Giacomo Stucchi - Senatore Lega Nord Padania -

PENSIERI E IMMAGINI: vi presento il mio blog. Un modo per tenermi in contatto con gli elettori, con gli amici e con tutti coloro che, anche con opinioni diverse dalle mie, desiderano lasciare un loro commento. Grazie.

mercoledì, dicembre 30, 2009

BERGAMO: CELEBRAZIONE EUCARISTICA NELLE ESEQUIE DI MONS. AMEDEI



























mercoledì, dicembre 23, 2009

SULLE RIFORME BASTA CON IL PASSO DEL GAMBERO

di Giacomo Stucchi

Il clima di collaborazione tra maggioranza e opposizione sul tema delle riforme, auspicato in questi giorni anche su alcuni organi di informazione, oltre che in Parlamento e in altre sedi istituzionali, non può che essere un fatto positivo. Soprattutto perchè, dopo i fallimenti anche del recente passato, si rinnova la fiducia che alla fine un percorso condiviso esista davvero. La Lega Nord, però, non ha certo dovuto aspettare che un pazzo scagliasse un oggetto contundente in faccia al premier, per lavorare affinché un reale cambiamento del sistema fosse finalmente possibile. Basti ricordare la riforma costituzionale del 2006 (poi, purtroppo, bocciata da un referendum popolare “inquinato” dalla propaganda di certa sinistra), il contributo dato alla formulazione della cosiddetta bozza Violante e, da ultimo, l’approvazione del federalismo fiscale. Insomma, di carne al fuoco il Carroccio ne ha messa davvero tanta negli ultimi tempi. Purtroppo, però, sia i soliti pregiudizi (davvero privi di fondamento) nei confronti della Lega “cattiva” e nordista, sia l’azione di sabotaggio di operatori dell’informazione, dediti più a sfasciare quanto di buono fa la politica che non a raccontarla, hanno fatto si che sul tema delle riforme ci fosse sempre il passo del gambero. Adesso occorre non ripetere gli stessi errori, considerato che l’aggressione a Berlusconi in Piazza Duomo a Milano è diventato, forse insperatamente, quel “quid” che mancava affinché tutti, nel centrodestra come nel centrosinistra (ad eccezione dei soliti guastatori alla Di Pietro), prendessero coscienza della necessità di abbandonare il tempo delle parole per cimentarsi in quello dei fatti. Le immagini in tv del presidente del Consiglio sanguinante sono state quasi il lavacro affinché la classe politica e l’opinione pubblica, e finalmente anche certa stampa, capissero che non era più possibile andare oltre sul piano della polemica e dello scontro politico. Certo, credere che dalle spine adesso tutto sia rose e fiori è illusorio, oltre che poco realistico, ma non saremmo degli attenti osservatori se non sottolineassimo come dal quel freddo pomeriggio milanese qualcosa è cambiato, e forse in meglio. Ovvio che a notare la metamorfosi non siamo solo noi, che peraltro abbiamo sempre auspicato delle riforme (se possibile) condivise, ma anche coloro che non solo non le vogliono ma soffiano ancora sul vento delle polemiche e della zuffa. In tal senso, a sinistra, le posizioni sono abbastanza chiare: alcune firme, in primis quella di Eugenio Scalfari, ma anche alcuni dirigenti del Pd che sarebbero tagliati fuori da una nuova stagione riformista, uno per tutti Walter Veltroni, non vogliono assolutamente che decolli il dialogo. Per loro va benissimo il clima di contrapposizione esistito sino ad oggi, perciò sta alle persone di buona volontà fare in modo che queste resistenze vengano sconfitte e che alla fine la ragione e l’interesse di tutti prevalga su tutte le altre considerazioni.


