Giacomo Stucchi - Senatore Lega Nord Padania -

PENSIERI E IMMAGINI: vi presento il mio blog. Un modo per tenermi in contatto con gli elettori, con gli amici e con tutti coloro che, anche con opinioni diverse dalle mie, desiderano lasciare un loro commento. Grazie.

mercoledì, aprile 30, 2008

Gianfranco Fini nuovo Presidente della Camera dei Deputati



martedì, aprile 29, 2008

Camera dei Deputati. Ore 10.30. Inizia la XVI Legislatura



lunedì, aprile 28, 2008

Compatta la maggioranza, resa dei conti nell’opposizione

di Giacomo Stucchi

E’ infantile il tentativo dell’opposizione, e di certa stampa, di bollare la XVI legislatura, che sta per aprirsi, come quella del “Parlamento del Nord”. Lo sanno che non è così, ma provano a seminare zizzania. La Federazione della Libertà, infatti, approverà nei prossimi 5 anni di Governo riforme e provvedimenti che andranno a vantaggio di tutti i cittadini, a prescindere dalla loro latitudine di residenza. E’ chiaro, però, che nessuno può pensare di chiedere alla Lega Nord di fare un passo indietro rispetto al proprio programma, che è stato condiviso da milioni di cittadini padani, che sarà portato avanti senza tentennamenti. Noi siamo molto ottimisti, anche perché, tra l’altro, una garanzia che tutto andrà per il meglio, è rappresentata anche dalla significativa pattuglia in Parlamento del Movimento per l’Autonomia, che rappresenterà gli interessi del sud, senza mediazioni di sorta. Starà a Berlusconi, poi, come leader della coalizione, trovare la sintesi tra le diverse istanze che, a nostro avviso, sono assolutamente conciliabili. Ecco perché, ne siamo convinti, la nuova legislatura si apre sotto i migliori auspici. Del tutto diversa, invece, è la situazione sul fronte dell’opposizione, che in questo momento, più che pensare a una strategia valida, da attuare già in occasione dei primi provvedimenti che arriveranno in Parlamento, sembra essere impegnata in una sorta di regolamento dei conti, sia all’interno al Partito democratico, sia tra quest’ultimo ed i suoi (già ex) alleati. Dopo l’annuncio dell’Italia dei Valori di voler fare gruppo a sé, infischiandosene così di uno dei principali impegni assunti da Walter Veltroni in campagna elettorale (ovvero quello di dar vita ad un solo gruppo parlamentare), il leader dell’Idv, Antonio Di Pietro, prende ulteriori distanze dal Pd, e lascia intendere che nella lunga traversata nel deserto, che aspetta il centrosinistra, valuterà di volta in volta come votare, non rispettando quindi alcun vincolo di coalizione. Se non è una pietra tombale, sulle speranze di dar vita ad una opposizione unitaria, poco ci manca. Tanto più poi che la strada intrapresa da Di Pietro sembra essere la medesima dei radicali. I quali, preso atto della deroga in favore dell’ex pm, potrebbero decidere a loro volta di lasciarsi le mani libere. I deputati, che fanno capo a Pannella e alla Bonino, stanno infatti riflettendo se entrare a far parte o meno del gruppo parlamentare del Pd. Se decidessero di restarne fuori, per Veltroni sarebbe il definitivo “Ko”. Tutta la sua politica degli ultimi mesi verrebbe smentita dai fatti e le critiche, che per il momento gli vengono mosse solo in alcuni articoli, potrebbero diventare una vera e propria contestazione della sua leadership. Gli editoriali al vetriolo, che già da qualche giorno appaiono su “Il Riformista”, sembrano esserne la prova. “Ciò che dovrebbe preoccupare il Pd - si legge, infatti, in uno di questi articoli – è il nervosismo del suo segretario. Già di suo, Veltroni non è tipo da traversate nel deserto. Non sa gestire le sconfitte. O se ne libera prima che arrivino, come fece nel 2001, lasciando i Ds in campagna elettorale, o le nega dopo che sono arrivate. Un leader deve rappresentare tutto il partito, non pretendere di impadronirsene”.

