Giacomo Stucchi - Senatore Lega Nord Padania -

PENSIERI E IMMAGINI: vi presento il mio blog. Un modo per tenermi in contatto con gli elettori, con gli amici e con tutti coloro che, anche con opinioni diverse dalle mie, desiderano lasciare un loro commento. Grazie.

lunedì, maggio 31, 2010

LISBONA - 31/05/10 - CONSIGLIO D'EUROPA






















sabato, maggio 29, 2010

BERGAMO - 65° ASSEMBLEA GENERALE ASSOCIAZIONE ARTIGIANI







giovedì, maggio 27, 2010

MANOVRA E RIFORME, LA RICETTA PER SCONFIGGERE LA CRISI

di Giacomo Stucchi

Sarà il Parlamento a pronunciarsi sulle misure contenute nella manovra finanziaria annunciata dal Governo ma, prescindendo dai contenuti della stessa, il punto è che nessuno può oggi affermare che tagli agli sprechi e lotta all’evasione non siano una priorità assoluta. Solo l’oculata gestione dei conti pubblici del Governo in carica, che può contare su una stabilità e compattezza della maggioranza che ha pochi precedenti nella storia della Repubblica, e che a livello europeo ha contribuito ad impedire, appena qualche giorno fa, che una tempesta finanziaria senza precedenti si abbattesse sul Vecchio Continente, stanno permettendo al sistema di reggere l’urto della crisi e delle speculazioni finanziarie. Il problema non è italiano, come pretestuosamente vorrebbe far credere chi nelle opposizioni mira a trarre il massimo di vantaggio da questa situazione, ma di vasto respiro, al punto che sono tutte le economie europee e d’Oltreoceano ad esserne coinvolte. Sui conti pubblici italiani c’è però l’aggravante dei ritardi accumulati in decenni, durante i quali non si è saputo o potuto aggredire davvero il deficit, realizzando tra l’altro quelle riforme di sistema che avrebbero di certo contribuito ad arginare l’impennata della spesa pubblica. In queste condizioni l’attuale Governo, e il suo ministro dell’Economia, al quale va l’appoggio della Lega Nord, non potrebbero fare di più. Commette un errore madornale, quindi, chi oggi pensi di fare propaganda, dentro e fuori il Parlamento, lanciando inutili strali all’indirizzo di questo o di quel ministro, di questo o di quel partito. Una stretta alla spesa pubblica è necessaria e ineludibile, così come il recupero di quel gettito fiscale che attualmente rimane nascosto a seguito di quelle attività in nero che lo Stato, a livello centrale, ha ampiamente dimostrato di non sapere scovare. Solo il federalismo fiscale può allora costituire la soluzione al problema, non per aumentare le tasse, il cui peso nessuno sarebbe in grado di reggere, ma per avvicinarle al territorio e quindi razionalizzarle. Come hanno giustamente ribadito il premier Berlusconi e il ministro Tremonti, la manovra non aumenta le imposte ma taglia solo gli sprechi nei prossimi anni. Nel frattempo, però, lo stesso periodo dovrà essere messo a frutto per realizzare quelle riforme che permetteranno davvero una netta inversione di rotta rispetto al passato. La forza del nostro Paese sta, tra l’altro, nelle specificità territoriali, e nello straordinario lavoro che le piccole e medie imprese, sparse sul territorio, compiono ogni giorno. Il federalismo fiscale, con la gestione dei proventi fiscali a livello locale, permetterà loro di avere garantiti quei servizi e quel sostegno che meritano, per continuare a produrre e a tenere in vita la nostra economia.

