Giacomo Stucchi - Senatore Lega Nord Padania -

PENSIERI E IMMAGINI: vi presento il mio blog. Un modo per tenermi in contatto con gli elettori, con gli amici e con tutti coloro che, anche con opinioni diverse dalle mie, desiderano lasciare un loro commento. Grazie.

giovedì, febbraio 26, 2009

MOSCA: CONSIGLIO D'EUROPA











mercoledì, febbraio 25, 2009

RONDE, LA GENTE E' FAVOREVOLE

di Giacomo Stucchi

Sono molti i sondaggi che registrano un gradimento della popolazione alle cosiddette ronde. Dopo gli innumerevoli fatti di cronaca, che ormai quasi non fanno più notizia, che purtroppo hanno registrato negli ultimi giorni un’inarrestabile innalzamento del livello di guardia, il governo ha deciso di accelerare i tempi per l’adozione delle contromisure. Nel decreto legge dello scorso 20 febbraio, tra gli altri provvedimenti, le ronde sono così diventate legge:poliziotti e carabinieri in pensione, ma anche semplici cittadini riuniti in associazione di volontari, pattuglieranno le città per segnalare alle forze dell’ordine situazioni di degrado, insicurezza o emergenza. Le ronde, “particolare” da sottolineare, non saranno armate e dovranno essere autorizzate da sindaci e prefetti. Secondo uno degli ultimi sondaggi d’opinione, ben il 52% degli italiani ha dichiarato la propria disponibilità a partecipare alle ronde. Si tratta di un dato che dà la misura di quanto il governo, sostenuto dall’apporto determinante della Lega Nord, sia in sintonia con le esigenze più avvertite dai cittadini. Allo stesso modo, il sondaggio conferma come sulla sicurezza, non esistendo alcuna questione “ideologica”, né nell’esecutivo né nella maggioranza che lo sostiene, l’approccio dovrebbe essere pragmatico da parte di tutte le forze politiche. E’ una sciocchezza poi quella di ritenere che le ronde, ancorché regolamentate a norma di legge, sarebbero una resa del governo ai problemi connessi alla sicurezza dei cittadini. E’, invece, esattamente il contrario! Le ronde regolamentate hanno infatti la funzione di scongiurare nuovi atti di violenza e,quindi, costituiscono una soluzione al problema, altro che resa dello Stato! Quante volte negli ultimi giorni abbiamo assistito in televisione alle scene della folla inferocita che voleva linciare gli autori di odiosi atti criminali, che le forze dell’ordine avevano assicurato alla giustizia? Direi troppe volte. Noi vogliamo far si che tutto questo non succeda più, anche attraverso la collaborazione tra i cittadini e le forze dell’ordine che in sinergia possono lavorare per garantire maggiore sicurezza. Una collaborazione che, peraltro, in molti casi esiste già e che noi vorremmo diventasse la regola a vantaggio della sicurezza comune. Paletti e regole, chiaramente espresse nel decreto legge, servono ad impedire che si possa agire fuori dalle legge ma sono anche la risposta più concreta a certa propaganda della sinistra, montata ad arte per speculare sulle paure e le preoccupazioni della gente. Alzare inutili polveroni non serve a niente e a nessuno, tanto meno all’opposizione che, a giudicare dal gradimento popolare che impietosi sondaggi danno in caduta libera, farebbe bene a cambiare strategia e anche in fretta.

lunedì, febbraio 23, 2009

FRANCESCHINI NON SIA SOLO UN "REGGENTE"

