Giacomo Stucchi - Senatore Lega Nord Padania -

PENSIERI E IMMAGINI: vi presento il mio blog. Un modo per tenermi in contatto con gli elettori, con gli amici e con tutti coloro che, anche con opinioni diverse dalle mie, desiderano lasciare un loro commento. Grazie.

martedì, settembre 29, 2009

CON UN REGIME SANTORO NON SAREBBE ANDATO IN ONDA

di Giacomo Stucchi


Esiste davvero il rischio che l’articolo 21 della Costituzione cessi di essere un caposaldo della libertà di stampa per diventare solo un ammennicolo e che di conseguenza i giornalisti, e tutti gli operatori dell’informazione in generale, corrono il rischio di essere ridotti al silenzio? Più che un rischio a noi pare davvero una barzelletta! Instillare nell’opinione pubblica la preoccupazione che la libertà di stampa sia in pericolo è una baggianata, almeno quanto lo è sostenere che il nostro sistema di informazione sia avulso da preconcetti e, purtroppo, qualche volta anche da falsità. Senza voler andare troppo lontano nel tempo, e senza voler urtare la sensibilità di una categoria (quella dei giornalisti) fin troppo sensibile e permalosa, basta per esempio fare riferimento alle cronache quotidiane di alcune testate, dell’estate appena trascorsa, per rendersi conto di come esse siano state tutte incentrate sulla vita privata del premier e, in particolare, sulle sue presunte frequentazioni con varie escort (divenute, loro malgrado, le nuove muse ispiratrici di editorialisti e opinion makers). Lo stesso Santoro, al cui martirio in nome della pluralità dell’informazione non hanno mai creduto nemmeno i bambini, non è sfuggito alla tentazione, poi messa in pratica, di proporre Patrizia D’Addario in prima serata tv. Basterebbe questo a dimostrare come esiste, eccome, la piena libertà di fare informazione. Ma c’è di più. Se una testata giornalistica di un editore privato decide di cimentarsi in una campagna d’informazione particolare, sia che si tratti della vita privata del premier oppure di non far pagare la tassa sulla televisione, è libero di farla assumendosene, naturalmente, tutte le responsabilità. Dal nostro punto di vista certo sarebbe meglio concentrarsi su altri problemi, che potrebbero forse interessare maggiormente il pubblico, come quelli sociali o economici, ma siamo consapevoli che la democrazia è bella e merita di essere difesa proprio perché lascia la piena libertà di espressione a tutti. Ma quando il signor Santoro decide di mobilitare la redazione di Annozero, per fare una trasmissione che continui il tormentone dell’estate sul presidente del Consiglio, lo fa con il denaro pubblico e se ci fosse stata, come continua a sbraitare una sinistra a corto di idee, una censura, molto difficilmente questa avrebbe permesso a Santoro di andare in onda. Il punto è che la Rai non è né di Santoro né di nessun altro, e svolge un servizio pubblico in concessione da parte dello Stato. L’informazione, che dovrebbe essere il caposaldo di un servizio reso alla collettività, più di qualsiasi altra cosa deve limitarsi ai fatti. Si discute se privatizzare o meno la Rai, e ciò costituisce un altro fronte di discussione che per adesso non apriamo, ma sino a quando la televisione di Stato è chiamata a svolgere un servizio pubblico allora lo faccia, senza i piagnistei dei Santoro di turno, senza i vittimismi ai quali non crede più nessuno, senza polemiche pretestuose. Stiano tranquilli inoltre i giornalisti Rai perché sino a quando esiste un movimento come la Lega Nord, a presidio della democrazia, nessuno potrà mai imbavagliarli.

STRASBURGO: CONSIGLIO D'EUROPA











domenica, settembre 27, 2009

BRANZI: CONVEGNO, "MONTAGANA. IL CORAGGIO E L'ORGOGLIO DI MANTENERNE L'IDENTITA'"
