martedì, maggio 25, 2010

TASSE E TERRITORIO, LEGAME INSCINDIBILE

di Giacomo Stucchi

In un momento particolare che vede il Governo impegnato su molti fronti, primo fra tutti quello del ferreo controllo dei conti pubblici, maggioranza e opposizione dovrebbero fare quadrato sui provvedimenti che servono a tutelare l’interesse collettivo. Limitarsi a stigmatizzare i contenuti della manovra, senza proporre soluzioni alternative, come invece stanno facendo Bersani e Di Pietro, al solo fine di intercettare nel breve periodo qualche consenso in più nei sondaggi d’opinione, è non solo pretestuoso ma anche inutile. Ci sono problemi infatti che con qualsiasi Governo, di destra o di sinistra, prima o poi devono essere affrontati e risolti. La verità è che l’Italia degli ultimi decenni ha sprecato enormi risorse economiche e oggi, in un epoca di vacche magre per tutti, ne paga le conseguenze. Fortuna che a gestire i flussi di entrata e di spese dei conti dello Stato c’è un ministro come Giulio Tremonti, nei confronti del quale la Lega Nord nutre piena fiducia, anche per essere già riuscito a scansare la tempesta finanziaria che invece ha colpito in pieno altri Paesi in Europa e Oltreoceano. Immaginate, solo per un minuto, in che guai saremmo stati oggi se ad occuparsi del Bilancio dello Stato fossero stati Prodi e Visco. Quando i due erano a Palazzo Chigi le uniche idee che hanno avuto, nell’intento velleitario di combattere l’evasione fiscale, stavano per portarci ad uno Stato di polizia tributario. Misure inadeguate per un problema reale. Nel 2009, secondo una stima prudenziale pubblicata da Il Sole 24ore, l’evasione è arrivata a quota 120 miliardi di euro. Ma c’è di più. Nell’ultimo saggio di Luca Ricolfi, dall’emblematico titolo “Il sacco del Nord”, viene stilata, tra l’altro, la graduatoria delle Regioni italiane (per l'anno fiscale 2006) in base alla loro rispettiva tendenza a evadere il fisco. L'elenco delle Regioni virtuose, ovvero di quelle meno dedite all'evasione, è guidato dalla Lombardia con un 12,5 per cento, e chiuso dall'incredibile 85,3 per cento della Calabria. Dalla ricerca di Ricolfi non si può certo trarre la conclusione che l’evasione fiscale vada di pari passi con la latitudine geografica, ma resta il fatto che, come spiega bene l’autore, alcune Regioni siano in qualche modo creditrici perchè versano 'troppo' allo Stato e altre siano debitrici perché versano 'troppo poco'. Un dato che la dice lunga su quanto sia necessaria e improcrastinabile una rapida approvazione in Parlamento del secondo decreto attuativo del Federalismo fiscale, ovvero quello che introdurrebbe l’autonomia impositiva degli enti locali. La riforma, che speriamo si possa varare già prima della pausa estiva, avrebbe il duplice vantaggio di legare il pagamento delle tasse al territorio, e quindi all’ente locale che deve erogare i servizi al cittadino, ma anche di garantire che tutti paghino effettivamente le tasse, con un controllo, sempre a livello locale, dell’evasione fiscale.

domenica, maggio 23, 2010

CALCINATE - 23/05/10 - FESTA LEGA NORD





























GRUMELLO DEL MONTE - 23/05/10 - CONVEGNO FAND "CI SIAMO ANCHE NOI"



































































sabato, maggio 22, 2010

PRESENTAZIONE DELLA FONDAZIONE "OSPEDALE AMICO"











giovedì, maggio 20, 2010

I VANTAGGI DEL FEDERALISMO DEMANIALE FANNO BRECCIA NELL'OPPOSIZIONE

di Giacomo Stucchi


Il voto favorevole dell’Italia dei Valori al federalismo demaniale ha forse stupito alcuni ma non di certo chi è sempre stato consapevole della portata rivoluzionaria del provvedimento stesso. La tendenza a guardare sempre ai possibili retroscena, anziché alla sostanza delle cose, a volte distorce la realtà. La convergenza di Di Pietro è il segnale che forse nell’opposizione si comincia finalmente a capire che il processo riformatore in atto, voluto fortemente dalla Lega Nord e posto in essere dal Governo, è irreversibile; ma anche che costituisce l’unica soluzione possibile ai problemi sul tappeto. Peccato che anche il Pd non abbia condiviso limitandosi ad un voto di astensione che, come giustamente è stato fatto notare, non è “né carne né pesce”. Non ci convince poi la spiegazione fornita dal vicesegretario del Pd, Enrico Letta, per il quale l'astensione del Partito Democratico sul federalismo demaniale è da intendersi come normale "procedura parlamentare”. “Normalmente - ha infatti spiegato Letta - la maggioranza vota a favore e le opposizioni contro, tranne i casi in cui la discussione porta miglioramenti dal punto di vista dell'opposizione, e si decide in base alla quantità dei miglioramenti se votare a favore o astenersi". Per quanto ci riguarda, invece, il Pd ha perso una buona occasione per rendere un buon servizio ai cittadini, che da Governo e Parlamento attendono segnali concreti. Al di là dei contenuti tecnici, e delle modalità con le quali il provvedimento sul federalismo demaniale produrrà i suoi effetti, la sostanza è che la riforma avrà infatti indiscutibili vantaggi. Tra questi un sicuro risparmio economico per le casse dello Stato che, soprattutto di questi tempi, non possono garantire il mantenimento dei beni demaniali; ma anche l’obbligo per gli amministratori locali di responsabilizzarsi, considerato che dovranno mettercela tutta per gestire al meglio il loro patrimonio e renderlo produttivo. Rispetto all’incapacità storica dello Stato di mettere a frutto i beni di cui sino ad oggi ha potuto disporre, e considerato l’attuale contesto economico, che rende obbligatorio razionalizzare le spese e far produrre reddito a chi sino ad oggi non ha prodotto nulla, non ci possono essere più dubbi sul perchè il federalismo demaniale sia l’unica soluzione possibile. Regioni ed enti locali, una volta incamerati i beni demaniali, possono riuscire là dove lo Stato centrale ha fallito. Sia perché sarà interesse della Regione (o degli altri enti proprietari dei beni) farli rendere a dovere, sia perché l’operato degli amministratori locali potrà essere facilmente controllato dai cittadini, che con il loro voto potranno decidere se premiare o meno un sindaco, o un presidente di Regione o di Provincia, per come ha gestito le risorse e utilizzato i beni sul territorio. Tutto questo metterà in moto un procedimento virtuoso che impedirà gli sprechi del passato di denaro pubblico.