sabato, dicembre 19, 2009

SPIRANO: FESTA ALL'ATELIER





























TELGATE: CENA NATALIZIA DI SEZIONE























ALBINO: GAZEBO LEGA NORD
















BERGAMO: CERIMONIA DI CONSEGNA CIVICA DURANTE SEDUTA CONSILIARE



















giovedì, dicembre 17, 2009

A META' DEL GUADO

di Giacomo Stucchi

Sono molteplici le ragioni che dovrebbero portare maggioranza e opposizione a compiere le riforme nel più breve tempo possibile: una fra tutte la necessità di superare il guado istituzionale nel quale ci troviamo ormai da un quindicennio. Correva l’anno 1994, infatti, quando si andò a votare per la prima volta con il sistema elettorale maggioritario uninominale. Il nuovo sistema elettorale era misto, maggioritario e proporzionale. Il 75% dei seggi (475 per la Camera, 232 per il Senato) era assegnato tramite un sistema uninominale maggioritario a turno unico; il restante 25% dei seggi (155 per la Camera, 83 per il Senato) tramite un sistema proporzionale. Al di là dei meccanismi di elezione, per la verità non molto semplici, il punto era che bisognava cambiare la cosiddetta rappresentatività parlamentare introducendo un rapporto diretto tra l’elettorato e l’eletto. Nacque così l’idea del collegio elettorale, molto più ristretto rispetto alle precedenti circoscrizioni. Facciamo questo piccolo riepilogo storico per ricordare ai più “distratti” che le riforme, compresa quella del sistema elettorale, sono ormai al centro dell’attenzione da parecchio tempo. Da ultimo poi è stata inserita nella scheda elettorale l’indicazione di voto per la scelta del presidente del Consiglio. Si tratta, quindi, di un processo lungo e complesso che nel corso degli ultimi anni ha fatto si che dalla volontà dell’elettore dipendesse anche l’indicazione del futuro capo del Governo, con un ideale vincolo di mandato per l’intera legislatura. Tuttavia, come spesso accade nel nostro Paese, le riforme restano sempre a metà. Sicché un sistema elettorale che prevede l’indicazione chiara ed inequivocabile del presidente del Consiglio da parte dell’elettore, coesiste con la Costituzione formale attualmente in vigore che prevede, tra l’altro, che il “Presidente del Consiglio dei Ministri e i Ministri, prima di assumere le funzioni, prestano giuramento nelle mani del Presidente della Repubblica” e che “il Governo deve avere la fiducia delle due Camere”. Come appare evidente il risultato è che l’attuale sistema di voto, dovendo “convivere” con le norme contenute nella nostra Costituzione, costituisce un ibrido istituzionale del quale tutti sono consapevoli ma che tuttavia, soprattutto quando ci si sofferma (giustamente!) sulla necessità di superarlo, fa gridare allo scandalo i soliti falsi benpensanti per presunta lesa maestà costituzionale! Ecco perché se c’è una cosa che, come uomo del Carroccio e come parlamentare, auspico di cuore per il 2010 è che la maggioranza, possibilmente con l’opposizione, trovi davvero, nell’immediato futuro, i modi e i tempi per uscire da questa impasse. Perché è anche sulla base di questo “equivoco” istituzionale che potrebbero nascere “tentazioni” di ribaltoni parlamentari, stile prima repubblica, che farebbero fare al Paese un passo indietro almeno di vent’anni. Siamo però ottimisti per natura e quindi vogliamo credere che alla fine la logica, ma soprattutto il senso di responsabilità nei confronti dei cittadini, prevarrà sugli interessi particolari e sulle alchimie politiche.

lunedì, dicembre 14, 2009

SI RITORNI ALLA CIVILE CONVIVENZA

di Giacomo Stucchi

Tra la vile aggressione al premier e il grave clima di contrapposizione politica che c’è nel Paese esiste un filo conduttore che, con lo sforzo di tutti, deve essere reciso. E’ questa l’unica considerazione che ci sentiamo di fare dopo aver assistito attoniti in tv a quanto avvenuto in piazza Duomo a Milano, subito dopo il comizio del presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. La mano del pazzo che scaglia un oggetto contundente ferendo al volto il capo del governo, che solo per miracolo ha scansato il peggio, è di certo l’immagine del degrado nel quale siamo tutti impantanati e dal quale, soprattutto la classe politica, ha l’obbligo morale e civile di uscire rapidamente. Già da mesi sosteniamo dalle colonne de La Padania che questo clima di scontro tra le forze politiche, dentro e fuori il Parlamento, non giova a nessuno: né alla maggioranza, né all’opposizione, né ai cittadini. Ecco perché abbiamo sempre auspicato, e lo facciamo ancor di più oggi, che l’Aula parlamentare assurgesse prima o poi a luogo di sintesi tra le diverse componenti politiche che, sia pur nella distinzione delle diverse posizioni, si confrontano per trovare soluzioni ai problemi della gente. Siamo un grande Paese, sintesi di una molteplicità di culture, tradizioni, specificità territoriali che tutto il mondo ci invidia, non possiamo permettere ad alcuno di infangare o - peggio - mettere a rischio la stabilità della nostra democrazia. In questo momento tutti devono fare un passo indietro sul fronte delle contrapposizioni e uno in avanti su quello del dialogo. Sul piano prettamente politico ciò significa sforzarsi di trovare quelle soluzioni condivise che servono ad ammodernare il sistema, renderlo più competitivo sul piano internazionale ma soprattutto più efficiente per tutti i cittadini. Queste esigenze esulano dal fatto che a Palazzo Chigi ci sia Silvio Berlusconi. Chiunque avesse responsabilità di governo dovrebbe inevitabilmente confrontarsi con le suddette sfide. Ecco perché, dalla politica all’informazione, tutti devono adesso fare la loro parte nell’incessante tentativo di venire fuori da una situazione che non ha niente di compromesso, né sul piano sociale né su quello politico e istituzionale, ma che potrebbe precipitare se non si prendesse atto, una volta per tutte, del fatto che chi vince le elezioni ha il diritto di governare per il tempo stabilito, senza essere demonizzato, accusato, offeso e, da ultimo, anche aggredito. Chi non fosse d’accordo con questa elementare regola di civiltà e di democrazia deve essere isolato. Un conto è fare opposizione, civile e democratica, al governo, un altro è ingaggiare una guerra per abbattere il nemico. Coloro che negli ultimi mesi, ma direi anche nelle ultime ore, non solo non hanno fatto nulla per calmare gli animi ma per giunta hanno continuato a gettare benzina sul fuoco, devono essere posti ai margini. Potranno, se proprio ci tengono, continuare nelle loro provocazioni ma non dovranno riuscire nel loro tentativo di minare la stabilità delle istituzioni e la civile convivenza.

