Giacomo Stucchi - Senatore Lega Nord Padania -

PENSIERI E IMMAGINI: vi presento il mio blog. Un modo per tenermi in contatto con gli elettori, con gli amici e con tutti coloro che, anche con opinioni diverse dalle mie, desiderano lasciare un loro commento. Grazie.

domenica, dicembre 21, 2008

Bergamo: Cerimonia di premiazione "48° Riconoscimento del Lavoro e del Progresso Economico
















sabato, dicembre 20, 2008

Cena con la sezione di Cisano Bergamasco







Cena con la sezione di Sorisole











venerdì, dicembre 19, 2008

LA SPEZIA - 19/12/09 - PRESENTAZIONE LIBRO "RAZZA PADANA"


mercoledì, dicembre 17, 2008

SCAMBIO DI AUGURI CON IL PARTITO


SCAMBIO DI AUGURI CON IL PARTITO


SCAMBIO DI AUGURI CON IL PARTITO


SCAMBIO DI AUGURI CON IL PARTITO


SCAMBIO DI AUGURI NATALIZI


martedì, dicembre 16, 2008

DOPO L'ABBRUZZO IL PD CAMBI STRATEGIA

di Giacomo Stucchi

Sarebbe incomprensibile ai più un Pd che non tragga insegnamento dal responso delle urne in Abruzzo. Che hanno, tra l’altro, sancito la definitiva sconfitta della linea politica sin qui seguita da Veltroni, ovvero quella di aver “regalato” al capo popolo Di Pietro la leadership dell’opposizione, facendosi anche superare su tutti i temi dell’agenda politica:dal federalismo alla giustizia, dalle misure anticrisi a quelle sulla sicurezza. Il voto abruzzese va preso per quello che è, una consultazione regionale all’indomani delle note vicende giudiziarie che hanno coinvolto il presidente uscente, Ottaviano Del Turco, che ha registrato anche un altissima percentuale di astensione (circa la metà) da parte dell’elettorato. Tuttavia, un segnale che abbia una valenza più ampia c’è ed è quello che, a nostro modo di vedere, dovrebbe suggerire al segretario del Pd di scendere dall’Aventino e cominciare ad avviare un serio confronto con la maggioranza di Governo, a cominciare dall’ormai improcrastinabile approvazione del federalismo fiscale. Dare addosso al premier, intestardirsi su questioni secondarie (quale, per esempio, quella della presidenza della Commissione sulla Rai), non serve a niente, tanto meno al Pd che, in questo momento, ha una ineludibile necessità di far contare, tanto in Parlamento quanto nell’opinione pubblica, la propria azione politica. La smetta, quindi, Veltroni di inseguire le posizioni di Di Pietro (il quale in Abruzzo ha di certo ottenuto un buon risultato, ma più in termini percentuali che non in voti effettivi), e cominci invece a partecipare concretamente al processo riformatore richiesto dai cittadini, che consenta alla legislatura in corso di avere un significato profondo. Anche sulla giustizia, da sempre uno dei fronti più caldi del dibattito politico, proporre una commissione dai contorni “indefiniti”, senza specificarne né i limiti di operatività né i tempi di lavoro, è un pò come rinviare sine die il problema. Tutto l’opposto che invece la gente chiede al Governo in carica e al Parlamento, e cioè fare le riforme (il più possibile condivise) per cambiare davvero il sistema. Ecco perché non ha senso che i dirigenti del Pd, continuino a dire che l’esecutivo non sta facendo nulla per aiutare le famiglie e le imprese. L’opinione pubblica ha capito, e il risultato elettorale abruzzese (oltre che i sondaggi) lo confermano, che Pdl e Lega Nord stanno facendo tutto quanto è nelle loro possibilità per mettere i cittadini nelle condizioni di superare i prossimi difficili mesi. Tutti sanno però che le ristrettezze economiche, che inevitabilmente condizionano le scelte politiche, non consentono miracoli. Ed è per questo che quando il Pd spara sul Governo non è credibile, anche perché, se avesse vinto le elezioni, avrebbe avuto gli stessi identici limiti.