di Giacomo Stucchi

Qualcuno ha detto che nel Pd è stato eletto segretario il “vicedisastro” Franceschini ma, anche se fosse davvero così, non credo che la maggioranza e il governo avrebbero molti motivi per rallegrarsene. Nelle settimane che verranno, infatti, ci attendono passaggi politici molto importanti. Basti pensare all’agenda parlamentare, che come sempre, dall’inizio di questa legislatura, è molto nutrita (penso, in primis, al federalismo fiscale), ma anche alle decisioni da prendere, o da portare avanti, per continuare ad affrontare al meglio la crisi economica internazionale. Insomma, non sfugge a nessuno come gli impegni che aspettano la classe politica, di maggioranza e di opposizione, siano di un certo peso e comunque tali da non permettere “distrazioni” di alcun tipo a nessuno. Ecco perché, al di là del mero interesse di parte, avere un interlocutore forte e autorevole, sia pur nel rispetto dei ruoli e delle competenze istituzionali, è oggi per Palazzo Chigi, ma anche per la coalizione di centrodestra, più importante che mai. Purtroppo però, i primi passi del neo segretario non promettono nulla di buono. Dopo la “solennità” del suo giuramento sulla Carta costituzionale, un atto sul cui merito e opportunità volutamente non entriamo (per non gettare benzina sul fuoco delle polemiche), da Franceschini ci saremmo infatti aspettati maggiore concretezza e pragmatismo politico. Forse l’ex delfino non ha tenuto nella dovuta considerazione il fatto che le circostanze gli presentavano un’occasione storica sotto molti punti di vista. In primo luogo, per avere la possibilità, da rappresentante “moderato” (almeno sulla carta!), di guidare il Pd dopo una segreteria di marchio Ds; in secondo luogo, per il potere che l’Assemblea del partito democratico gli ha riconosciuto, completare cioè il mandato di Veltroni, che rimane ampio e immediatamente esercitabile; in terzo luogo, perché nessuno (a maggior ragione dopo la doccia scozzese che il suo predecessore ha provocato al partito con le sue affrettate e inaspettate dimissioni) gli si sarebbe messo contro se da subito avesse colto l’occasione per smarcarsi dal non rimpianto Veltroni. Insomma, c’erano tutte le condizioni (bastava solo comprenderle!) per avviare una nuova e più costruttiva fase, per il Pd e per il sistema politico più in generale. Invece, niente! Dario Franceschini ha voluto, da subito, far capire che lui ad abbandonare Veltroni, e il suo armamentario politico (con in testa l’antiberlusconismo) non ci pensa nemmeno,così come a smetterla di inseguire Di Pietro sul suo terreno prediletto del disfattismo e del populismo. A noi pare, però, che andare avanti su questa strada non serva a nulla e continuiamo, da inguaribili ottimisti,a confidare nel fatto che il neo segretario, magari consigliato da chi gli vuole bene, comprenda al più presto che non sta scritto da nessuna parte che la sua esperienza alla guida del Pd debba per forza di cose limitarsi ad essere una reggenza, considerato che potrebbe invece essere l’occasione per un dialogo costruttivo con la maggioranza sulle cose da fare. A cominciare, perché no, dal federalismo fiscale.