Compatta la maggioranza, resa dei conti nell’opposizione

di Giacomo Stucchi

E’ infantile il tentativo dell’opposizione, e di certa stampa, di bollare la XVI legislatura, che sta per aprirsi, come quella del “Parlamento del Nord”. Lo sanno che non è così, ma provano a seminare zizzania. La Federazione della Libertà, infatti, approverà nei prossimi 5 anni di Governo riforme e provvedimenti che andranno a vantaggio di tutti i cittadini, a prescindere dalla loro latitudine di residenza. E’ chiaro, però, che nessuno può pensare di chiedere alla Lega Nord di fare un passo indietro rispetto al proprio programma, che è stato condiviso da milioni di cittadini padani, che sarà portato avanti senza tentennamenti. Noi siamo molto ottimisti, anche perché, tra l’altro, una garanzia che tutto andrà per il meglio, è rappresentata anche dalla significativa pattuglia in Parlamento del Movimento per l’Autonomia, che rappresenterà gli interessi del sud, senza mediazioni di sorta. Starà a Berlusconi, poi, come leader della coalizione, trovare la sintesi tra le diverse istanze che, a nostro avviso, sono assolutamente conciliabili. Ecco perché, ne siamo convinti, la nuova legislatura si apre sotto i migliori auspici. Del tutto diversa, invece, è la situazione sul fronte dell’opposizione, che in questo momento, più che pensare a una strategia valida, da attuare già in occasione dei primi provvedimenti che arriveranno in Parlamento, sembra essere impegnata in una sorta di regolamento dei conti, sia all’interno al Partito democratico, sia tra quest’ultimo ed i suoi (già ex) alleati. Dopo l’annuncio dell’Italia dei Valori di voler fare gruppo a sé, infischiandosene così di uno dei principali impegni assunti da Walter Veltroni in campagna elettorale (ovvero quello di dar vita ad un solo gruppo parlamentare), il leader dell’Idv, Antonio Di Pietro, prende ulteriori distanze dal Pd, e lascia intendere che nella lunga traversata nel deserto, che aspetta il centrosinistra, valuterà di volta in volta come votare, non rispettando quindi alcun vincolo di coalizione. Se non è una pietra tombale, sulle speranze di dar vita ad una opposizione unitaria, poco ci manca. Tanto più poi che la strada intrapresa da Di Pietro sembra essere la medesima dei radicali. I quali, preso atto della deroga in favore dell’ex pm, potrebbero decidere a loro volta di lasciarsi le mani libere. I deputati, che fanno capo a Pannella e alla Bonino, stanno infatti riflettendo se entrare a far parte o meno del gruppo parlamentare del Pd. Se decidessero di restarne fuori, per Veltroni sarebbe il definitivo “Ko”. Tutta la sua politica degli ultimi mesi verrebbe smentita dai fatti e le critiche, che per il momento gli vengono mosse solo in alcuni articoli, potrebbero diventare una vera e propria contestazione della sua leadership. Gli editoriali al vetriolo, che già da qualche giorno appaiono su “Il Riformista”, sembrano esserne la prova. “Ciò che dovrebbe preoccupare il Pd - si legge, infatti, in uno di questi articoli – è il nervosismo del suo segretario. Già di suo, Veltroni non è tipo da traversate nel deserto. Non sa gestire le sconfitte. O se ne libera prima che arrivino, come fece nel 2001, lasciando i Ds in campagna elettorale, o le nega dopo che sono arrivate. Un leader deve rappresentare tutto il partito, non pretendere di impadronirsene”.

domenica, aprile 27, 2008

Mapello - Premio Agazzi: cerimonia di premiazione


Silvano Ravasio e il Presidente del Consiglio Regionale della Lombardia Ettore Albertoni