domenica, dicembre 14, 2008

Gazebo a Verdello


Gazebo a Verdello


Gazebo a Verdello


sabato, dicembre 13, 2008

Cena con il gruppo delle Donne Padane


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Cena con il gruppo della Donne Padane


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Cena con il gruppo delle Donne Padane


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Incontro pubblico sulla Valle Brembana


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Incontro pubblico sulla Valle Brembana


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mercoledì, dicembre 10, 2008

NESSUN STOP AND GO AL FEDERALISMO

di Giacomo Stucchi

C’è un'agenda di governo, c’è un programma presentato agli elettori, ma soprattutto c’è un inequivocabile risultato elettorale, quello delle ultime Politiche, con il quale milioni di cittadini hanno manifestato la loro volontà di volere al più presto le riforme. Tra queste il federalismo fiscale ha un’altissima priorità perché, se non fosse stato inserito nel programma delle cose da fare, moltissimi padani non avrebbero dato il loro voto alla coalizione risultata vincitrice. Ecco perché, senza fare tanti giri di parole, il federalismo era e rimane un punto fondamentale del programma di governo che non deve essere messo a rischio di inutili stop and go. I dirigenti del Carroccio, in primis il segretario federale Umberto Bossi, sono persone responsabili, e sono consapevoli del fatto che il Governo in carica ha dovuto affrontare una miriade di problemi ineludibili. Dai rifiuti in Campania (lascito indesiderato di Prodi e compagni), alla crisi economica e finanziaria mondiale (che non poteva certo essere preso sotto gamba e che ha richiesto interventi immediati), le emergenze non mancano di certo. Tuttavia, questi mesi non sono passati invano. Il federalismo fiscale, infatti, nel frattempo si è fatto strada, sia attraverso le consultazioni con le autonomie locali, sia sotto forma di provvedimento legislativo. Grazie alla determinazione del Caroccio, anche il Pd ha così capito che oggi non c’è più spazio per meline politiche e, quindi, ha avanzato alcune proposte concrete, sulle quali c’è già disponibilità e attenzione da parte della maggioranza. Fuori da questo percorso, si spera il più possibile condiviso, non c’è più spazio di manovra, né per atteggiamenti gattopardeschi (di chi vuol fare finta di cambiare per poi lasciare tutto com’è), né per altre strategie dilazionatorie o, peggio, per “agguati'" parlamentari nei quali far impantanare il nascituro provvedimento legislativo sul federalismo fiscale. Quando Bossi si dichiara favorevole ad una Commissione ristretta nel numero dei componenti che, subito dopo l’approvazione da parte di Camera e Senato, lavori per rendere operativa la riforma federalista, lo fa per accelerare i tempi e non certo per allungarli. Anche perché, almeno per quanto ci riguarda, il federalismo fiscale non è soltanto un ambito obiettivo politico, per raggiungere il quale la Lega Nord si batte ormai da anni, ma è anche una risposta concreta ai problemi economici e finanziari di quest’ultimi tempi. Chi immagina, infatti, che con il federalismo si corra il rischio di una moltiplicazione dei centri di spesa dell’apparato dello Stato, dimentica (o fa finta di dimenticare) che tutto questo sarà impossibile perché i cittadini, tra l’altro, avranno la possibilità di verificare da vicino come vengono spesi i loro soldi e, se il caso, di mandare a casa eventuali amministratori incapaci, o che non avessero davvero a cuore le sorti delle comunità che rappresentano. Ecco perché, gli avvenimenti di questi mesi devono essere la marcia in più, e non un freno, verso una rapida approvazione della tanto attesa riforma.

sabato, dicembre 06, 2008

Cena con la Sezione della Lega di Ponteranica


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Cena con la Sezione della Lega di Ponteranica