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martedì, febbraio 17, 2009

VELTRONI PAGA PEGNO PER I TANTI ERRORI COMMESSI

di Giacomo Stucchi

I guai di Veltroni cominciano da lontano. Il risultato disastroso per il Pd ,e per tutta la coalizione di centrosinistra, alle elezioni regionali in Sardegna non è imputabile, a nostro avviso, a delle semplici scelte locali ma è la diretta conseguenza di una strategia sbagliata su molti fronti. Berlusconi si è scommesso in prima persona in questa campagna elettorale, appoggiando incondizionatamente Cappellacci, e facendo sentire tutto il suo peso anche con una costante frequenza personale nell’isola. Se sia giusto o meno che il segretario del Pd abbia gettato la spugna, dopo la disfatta sarda, non sta certo a noi dirlo. Nel prenderne atto,tuttavia possiamo solo dire che si è trattato di un’assunzione piena di responsabilità, senza se e senza ma. Del resto, non poteva essere altrimenti, se si pensa all’enorme potere che a Veltroni è stato riconosciuto nella gestione del Pd. Per molti mesi l’ex sindaco di Roma ha potuto agire indisturbato, mentre ben due classi dirigenti, quella della Margherita e quella dei Ds, stavano per così dire a guardare. Veltroni ha potuto dettare la linea politica, ha fatto delle scelte assolutamente opinabili già durante l’ultima fase del governo Prodi, accelerando di fatto le fasi della crisi e il successivo scioglimento delle Camere. Il Nostro si è poi cimentato in una forsennata campagna elettorale per risalire la china, visto che, è giusto riconoscerlo, a tal proposito il lascito governativo di Prodi non lo ha certo aiutato. Veltroni, però, si è ulteriormente complicato la vita, prima con della candidature poco azzeccate, e poi con la madre di tutti gli errori, l’alleanza con Di Pietro. Su questo fronte, il segretario del Pd si è proprio scavato una fossa politica con le sue mani. Aver permesso all’ex pm di allearsi, prima, e di portare poi una pattuglia di rappresentanti in Parlamento, è stato un grave errore, le cui conseguenze non si sono certo esaurite una volte chiuse le urne. Di Pietro, infatti, si è insinuato come un cavallo di Troia nella coalizione di centrosinistra, ne ha eroso parte del consenso ma,soprattutto, ha costretto il segretario del Pd ad un estenuante inseguimento sulle sue posizioni populistiche. Sul fronte del Pdl, invece, non c’è dubbio che il risultato elettorale abbia rafforzato il premier, la coalizione che guida e, quindi, anche le scelte di governo. In primis, quella del federalismo, per la quale tanto la Lega Nord si sta spendendo in questi mesi, è che non ha mancato di essere uno dei tempi nella campagna elettorale in Sardegna. Motivo di più, quindi per spingere il piede sull’acceleratore dell'approvazione del federalismo.

lunedì, febbraio 16, 2009

MA QUALE “DEMAGOGIA”

di Giacomo Stucchi

La risolutezza del governo per l’approvazione di un Dl, che potrebbe diventare legge al Consiglio dei Ministri di venerdì prossimo, per velocizzare l’adozione di specifiche norme per punire gli stupri, non è materia “negoziabile”. Nel senso che, se sono assolutamente ben accette proposte e interventi concreti da parte dell’opposizione per raggiungere l’obiettivo (lotta senza quartiere a chi stupra e punizioni esemplari!), viceversa non sono di certo utili, soprattutto in questo momento, sterili polemiche e inutili scaricabarile. Altre volte, dalle colonne de La Padania, abbiamo avuto modo di sottolineare come le decisioni politiche del passato (che, tanto per essere chiari, attengono anche all’ultimo governo Prodi, che meno di un anno fa era ancora insediato a Palazzo Chigi), pesino come un macigno sulle attuali vicende di cronaca. Solo alcuni mesi fa, per esempio, ho ribadito come proprio il lassismo dei precedenti governi di centrosinistra, unitamente alle responsabilità esistenti nell’attività amministrativa di alcune giunte locali, fortemente condizionate dall’estrema sinistra, come Rifondazione Comunista (che ancora venerdì scorso, in occasione dello sciopero, sfilava accanto ai sindacati per le strade di Roma, insieme ad alcuni esponenti del Pd!), sono stati in grado di trasformare i cittadini da persone assolutamente pacifiche, in uomini e donne arrabbiate e indignate,perché tanti anni di politiche sbagliate sull’immigrazione, hanno trasformato le nostre città in luoghi pericolosi che adesso, però, devono tornare ad essere tranquilli. D’altra parte, come dovrebbe sentirsi un uomo, o peggio un ragazzino, al quale degli immigrati clandestini (ma si tratterebbe di criminali anche se avessero la cittadinanza italiana!), hanno violentato selvaggiamente la propria ragazza lasciandole un segno di sofferenza indelebile? In questo momento, quindi, va bene discutere di quali pene adottare per chi si rende artefice di uno stupro, uno dei crimini più odiosi che davvero rende gli uomini più simili alle bestie, ma contestualmente si deve provvedere a garantire che chi commette questi reati, una volta agguantato e riconosciuto colpevole, paghi davvero per i suoi errori. Ciò che scuote di più l’opinione pubblica, oltre naturalmente all’efferatezza di taluni fatti, è l’impotenza della giustizia. I fatti di questi giorni ci dicono che molto spesso uno stupratore, grazie anche all’incessante lavoro delle forze dell’ordine, viene smascherato e messo nelle mani della giustizia. Poi, però, vuoi per le lungaggini della stessa, vuoi per il sistema giudiziario estremamente farraginoso, il reo ritorna in libertà come se nulla fosse ma, soprattutto, senza aver scontato la sua pena. Veltroni e compagni si rendano conto, pertanto, che a far entrare in azione le ronde non è certo la presunta “demagogia” del Carroccio, ma la rabbia della gente che, giustamente, vuole giustizia. Chi può dare loro torto? Crediamo nessuno!