mercoledì, maggio 19, 2010

ROMA - 19/05/10 - INCONTRO CONVIVIALE CON GRUPPO SEZIONE LEGA NORD DI BERGAMO











martedì, maggio 18, 2010

PER NON DIMENTICARE IL SACRIFICIO DEI NOSTRI SOLDATI

di Giacomo Stucchi


Il sacrifico del Sergente Massimiliano Ramadù e del Caporal Maggiore Luigi Pascazio non è stato vano, e si aggiunge a quello degli altri soldati italiani vittime di attentati nei pericolosi teatri di missione di pace all’estero. E’ questa la verità. Tutti dobbiamo stringerci alle famiglie dei soldati rimasti uccisi per difendere la sicurezza del nostro Paese e di quella parte del mondo che non vuole rassegnarsi all’idea di vivere nel terrore. Uguale solidarietà va inoltre ai feriti nell’attentato 1° Caporal Maggiore Gianfranco Scirè e il Caporale Cristina Buonacucina. Come ha detto in Parlamento il ministro della Difesa, Ignazio La Russa, “non c'è una strategia mirata contro gli italiani in Afghanistan” dal momento che, purtroppo, i morti continuano a contarsi ogni giorno, mettendo a repentaglio la sicurezza di tutto il contingente internazionale che lavora per la stabilizzazione di quel tormentato Paese. Certo, dinanzi alla tragedia della morte dei nostri soldati, la prima reazione potrebbe essere quella di dire molliamo tutto e andiamo via, sarebbe umano oltre che comprensibile. Ma poi si riflette alla genesi di tutto questo, l’origine dei fatti che hanno portato alla nostra presenza in quella regione, cosi come in Iraq e in altre zone calde del pianeta. La difesa della civiltà occidentale dall’attacco sferrato dal fanatismo islamico, che si traduce in morte e distruzione, è la ragione per la quale i nostri soldati si trovano laggiù. La storia insegna che il terrorismo non ha mai portato alla vittoria della causa, in nome della quale è stato utilizzato. E’ sempre stato così e continuerà ad esserlo anche in futuro. La classe politica di casa nostra, in specie le opposizioni, non possono però dividersi dinanzi al raggiungimento dell’obiettivo finale: ridare sicurezza al mondo civile e democratico. L’avvento alla Casa Bianca di Barack Obama era atteso dal mondo intero per capire, tra l’altro, quale strategia nella campagna militare in Afghanistan il nuovo presidente avrebbe portato avanti. La questione è troppo complessa per essere liquidata in poche righe, ma il punto fondamentale è che la politica del governo italiano, con la conferma della presenza dei nostri ragazzi in quella regione, è il frutto di una scelta condivisa con le maggiori democrazie del mondo, che hanno deciso di restare per pacificare un Paese che altrimenti sarebbe precipitato verso il baratro. Tutte le scelte, anche quella di difendere la pace e la democrazia nel mondo, hanno un prezzo da pagare. Con questa consapevolezza ogni giorno il nostro esercito scende per strada nelle città afghane per garantire la pace e la sicurezza. Sarebbe davvero incomprensibile il solo pensare che assolva il proprio dovere senza avere alle spalle la solidarietà dei cittadini e di tutta la classe politica, senza alcuna distinzione.

DALMINE - 18/05/10 - FESTA LEGA NORD






















lunedì, maggio 17, 2010

BERGAMO - 17/05/10 - INCONTRO CISL CGIL E UIL











MILANO - 17/05/10 - TRASMISSIONE TELEVISIVA "ICEBERG" SU TELELOMBARDIA











domenica, maggio 16, 2010

BERGAMO - 16/05/10 - MOSTRA MARIO PASCHETTA