giovedì, settembre 24, 2009

LE SCRITTE DEMENZIALI NON FERMANO LA LEGA

di Giacomo Stucchi

Le scritte contro i respingimenti e il razzismo comparse sui muri della sede della Lega Nord a Milano, in via Bellerio (l'azione è stata peraltro ripresa in un video pubblicato su Youtube dagli stessi autori del gesto, che si firmano Corsari Milano) la dicono lunga su quanto stia dando fastidio a qualcuno l’azione politica del Carroccio. Le scritte "Lega la Lega", "No ai respingimenti", "Stop razzismo", in nero "Per una città multiculturale" e "Abba vive", come si vede nel suddetto video intitolato "Assalto alla Lega. Atto terzo", sono un sintomo di come le stiano tentando davvero tutte per cercare di impedirci di andare avanti. Ne parliamo non per dare importanza agli imbecilli autori degli atti vandalici, ma perché in primo luogo si tratta del terzo intervento di questo tipo fatto dal gruppo nei confronti della sede del partito; in secondo luogo per mettere in guardia militanti e simpatizzanti sul fatto che, a nostro avviso, si tratta di una vera e propria provocazione alla quale bisogna rispondere solo continuando a lavorare nell’esclusivo interesse dei cittadini. Certo le mura imbrattate con frasi ingiuriose danno molto fastidio, ma il nostro è un movimento fatto da persone determinate ma assolutamente pacifiche. Basta vedere del resto le foto pubblicate su alcuni blog (come per esempio quello del sottoscritto), che ritraggono tra l’altro momenti di aggregazione conviviale dei nostri militanti nelle varie feste del Carroccio, per capire come il Carroccio non abbia davvero niente a che vedere con il razzismo, la xenofobia e tutto quanto appartiene ad un repertorio che non ci riguarda, né ci interessa. Ma il punto è che quando un movimento come il nostro, che non risponde ad interessi di parte che non siano soltanto quelli dei cittadini che lo votano, comincia a consolidare un consenso elettorale che si esprime in percentuali molto significative ormai da tempo, e per giunta in zone tradizionalmente considerate come veri e propri bastioni della sinistra (vedi l’ex “Emilia rossa”), allora i nostri avversari non sanno più che pesci pigliare. Naturalmente noi non sappiamo chi ci sia dietro ai “Writers” che hanno preso di mira la sede della Lega Nord di Milano, imbrattandone i muri con le loro scritte demenziali, ma abbiamo la sensazione che non si tratti di episodi fine a se stessi. Nel commento alla pubblicazione del video sull’ultimo atto vandalico, si legge: "Corsari Milano tornano per la terza volta alla sede della Lega di via Bellerio a lasciare un segno contro le politiche razziste e xenofobe della Lega. Fuori dalla nostra città". Difficile pensare che un simile atto ripetuto per ben tre volte sia opera di qualche esaltato isolato e non, invece, un maldestro quanto inutile tentativo di screditare il nostro movimento. In ogni caso chiunque sia l’artefice di queste, chiamiamole così, “manifestazioni di libero pensiero”, e qualunque sia il suo scopo, sappia che la Lega Nord non solo non si fa intimidire da alcuno ma, anzi, se provocata trova sempre nuova linfa per la sua azione politica fuori e dentro il Parlamento. Lo dimostra il fatto, per esempio, che proprio a Milano, domani e sabato, si parlerà di immigrati e lavoro, sicurezza, integrazione, ma anche cooperazione con i Paesi d'origine, nel corso della seconda conferenza nazionale, alla quale sarà presente anche il ministro dell’Interno Maroni, dal titolo 'L'immigrazione in Italia tra identità e pluralismo culturale’, organizzata dal Ministero dell'Interno con l'ANCI (Associazione dei comuni italiani), in collaborazione con l'Universita' Cattolica del Sacro Cuore, che ospiterà la manifestazione. Si tratta, crediamo, di un segno evidente di quanto siano inutili tutti i tentativi di impedire alla Lega Nord di continuare a parlare alla gente.