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venerdì, febbraio 13, 2009

FOPPOLO: INAUGURAZIONE SEGGIOVIA



giovedì, febbraio 12, 2009

COL FEDERALISMO FISCALE UNA NUOVA PRIMAVERA

di Giacomo Stucchi

Sulla spesa sanitaria con l'introduzione di ‘costi standard’ c'e' la "possibilità di realizzare una riduzione del costo complessivo netto di circa 2,3 miliardi, pari al 2,7% in meno rispetto al risultato 2007". Basterebbe già questo dato, effetto di un ‘esercizio’ elaborato dalla Corte dei Conti nel documento presentato nelle commissioni Bilancio e Finanze della Camera, per fugare ogni dubbio, in chi ancora li avesse, circa la bontà dell’approvazione definitiva del federalismo fiscale. Ma come è arrivato il massimo organo della magistratura contabile al suddetto risultato? Si è misurato “l'aggiustamento richiesto in termini di costi, se si considerasse come valore di riferimento la media dei costi pro capite delle Regioni che hanno finora garantito livelli di assistenza di qualità e risultati economici equilibrati (Lombardia, Veneto, Emilia Romagna e Toscana), pur presentando scelte di organizzazione molto diverse tra loro”. Insomma, quasi una “certificazione” a ciò che la Lega Nord va dicendo da anni, ovvero che la Padania non può più pagare per le Regioni che sprecano le risorse, e difatti, sempre secondo la Corte dei Conti, "gli aggiustamenti maggiori dovrebbero concentrarsi nelle Regioni per le quali sono stati elaborati 'piani di rientro”. In primis, come emerge dalle tabelle presentate, il Lazio che dovrebbe ridurre i costi del 15,5 per cento! Insomma, questi dati dimostrano quanto sia giusta la battaglia del Carroccio condotta in questi anni, ma anche quella dei mesi scorsi per impedire gli stanziamenti straordinari dello Stato a favore di amministrazioni che hanno letteralmente gettato dalla finestra il denaro pubblico. Sempre restando alla sanità, oggi il fabbisogno di ciascuna Regione è calcolato sulla base della spesa dell’anno precedente più l’inflazione. Questo criterio fa si che gli Enti, ma forse sarebbe meglio dire gli amministratori, che hanno sperperato le risorse, e che per questo non sono mai stati chiamati a rispondere dei loro errori, hanno potuto invece continuare ad agire indisturbati. Con il federalismo fiscale, invece, si calcolerà il valore “standard” delle prestazioni sanitarie, quindi dei ricoveri in ospedale, delle analisi, tenendo conto dei costi che si registrano nelle Regioni più efficienti. Sarà quello, perciò, il dato dal quale partire per calcolare il fabbisogno finanziario in quel settore. Come è stato scritto in un’inchiesta, pubblicata sul Magazine del Corsera, “magari non si riuscirà a capire perché un parto cesareo possa costare 100 in Lombardia e magari 250 in Campania, ma ci sarà la certezza che ciascuna Regione, per ogni parto cesareo, avrà a disposizione solo 100. E chi non sarà capace di raggiungere l’efficienza dei migliori si arrangi”. Certo, c’è sempre un fondo perequativo nazionale ma questo non potrà mai coprire l’attuale gap esistente nel fabbisogno, per le spese sanitarie, delle singole Regioni. Per chi sino ad oggi ha potuto spendere senza rendere conto delle proprie azioni, perché tanto pagava pantalone, la pacchia sta quindi per finire. Il ddl sul federalismo fiscale, che dà attuazione all’articolo 119 della Costituzione, è stato infatti già approvato al Senato il 22 gennaio scorso, nelle seconda settimana di marzo dovrebbe arrivare anche l’approvazione definitiva col voto di Montecitorio e, dopo, toccherà al Governo fare la sua parte per l’emanazione dei decreti attuativi. Solo allora, quindi, potremo dire che una nuova primavera sarà finalmente arrivata.

