impedire il quale non abbiamo esitato ad alzare le barricate in Senato; ottenendo, intanto, di far spostare alla prossima settimana la prosecuzione dell'esame e del voto degli emendamenti al ddl sulle pene alternative al carcere, che contiene appunto anche l'abolizione del reato di clandestinità. Ma non  potevano mancare, in questo triste revival da prima repubblica, le accuse alla Lega Nord di razzismo, espresse anche in inverecondi editoriali scritti da  militanti di sinistra, camuffati da intellettuali. Una sequela di insulti alla gente del Nord, che vota Lega, alla nostra classe dirigente, alla nostra testata giornalistica, ma anche ai nostri militanti, non poteva mancare da parte di quei quotidiani, che si sono sempre esercitati nell’esegesi dei rituali e delle trame di palazzo della partitocrazia romana. Della  quale, francamente, pensavamo di esserci definitivamente liberati e che invece è tornata prepotentemente in auge. Troppo comodo dare addosso alle Lega per una rubrica sul giornale di partito, i cui contenuti non sono un segreto; troppo facile gridare sguaiatamente al pericolo di inesistenti rigurgiti razzisti, quando invece i veri problemi sono altri; troppo vecchio e stantio il misero tentativo, dei soliti giocolieri della politica  romana, di denunciare problemi inesistenti per distogliere l’attenzione dell’opinione pubblica da quelli reali, che aspettano ancora di essere risolti.  Il tempo passa ma certi  usi e costumi della peggiore politica centralista, che demonizza l'avversario, sono duri a morire.

martedì, gennaio 14, 2014

SENZA COSTI STANDARD LA GIOSTRA DELLA SPESA PUBBLICA NON SI FERMERA' MAI

di Giacomo Stucchi

Qualcuno vorrebbe far credere che i problemi più importanti dei cittadini sono legati all’eventualità di un “rimpasto” nel governo Letta o al patto di coalizione che dovrebbe tenere in piedi l’attuale maggioranza, almeno per un altro anno di legislatura. In realtà né l’una né l’altra sono le questioni principali con le quali famiglie e imprese devono fare i conti. La verità è che due anni di governi tecnici e di larghe (o piccole) intese stanno facendo precipitare tutti in una disastrosa situazione, tipica da prima Repubblica. Basti pensare ai dati forniti da Bankitalia che certificano come  il debito delle amministrazioni pubbliche sia aumentato a novembre di 18,7 miliardi, raggiungendo un nuovo massimo storico pari a oltre 2.104  miliardi. Un dato inequivocabile che certifica il totale fallimento delle politiche economiche degli ultimi governi, che hanno portato alle stelle la pressione fiscale senza però scalfire minimamente la spesa pubblica improduttiva.  Un dramma del nostro sistema che il governo in carica, neo centralista e quanto mai vessatore, non intende minimamente risolvere, preferendo perdersi nel più ‘allettante’ tema dell’avvicendamento alle poltrone ministeriali.  Non tranquillizzano per niente le precisazioni del Tesoro, secondo cui il  debito delle amministrazioni pubbliche a dicembre dovrebbe essersi "fortemente ridotto", perché anche se fosse vero il punto è che, in assenza di riforme strutturali, quale avrebbe potuto e dovuto essere l’adozione totale dei  costi standard nella pubblica amministrazione, la giostra della spesa pubblica non si fermerà mai. E con essa le politiche restrittive europee, che non permettono di rilanciare l’economia con politiche di sviluppo e con incentivi alla crescita.

giovedì, gennaio 09, 2014

IL GOVERNO GIOCA A SCARICABARILE MA RESTA SEMPRE NEL CAOS

di Giacomo Stucchi

I toni concilianti che hanno fatto seguito all’incontro tra il Governo e i vertici  dell’Anci, nel quale  sembrerebbe che i Comuni si siano detti favorevoli alla proposta di modifica del governo relativa all'aumento della Tasi, non devono trarre in inganno. Quindi, il Governo dovrebbe ora trovare con urgenza una soluzione affinchè tale aumento non si traduca in maggiore pressione fiscale,  ma è evidente che il governo Letta, sulla questione della casa, ma anche su molto altro ancora, giochi allo scaricabarile. Per i Comuni è chiaro che la proposta del Governo è sempre meglio che niente, ma resta il fatto che lo Stato centrale scarica sugli Enti Locali il ruolo di esattore, altro che federalismo. Questo governo, con i pasticci che combina su tutti i fronti a ritmo ormai quotidiano, non sarebbe nemmeno in grado di immaginarlo il federalismo, figuriamoci applicarlo. Come si fa a proporre l’aumento dell’aliquota Tasi-Imu e al contempo asserire che la pressione fiscale non aumenterà? La verità è che la confusione regna sovrana e che, dalla d.l. Enti Locali (c.d. Salva Roma) alla questione degli scatti di anzianità per i docenti, si è perso il numero di tutte le volte che il governo ha dovuto fare retromarcia, senza mai peraltro porre rimedio ai guai provocati. Che non mancheranno di certo anche nel prossimo futuro, mano a mano che le norme dei provvedimenti dispiegheranno i loro deleteri effetti. Tutto questo è sintomo di poca affidabilità, soprattutto per i cittadini che hanno perso ogni speranza di essere governati seriamente e sono costretti ad assistere a un disastro dietro l’altro. L’azione del governo si rivela poi particolarmente dannosa per il Nord dove, ultimo anello di un'interminabile catena, anche il rincaro delle tariffe  autostradali è molto penalizzante. Altro che spending review del commissario Cottarelli, qui siamo alle solite: si spreme la parte più produttiva del Paese per buttare risorse da qualche altra!