martedì, settembre 22, 2009

FINANZIARIA, SI CAMBIA REGISTRO

di Giacomo Stucchi

Chi può negare, sia tra l’opposizione di centrosinistra che tra i mass media che la fiancheggiano, che l’attuale congiuntura economica e sociale mondiale sia da annoverare tra le più difficili degli ultimi decenni? Nessuna persona dotata di un minimo di buon senso può far finta di nulla di fronte alla duplice constatazione di una crisi economica planetaria tutt’oggi in atto, rispetto alla quale il nostro Paese (grazie anche alle misure del Governo) sta reagendo meglio di altre economie europee e non, ma anche del pesante fardello costituito dal debito pubblico che ci portiamo dietro per colpa della scelleratezza dei governi degli anni Ottanta e dei primissimi anni Novanta. C’è una legge che si chiama Finanziaria che in un poco più di un decennio, fra il 1980 e il 1992, è stata una sorta di moltiplicatore del debito pubblico. Il provvedimento cominciava il suo iter nelle Commissioni parlamentari e, via via che il dibattito andava avanti e si “consumavano” le varie fasi del processo legislativo, il testo iniziale diventata una sorta di mostro con molte teste, ognuna delle quali dava luogo a nuovo centri di spesa. Parliamo dei famigerati “assalti alla diligenza” che servivano per accontentare le brame fameliche ora di questo, ora di quel partito del cosiddetto arco costituzionale e che non facevano altro che alimentare sempre di più il debito pubblico sino a farlo tracimare ogni oltre misura. A questo dissesto hanno poi contribuito, direi in modo determinante, pure gli Enti territoriali. Sindaci e presidenti di regioni e province, una volta ottenute le prebende romane, “sfamavano” a loro volta i partiti e le correnti a livello locale, sperperando i fondi pubblici in una miriade di inutili rivoli che altro non erano che la linfa vitale per pochi signorotti. Oggi, per fortuna di tutti i cittadini, la Finanziaria presentata dal governo in carica non ha nulla a che vedere con quelle di un tempo e diviene finalmente un provvedimento di programmazione economica e finanziaria. Naturalmente nessuno si nasconde dietro a un dito e siamo tutti consapevoli del fatto che tale strumento è ormai desueto e inadatto alle esigenze di un Stato moderno ed efficiente. Tuttavia, è un dato di fatto che in soli 3 articoli la legge finanziaria prevede che “il deficit pubblico si attesti quest'anno al 5,3% e si riduca al 5% nel 2010, si tratta comunque del deficit "lordo", perché quello corretto per il ciclo, sarà del 3,3% quest'anno e del 2,8% nel 2010”. La Relazione Previsionale e Programmatica approvata dal Consiglio dei Ministri registra anche conti migliori per quanto riguarda il Pil. Il provvedimento del Governo prevede che quest'anno si chiuda con un dato negativo del 4,8% (contro il -5,2% previsto dal Dpef), mentre il prossimo l'economia è stimata in crescita dello 0,7% a fronte dello 0,5% del Dpef. Ma c’è di più e va oltre i meri dati economici presentati dal Governo. La rivoluzione politica e finanziaria in atto, che la sinistra fa finta di ignorare, è infatti possibile sia perché oggi in Parlamento esiste una maggioranza, della quale la Lega Nord è parte determinante, coesa e decisa a cambiare davvero le cose (basti pensare a tutte le riforme, dalla scuola alla pubblica amministrazione, già fatte o comunque in cantiere), sia perché, anche a livello territoriale, una nuova classe dirigente ha preso in mano le redini di molte amministrazioni. Mi riferisco, in modo particolare, al Nord dove, con le tante giunte rette da amministratori del Carroccio, i cittadini hanno potuto constatare come sia possibile gestire i bilanci degli enti locali con coscienza ed efficienza. Anche questo è un segno del grande cambiamento in corso.