martedì, febbraio 10, 2009

E' GIUNTA L'ORA DELLA RESPONSABILITA'

di Giacomo Stucchi

La scomparsa di Eluana Englaro fa da sfondo ai fatti politici di questi giorni. Nella tragica serata di lunedì scorso tutti abbiamo potuto vedere, dalle immagini televisive, lo sconforto impresso negli occhi del presidente del Senato Schifani, e di molti altri parlamentari, per non essere riusciti a impedire l’irreparabile. Ecco perché, in questo momento, umanamente e cristianamente, è giusto e doveroso che ci si fermi a riflettere, ma sul piano della politica, intesa come incessante tentativo di fare davvero l’interesse dei cittadini, si deve agire. Sul caso in questione, naturalmente, con la definitiva approvazione di un provvedimento che colmi il vuoto legislativo esistente, ad evitare che in futuro ci possa essere un altro tragico epilogo, ma anche su tutto quanto sta all’ordine del giorno dell’agenda di Governo e Parlamento. Ecco perché, da qualsiasi parte provenga, non può che essere ben accetto qualsiasi invito ad abbassare i toni. C’è, tuttavia, il sospetto che un clima più costruttivo non rientri tra gli obiettivi dell’opposizione. Non si spiegherebbero altrimenti le dichiarazioni del segretario del Pd Veltroni che, intervenendo nel dibattito tra il titolare del Viminale e Famiglia Cristiana, ha accusato il governo di fare leggi razziali per le misure contenute nel ddl sicurezza. Altro che dialogo, qui si vuole solo gettare benzina sul fuoco! Quelle di Veltroni sono parole pesanti come macigni, così come lo sono quelle della presidente del Pd al Senato, Anna Finocchiaro, secondo la quale "c'è stato un attacco a Napolitano da parte del centrodestra, partendo dal caso di Eluana Englaro c’è il sospetto che si sia voluto montare contemporaneamente un attacco al presidente della Repubblica, legittimare l'uso del decreto legge da parte del presidente del Consiglio, quindi ridurre le funzioni del Parlamento con un uso anche eversivo delle maggioranze parlamentari e frantumare l'autorevolezza della magistratura italiana”. Incredibile, ma vero! Dopo quindici anni il centrosinistra è ancora fermo alla politica del 1994, quando il Cavaliere decise di entrare nell’agone politico e a contrastarlo, alle elezioni politiche di quell’anno, c’era la “gioiosa macchina da guerra” guidata da Achille Occhetto. Oggi come allora gli strali della sinistra sono indirizzati al premier per aver “minacciato” la Carta costituzionale, dopo le sue ultime dichiarazioni sulla possibilità che la stessa si possa “evolvere”. Un’affermazione che, al di là del contesto e della circostanza, a noi pare perfettamente coerente non solo con le cose dette da questo Governo in questo scorcio di legislatura, ma soprattutto con quelle scritte nel programma che la coalizione di centrodestra ha presentato agli elettori nel 2008 e sul quale ha ottenuto un consenso elettorale inequivocabile. Dov’è, quindi, il presunto oggetto dello scandalo? Di che cosa stiamo parlando allora, da anni, se non di riforme e di profondi cambiamenti? Noi, però, vogliamo essere ottimisti. Ed è per questo che, nel ricordare che la Lega Nord ha fatto tanto in questi mesi, per far imboccare a tutte le forze politiche la strada delle riforme condivise, auspichiamo che il dialogo istituzionale, finalizzato alla rapida realizzazione di quei cambiamenti che necessitano al sistema e che i cittadini hanno chiaramente detto di volere, non si interrompa e che ci sia la massima responsabilità da parte di tutti.

sabato, febbraio 07, 2009

CENA CON LA SEZIONE DI BRIGNANO GERA D'ADDA