domenica, dicembre 13, 2009

PONTERANICA: PRANZO DI SEZIONE











S.OMOBONO TERME: INAUGURAZIONE PALAZZETTO DELLO SPORT



















sabato, dicembre 12, 2009

CINEATRO NUOVO DI TRESCORE BALNEARIO: CONCERTO LIRICO



















































CENA ASS. DONNE PADANE & ASS. DONNE LOMBARDE
















CELEBRAZIONE AL DUOMO DI BERGAMO: FESTA DI RINGRAZIAMENTO DEL VOLONTARIATO















mercoledì, dicembre 09, 2009

FINANZIARIA LIGHT PER UN OBIETTIVO AMBIZIOSO

di Giacomo Stucchi

Se c’è una cosa della quale francamente nessuno sente la necessità è il terrorismo psicologico che l’opposizione, fiancheggiata dai soliti mezzi d informazione di parte, cerca di fare ora che la Finanziaria è arrivata in Aula. In primo luogo perché non si tiene conto che la manovra “light”, come è stata definita (8,9 miliardi di euro), non può essere assolutamente considerata come risolutiva delle questioni attualmente sul tappeto, ma un passo in avanti in quella marcia di avvicinamento alla razionalizzazione della spesa pubblica e, quindi, alla diminuzione delle tasse, che il Governo ha posto in essere e che, nel giro di uno o due anni, deve portare al raggiungimento dell’obiettivo. Certo, si tratta di una meta ambiziosa, direi quasi rivoluzionaria, soprattutto se si considerano i precedenti esercizi finanziari dei governi di centrosinistra, caratterizzati tutti da veri e propri “assalti alla diligenza” (cioè alle esigue casse dello Stato), e la congiuntura internazionale non certo favorevole, ma è proprio per queste ragioni che il suddetto risultato non può essere raggiunto nell’arco di dodici mesi ma necessita di più tempo. In secondo luogo perché nell’attuale quadro economico, finanziario e sociale (che deve tener conto anche della mancata produzione delle aziende in crisi, e quindi del relativo minor gettito fiscale, ma anche della spesa per gli ammortizzatori sociali) essere riusciti a non aumentare le tasse è già un successo. Quelli del Pd lo sanno bene, ma fanno finta di scandalizzarsi gridando “al lupo al lupo” per il possibile utilizzo, veramente minimo, di una parte dei fondi Inps che in nessun modo, assicura il Governo, sarebbero mai a rischio. Se lo fossero, infatti, sarebbe come dire che ai dipendenti pubblici lo Stato non paga più gli stipendi, oppure che i Titoli del Tesoro sono carta straccia! Una roba, come è ovvio, che non sta né in cielo né in terra. Ecco perché chi, tra l’opposizione, specula sulla questione instillando nell’opinione pubblica il terrore della perdita del suo Tfr, mente sapendo di mentite ma, cosa ancor più grave, provoca un allarme sociale del quale poi si deve assumere la responsabilità. Né serve, d’altro canto, dire che la maggioranza non ha permesso alle opposizioni di fare le proprie proposte in Commissione, perché non è vero. Sia il presidente della Commissione Bilancio alla Camera, Giancarlo Giorgetti, sia lo stesso presidente Gianfranco Fini, ormai icona tanto cara al centrosinistra, hanno infatti detto chiaramente che i tempi e i modi del dibattito sono stati assolutamente rispettati e che l’opposizione, contrariamente a quanto va a dire nei dibattiti televisivi, ha avuto modo di dare il suo contributo, tanto è vero che è stata pubblicamente ringraziata per la collaborazione dal ministro Tremonti. I cittadini, quindi, devono sapere che ci sono tutti gli ingredienti per un rapido e proficuo dibattito in Aula sulla Finanziaria, senza barricate di alcuni tipo ma, soprattutto, senza le sceneggiate alla Di Pietro. L’ultima cosa della quale il Paese ha bisogno.

BERLINO - 09/12/09 - UNIONE DELL'EUROPA OCCIDENTALE
















sabato, dicembre 05, 2009

BUSTO ARSIZIO: VISITA SCALO MERCI