BERGAMO - ASSEMBLEA ANNUALE CONFINDUSTRIA


venerdì, settembre 18, 2009

PALOSCO: FESTA LEGA NORD
















giovedì, settembre 17, 2009

AFGHANISTAN, UNA PACE DA CONQUISTARE

di Giacomo Stucchi

Abbiamo tutti visto in televisione le immagini della scena dell'attentato che ha colpito la capitale afghana, uccidendo decine di civili e sei militari del contingente italiano. Minuti terribili che però, visti in tv o su internet, siamo certi diano solo una vaga idea di che cosa si possa provare stando lì, alle porte dell’inferno, ad assolvere il proprio dovere rischiando costantemente la vita. Minuti drammatici che ricordano altre tragedie, dal crollo delle torri gemelle a New York alla strage di Nassirya, così come i tanti, troppi, attentati che negli ultimi anni hanno devastato le strade di Bagdad e Kabul, scandendo i ritmi di un tragico quanto inevitabile divenire quotidiano. Minuti pieni di lutto che hanno sconvolto la vita di tantissime famiglie e che hanno nello sciagurato vento dell’odio tra civiltà, che menti malate e prive di coscienza alimentano costantemente per aizzare gli uomini, gli uni contro gli altri, un unico filo conduttore. Non importa se una bomba esploda tra le strade di Kabul o in una grande città occidentale, la sostanza è che sono sempre gli innocenti a pagare le conseguenze della malvagità altrui. L’ennesima caduta sul campo afghano di soldati italiani, che operano con estrema professionalità (riconosciuta dal mondo intero) nell’ambito delle operazioni di pace, in un Paese martoriato dalla follia omicida di menti perverse, deve fare profondamente riflettere. In primo luogo, perché le nostre Forze Armate hanno già dato, in termini di sacrificio di vite umane, oltre ogni ragionevole misura; in secondo luogo, perché se è giusto e necessario che tutta la comunità internazionale continui a farsi carico del processo di democratizzazione di quella remota regione, lo è altrettanto il fatto che, forse, bisognerebbe cominciare a chiedersi se questi immani sforzi non stiano costando davvero troppo al mondo occidentale, in generale, e all’Italia in particolare. Troppo dolore e troppa sofferenza stanno caratterizzando la partecipazione dei nostri ragazzi in divisa a queste missioni di pace. Tutto ciò non significa un disimpegno totale ma certo una profonda riflessione, sugli scopi e le modalità prossime future della partecipazione italiana alla missione in Afghanistan, riteniamo debba essere fatta. Se così non fosse i primi a non capirne il motivo sarebbero tutti i cittadini, che già in queste ore si sono stretti in un abbraccio solidale con i familiari delle vittime. C’è, e bisogna una volta per tutte prenderne atto, una differente valutazione del valore e dell’importanza della vita tra chi, come i terroristi telebani, fanno del martirio lo scopo della propria esistenza e chi, invece, come i nostri ragazzi, pattugliano le strade di Kabul per portarvi la pace e la speranza. In questi giorni era stato salutato come un segnale positivo il ritorno in patria di Khaled Hosseini, lo scrittore afghano autore del best seller ‘Il cacciatore di aquiloni”, il romanzo simbolo attravesro il quale milioni di persone hanno potuto conoscere gli aspetti più reconditi del tragcio destino di un intero popolo. Ma adesso questa nuova tragedia ci riporta tutti nello sconforto e ci ricorda che laggiù la pace è ancora tutta da conquistare.


martedì, settembre 15, 2009

IL GRANDE CENTRO DI CASINI E' SOLO UNA CHIMERA

di Giacomo Stucchi

Che strano questo bipolarismo all’italiana che consiste nella dicotomia tra chi, come il Carroccio guidato da Umberto Bossi, è impegnato in una colossale opera di ricostruzione politica, sociale e istituzionale (dalla giustizia alla scuola, dal fisco alla sicurezza), considerato che non c’è un settore che non necessiti quanto meno di un ammodernamento, e chi invece, come l’Udc di Casini, non vuole il cambiamento, lo scansa con tutti i mezzi e porta avanti un disperato, quanto inutile, tentativo di ricostruire un Grande Centro che invece è ormai sepolto per sempre. Chi infatti, tra la stragrande maggioranza dei cittadini, può oggi rimpiangere riti e costumi, purtroppo tristemente noti, della Prima Repubblica? Chi può desiderare il ritorno di governi 'balneari' o 'ballerini', come quelli di qualche anno fa, che solo a parole dicevano di volere le riforme ma poi, nella realtà dei fatti, avevano il più gattopardesco approccio possibile rispetto a tutti i problemi sul tappeto? Di certo nessuno. Anche perché parliamo di una stagione politica che ha lasciato il segno negativo sul piano amministrativo e istituzionale, ma anche su quello economico, con l’accumulo di un enorme debito pubblico con il quale chissà quante generazioni dovranno ancora farci i conti. Denaro e risorse di tutti i cittadini che sono stati sperperati a causa del mal governo e della corruzione molto in voga ai tempi dei governi di coalizione, la più tristemente ‘famosa’ è stata quella del cosiddetto pentapartito. Logico quindi che un movimento come quello della Lega Nord, che ha nel suo codice genetico la rottura con il vecchio sistema politico, dia fastidio ai restauratori dell’antico regime. La verità è che mano a mano che il bisturi riformatore della Lega Nord al governo recide i legami del sistema politico e istituzionale con i sistemi del passato, mettendo nell’angolo, come ovvio, interessi forti da sempre abituati ad agire di soppiatto nelle stanze del potere, con la complicità di partiti politici né carne né pesce che avevano come unico obiettivo quello di rimanere nella stanza dei bottoni, il sistema reagisce per istinto di conservazione. E i partiti come l’Udc di Casini, magari con la complicità dei transfughi come Rutelli, che invocano la resurrezione di un grande movimento di Centro in puro stile democristiano, e che per ottenere questo sono disposti a tutto, anche ai più odiosi e non certo rimpianti trasformismi parlamentari, si prestano volentieri e senza pudore a uno sporco gioco che lede profondamente gli interessi dei cittadini. Quando l’ex presidente della Camera sfida la Lega Nord, sa di ingaggiare una battaglia già persa in partenza. La Lega, infatti, che sta tra le gente ogni giorno dell’anno, e (al contrario di altri movimenti politici) non solo nelle poche settimane che precedono una consultazione elettorale, non teme nessuno tipo di confronto: né quello parlamentare né, tanto meno, quello del voto popolare, che rappresenta per noi il miglior terreno possibile sul quale combattere le nostre battaglie. Che sono giuste perché sono giusti gli obiettivi che stanno alla loro base, ma che sono anche popolari perché largamente condivise dai cittadini coi quali ci confrontiamo quotidianamente.