martedì, gennaio 07, 2014

SI DIMETTANO PURE, MA PER MANIFESTA INCAPACITA'

di Giacomo Stucchi

 Ai cittadini interessa poco se le dimissioni del viceministro dell’Economia Stefano Fassina siano da attribuire a contrasti con la politica del suo segretario,  Matteo Renzi, o piuttosto derivino da giochi di correnti interne al Pd.  Le famiglie in difficoltà, o le imprese con l’acqua alla gola, piuttosto si chiedono come mai  tra i membri del governo nessuno si dimetta per prendere le distanze dall’indecorosa politica dell’annuncio, e della presa in giro,  nella quale sembra essersi specializzato il ministro  dell’Economia e delle Finanze Saccomanni. Promettere che il 2014 sarà l’anno della ripresa, con conseguente alleggerimento della pressione fiscale, come ha fatto il ministro in un’intervista, non è solo una colossale bugia  ma è anche un’ulteriore conferma  dell’azione deleteria  di questo governo. Se sul piano della politica economica in generale non esiste infatti un preciso programma da seguire, e si naviga a vista, è sul fronte fiscale che il governo Letta riesce a dare il peggio di se, mettendo  i contribuenti nelle condizioni di non sapere mai cosa li aspetta.   Penso ai piccoli proprietari di immobili che, secondo gli ultimi dati, hanno dovuto reggere un prelievo fiscale che negli ultimi tre anni si è addirittura triplicato. 9, 20, 28: non sono numeri a  caso ma è l’incremento,  in  miliardi di euro, della pressione fiscale che, secondo l’associazione dei proprietari, lo Stato centrale ha esercitato, dal 2011 a oggi,  sui proprietari di immobili. Una vessazione che non ha precedenti in nessun Paese civile del mondo e che non ha giustificazioni: né di equità fiscale, né di bilancio. Una simile imposizione fiscale non può che accentuare un tracollo del settore dell’edilizia, che invece potrebbe essere motore trainante per  l’economia, ma anche un’inevitabile crollo del gettito fiscale per l’incapacità di molti cittadini a pagare altre gabelle allo Stato.

venerdì, gennaio 03, 2014

UN GOVERNO SEMPRE FERMO AL PALO

di Giacomo Stucchi

E’ incredibile ma mentre il Paese soffre per una crisi economica che sembra non finire  mai, anche per le incerte prospettive che comprimono i consumi di chi ha ancora uno stipendio fisso,  o per le speranze ridotte al lumicino di chi  ha perso il lavoro e non riesce più a trovarlo, l’attenzione del Pd di Renzi è rivolta anche agli immigrati e alle unioni civili!  Una contraddizione che, purtroppo, non è l’unica a caratterizzare la politica a livello centrale, che  si annuncia per i cittadini  più inconcludente di quella portata avanti da Palazzo Chigi nell’anno appena concluso. Archiviato infatti un 2013 del tutto negativo sul fronte dell’azione dell’esecutivo, sia sul piano del risanamento dei conti pubblici (con una spesa dello Stato del tutto fuori controllo), sia su quello degli aiuti alle imprese e alle famiglie (che per l’anno appena cominciato si trovano già a fare i conti con una raffica di aumenti e con nuovi balzelli), l’avvento di Renzi alla segreteria del Pd sembra non modificare  la prospettiva e l’efficacia del governo.  Mentre tutto tace sul fronte delle misure governative, da adottare per venire a capo della crisi economica, si registra una frenetica attività  relativa al solito balletto per il cambio di ambite poltrone ministeriali.  Non vogliono chiamarlo “rimpasto”, per non evocare metodi da Prima Repubblica, ma sempre di corse alle poltrone si tratta. Per il resto, solo molti slogan e poche idee concrete. Le stesse tre proposte per riformare  il sistema di voto appaiono più un tentativo del segretario del Pd di  smarcarsi  dalla scomoda alleanza con Letta e Alfano  che  non un concreto tentativo di mettere d’accordo le forze politiche. Insomma, le mosse del maggior partito della coalizione di governo, a guida Renzi, non sembrano costituire quella svolta tanto attesa dallo stesso elettorato del Pd. La sensazione è che, ancora una volta, il governo Letta rimanga fermo al palo in attesa degli eventi, incapace di risolvere i drammi della disoccupazione  e della stagnazione economica.