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Escursione alle Cave di marmo di San Giorgio Bianco


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Escursione alle Cave di marmo di San Giovanni Bianco


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Escursione alle Cave di marmo di San Giovanni Bianco


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Escursione alle Cave di marmo di San Giovanni Bianco


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Escursione alle Cave di marmo di San Giovanni Bianco


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Escursione alle Cave di marmo di San Giovanni Bianco


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venerdì, dicembre 05, 2008

COMMISSIONE UEO


giovedì, dicembre 04, 2008

COMMISSIONE UEO



mercoledì, dicembre 03, 2008

ABOLIZIONE DELLE PROVINCE, IL PD VUOLE SOLO SEMINARE ZIZZANIA


di Giacomo Stucchi

Vogliamo credere alla buona fede di chi ha voluto intestarsi l’iniziativa per l’abolizione delle Province, in nome della lotta agli sprechi nella spesa pubblica, ma ci riesce decisamente un po’ più difficile pensare allo stesso modo di alcuni partiti che, dopo la sconfitta elettorale, hanno davvero perso la bussola nella loro azione politica. Mi riferisco in primis al Pd, i cui dirigenti, se avessero voluto veramente contribuire ad una radicale riforma dello Stato, e quindi ad una razionalizzazione delle spese, nella primavera del 2006, anziché boicottare il referendum consultivo sulla riforma costituzionale, avrebbero potuto contribuire a determinarne la vittora. Invece, hanno fatto di tutto per farlo bocciare. Da allora sono passati più di due anni e sarebbe stupido, oggi, non far tesoro dell’esperienza. Quest’ultima ci suggerisce, infatti, che quando nel Pd si dice di voler condividere con il Pdl la battaglia per l’abolizione delle Province, anche “aggirando Bossi”, a muovere i dirigenti di quel partito non è certo un’improvvisa conversione alla causa dei tagli agli sprechi nell’amministrazione dello Stato, ma più verosimilmente un altro sterile tentativo di mettere zizzania nella maggioranza. L’abolizione delle Province tout court, così come di qualsiasi altro ente locale, senza pensare alle conseguenze che questo avrebbe in alcune regioni, soprattutto del Nord, sarebbe un atto di miopia politica. Se è vero infatti che in alcune parti i Comuni o sono in dissesto, o stanno per arrivarci, perché i loro amministratori locali non sono stati in grado di gestire l’ente con parsimonia ed efficienza, non è detto che la situazione sia la stessa ovunque. Conosco molti sindaci, soprattutto del Carroccio, che amministrano il loro Comune come dei padri di famiglia. Seguono personalmente la realizzazione delle opere pubbliche, si adoperano per razionalizzare e migliorare i servizi ai cittadini, rivendicano con legittimo orgoglio le tradizioni culturali delle loro comunità. Nei loro confronti, ma soprattutto nei riguardi dei cittadini che li hanno eletti, allora che facciamo? Gli diciamo che a partire da un determinato momento i loro Comuni non esistono più e che quindi possono ammainare i loro gonfaloni e mandare a casa la banda municipale? Ma per favore, cerchiamo di parlare di cose serie! La lotta agli sprechi va fatta, eccome, ma non a scapito degli enti che funzionano e che assolvono egregiamente al loro ruolo. Si cominci invece a tagliare le spese delle municipalizzate che non funzionano, o le retribuzioni d’oro dei loro manager, oppure gli stipendi folli di alcuni segretari comunali, sui quali siamo intervenuti appositamente con un interrogazione parlamentare. Che dire poi dei sistemi di raccolta dei rifiuti? In alcune zone è stata tolta la gestione diretta ai Comuni, per affidarla a dei veri e propri carrozzoni, con il risultato di triplicare i costi per i contribuenti e peggiorare l’efficienza del servizio. Un esempio, quest’ultimo, che dovrebbe bastare a far riflettere chi vorrebbe tagliare le spese dello Stato, eliminando però ciò che funziona!