MONS: COMMISSIONE DELL'UNIONE DELL'EUROPA OCCIDENTALE






















lunedì, settembre 14, 2009

PARIGI: CONSIGLIO D'EUROPA







domenica, settembre 13, 2009

VENEZIA: MANIFESTAZIONE LEGA NORD


























mercoledì, settembre 09, 2009

BOSSI E BERLUSCONI, I DUE RIVOLUZIONARI

di Giacomo Stucchi

Il Carroccio valore aggiunto per la coalizione

”I problemi ci sono. Ma li affronteremo e li supereremo come abbiamo fatto negli ultimi quindici anni con successo. Ci sono molte varianti, da un lato c'e' un eccesso di attenzione nei confronti della Lega e un difetto di attenzione nei confronti di Fini, dal punto di vista politico. E questo va sicuramente affrontato e sono convinto che Berlusconi lo affronterà e lo risolverà”. Sono parole di Italo Bocchino, vicepresidente dei deputati del Pdl ed esponente di Alleanza Nazionale, molto vicino al presidente della Camera, e le riportiamo non per dar vita a nuove polemiche ma, al contrario, per fare chiarezza. Non sappiamo esattamente a quali problemi faccia riferimento Bocchino ma è presumibile si tratti di questioni interne al Pdl, sulle quali non entriamo ma che, come osservatore e parlamentare, ritengo siano abbastanza normali in un grande partito, nato per giunta dalla fusione di due già preesistenti. Sono certo peraltro che, ove necessitino accorgimenti e messe a punto, tanto della macchina organizzativa del partito quanto dei ruoli e delle funzioni dei singoli, il Pdl è ben attrezzato per risolvere e affrontare gli eventuali problemi avendo al suo interno uomini e donne all’altezza della situazione. E’ vero, inoltre, come afferma Bocchino, che “Berlusconi e Fini sono gli unici politici italiani che dal 1994 ad oggi sono stati ininterrottamente alleati e che hanno costruito insieme tre diverse coalizioni”, ma lo è altrettanto il fatto che negli ultimi anni senza la Lega Nord questa alleanza non sarebbe andata da nessuna parta. Una “circostanza”, chiamiamola così, che il premier ha infatti ben presente. Al di là degli ottimi rapporti personali tra Berlusconi e Bossi è però impensabile che l’intesa politica tra i due resti ben salda solo per un “fatto personale”. C’è ben altro e consiste, probabilmente, in un’unicità di vedute dei due leader, ma anche in una visione “rivoluzionaria” della politica. Entrambi i due esponenti sanno perfettamente, e per questo si intendono nel migliore dei modi, che solo da una più che consolidata alleanza tra la Lega Nord e il Pdl può determinarsi un vero cambiamento. Inoltre nei rapporti tra le classi dirigenti dei due partiti non esistono, come è ovvio, problemi di competizione essendo ognuno “padrone in casa propria”. Insomma, Bocchino e gli altri esponenti del Pdl, non devono guardare ai rapporti con il Carroccio come a una concausa dei problemi che, ove esistessero, e ove fossero i medesimi ai quali ha fatto riferimento Gianfranco Fini, non possono che essere di natura interna al Pdl. L’alleanza con la Lega Nord, infatti, costituisce un valore aggiunto per tutta la coalizione che, già da prossimi giorni, si troverà impegnata su due fronti: quello parlamentare, con l’approvazione di importanti provvedimenti, e quello elettorale, con la definizione delle candidature alle regionali della prossima primavera. In entrambi i casi il ruolo della Lega è determinante e, in verità, sorprende un po’ che dalle parti del Pdl qualcuno faccia finta di dimenticarlo.

lunedì, settembre 07, 2009

CURNO - INAUGURAZIONE SEDE DEL CORPO FORESTALE
















sabato, settembre 05, 2009

ALMENNO SAN BARTOLOMEO: FESTA LEGA NORD
















COLOGNO AL SERIO: INAUGURAZIONE NUOVI IMPIANTI SPORTIVI







mercoledì, settembre 02, 2009

CHE C'ENTRA IL VERDE DELLA PADANIA CON GHEDDAFI?

di Giacomo Stucchi

Ci mancava solo la questione “cromatica”, sollevata su uno dei tanti quotidiani fiancheggiatori dell’opposizione (in questo caso il Riformista), ad arricchire il già vasto repertorio degli attacchi alla Lega, peraltro tutti privi di fondamento e concretezza. Con il titolo “Da Bossi a Gheddafi, tutti quelli che rifiutano il tricolore”, un articolo pubblicato in prima pagina fa “notare” come “il verde è il colore della Lega e della Padania ma anche della Jamahiriya libica dell’Islam. Né Bossi né Gheddafi, seppure per diversi motivi, amano il tricolore della bandiera italiana”. Punto. Un’analisi davvero “profonda”, forse frutto del troppo tempo passato dal corsivista Alessandro Campi, politologo di fiducia di Gianfranco Fini e direttore scientifico di "Fare futuro" (la fondazione legata al''ex leader di An) al solleone di qualche spiaggia ristoratrice. Un articolo che la dice lunga sul livello delle analisi politiche pubblicate su certi organi di informazione. l'articolo, poi, continua con una disamina del Trattato di amicizia tra Italia e Libia, sottoscritto un anno fa e del quale si è celebrato il primo anniversario, con un approfondimento sui contenuti e sui reciproci diritti e doveri dei contraenti ma anche, occorre ammetterlo, con un riconoscimento a Berlusconi per la bontà dell’iniziativa, “probabilmente tra le cose migliori che abbia fatto”. Bene, ma cosa c’entra tutto questo coi colori della Padania e della Jamahiriya? Si tratta di un accostamento del tutto fuori luogo, privo di un significato politico di qualsiasi tipo, ma anche fuorviante per i lettori più distratti. Che fa il paio, del resto, con la campagna di stampa, condotta dai soliti giornali “militanti” di sinistra, che nelle scorse settimane hanno cercato di mettere zizzania nella maggioranza di governo descrivendo una coalizione ai ferri corti sulla scuola, sui volontari per la sicurezza, sull’inno e su altro ancora. Insomma, si è dato corso ad una cronaca dei fatti che non ha nulla a che vedere con la realtà, ma che probabilmente rappresenta invece la speranza di un'opposizione sempre più in difficoltà nel risalire la china. In altre parole, là dove il Governo, e la maggioranza che lo sostiene, ottengono risultati concreti, tanto sul piano interno quanto su quello internazionale, corrisponde un'opposizione inesistente nell’iniziativa politica e molto preoccupata di perdere anche le ultime roccheforti alle prossime elezioni regionali. Logico, quindi, che si ricorra a tutto pur di screditare le forze che sostengono il Governo. Tra queste, in primo luogo, è la Lega ad essere presa di mira. Probabilmente perché il Carroccio, come tutti sanno, è un alleato affidabile ma anche un movimento concreto, senza fronzoli, che va dritto al cuore dei problemi senza stare a fare tanti giri di parole. Questo pragmatismo ha già dato dei risultati tangibili sul piano legislativo e li darà ancor di più mano a mano che gli effetti dei provvedimenti approvati, primo fra tutti quello sul federalismo fiscale, saranno evidenti a tutti i cittadini. Si spiega così, allora, la “particolare attenzione” che taluni media hanno nei nostri confronti, ma soprattutto e a maggior ragione dopo i più che lusinghieri risultati delle Europee, la preoccupazione di talune forze politiche.