Zanica: festa con più di 1000 militanti






Grazie a tutti voi per il vostro impegno in queste elezioni. Grazie Bossi

giovedì, aprile 24, 2008

L’opposizione bicefala

di Giacomo Stucchi

Per fortuna che la maggioranza dei cittadini non ha creduto al “grande processo riformatore”, annunciato dal candidato premier del Partito democratico Walter Veltroni. Perché uno dei punti di quel programma, se volete simbolico ma pur sempre significativo, che consisteva nella costituzione di unico gruppo parlamentare insieme all’Italia dei Valori di Antonio Di Pietro, è stato già smentito dai fatti. Il gruppo unico tra i due alleati del centrosinistra alle elezioni politiche del 13 aprile, non si farà ed è stato proprio il ministro uscente delle Infrastrutture, in un’intervista all’Espresso, a spiegare che “'in prospettiva si deve arrivare ad un'unica realtà politica, un solo partito riformista di cui noi vogliamo essere i costruttori insieme al Pd. E che sia il punto di arrivo del processo cominciato con le elezioni. Quello che non condivido è che il punto di arrivo, la casa comune, sia il punto di partenza. Ha il sapore dell'annessione – ha aggiunto - con una formazione che fagocita l'altra perché è più grande”. Insomma, tradotte per i comuni cittadini, le parole di Di Pietro significano che di gruppo unico non se ne parla. Al massimo si prevede uno speaker unico, che però non verrà deciso all’inizio della legislatura, ma potrà cambiare “di volta in volta e sulle questioni più importanti”, come ha spiegato il capogruppo uscente dell’Italia dei Valori (che potrebbe essere riconfermato) a Montecitorio Massimo Donadi. “Abbiamo ritenuto – ha aggiunto Donadi - che in questa fase rispetto ad un lavoro di opposizione che dovrà essere incisivo e puntuale, può essere meglio l'articolazione in due gruppi separati”. Siamo alle solite: i pastrocchi ai quali, nostro malgrado, ci hanno abituati quelli del centrosinistra, e che già nella legislatura appena conclusa avevano visto Di Pietro destreggiarsi abilmente nel duplice ruolo di ministro del Governo Prodi ma anche di ferreo oppositore dello stesso, vengono puntualmente riproposti. Nel 2006, dopo appena qualche mese di Governo Prodi, avevamo definito l’ex pm di Mani Pulite il ministro bicefalo, per quel suo vezzo di dichiarasi contemporaneamente dentro e fuori la maggioranza. Ebbene, tutto lascia prevedere che, dopo la disastrosa esperienza a Palazzo Chigi, nei prossimi mesi vedremo all’opera in Parlamento un’opposizione bicefala. E dire che il gruppo unico era stato un cavallo di battaglia nei comizi dell’ex sindaco di Roma, che aveva giustificato l’esclusione dei socialisti dal sistema delle alleanze del partito, e accordato il solo diritto di tribuna ai radicali, proprio in virtù di questo traguardo. Questo progetto, annunciato con squilli di tromba in tutte le piazze d’Italia, è adesso diventato carta straccia. Non si tratta, però di una novità. Per il centrosinistra, infatti, fare dietro front, e rimangiarsi gli impegni presi, è ormai un’abitudine. E’ successo così, del resto, anche subito dopo il voto del 2006, quando del programma elettorale dell’Unione (costituito dalle famigerate trecento pagine, che forse nessuno dei tanti leader del centrosinistra aveva mai letto per intero) non se ne ricordava più nessuno.

mercoledì, aprile 23, 2008

Dalmine: si festeggiano i risultati delle elezioni



Grazie a tutti. Grazie Bossi.

Rutelli lasci stare il Carroccio e impari dai nostri amministratori

di Giacomo Stucchi

Ce ne occupiamo solo perché siamo stati inopinatamente chiamati in causa dal vicepremier uscente, e candidato a Sindaco di Roma del centrosinistra, Francesco Rutelli, secondo il quale al ballottaggio di domenica prossima bisogna votarlo “perché altrimenti si consegna il Paese alla Lega Nord”. Che in questi ultimi giorni l’attenzione di opinionisti e avversari politici si sia concentrata sul nostro movimento, dopo lo straordinario risultato elettorale, è comprensibile, ma che fossimo addirittura in cima alle preoccupazioni della sinistra anche nella campagna elettorale capitolina, è una notizia che ci giunge nuova. Il fatto è che l’ex sindaco di Roma (dal 1993 al 2001) ha sulla coscienza tante di quelle promesse non mantenute che adesso, per chiedere il voto ai suoi concittadini, ha bisogno di agitare lo “spauracchio” della Lega. Spostando l’attenzione degli elettori su di noi, egli spera di distogliere la loro attenzione dai mille problemi della città che, né lui né il suo compagno di partito Veltroni, in quindici anni, hanno saputo risolvere. Se proprio vuol tirare in ballo la Lega, sappia il candidato Sindaco del Pd, che se durante la sua amministrazione avesse fatto solo un decimo di ciò che fanno al Nord gli amministratori del Carroccio, probabilmente sarebbe già stato eletto al primo turno, e non avrebbe oggi il problema di rincorrere il suo avversario al ballottaggio. Il fatto è che per essere degli amministratori credibili, bisogna mantenere le promesse, ascoltare la gente (sempre, non solo in campagna elettorale), intercedere presso le istituzioni competenti per migliorare la qualità della vita dei propri concittadini. Sono tutte cose delle quali, a detta di molti romani, Rutelli non si è interessato più di tanto quando era sindaco. Basti pensare del resto allo stato di insicurezza nella quale vivono i cittadini. E’ vero che gli episodi di violenza e di criminalità, soprattutto ad opera di immigrati clandestini, si registrano in tutte i centri urbani, ma è anche vero che basta prendere il treno che va dall’aeroporto di Fiumicino al centro della città, per constatare quanti campi nomadi ci sono nelle campagne romane. Si tratta di migliaia di persone, che ogni giorno vivono di accattonaggio, scippi, rapine e che, in casi sempre più frequenti, si rendono protagonisti di episodi di molestie alle donne, agli anziani, ai bambini. Per non parlare poi del decoro di monumenti e palazzi, sempre più offesi dall’opera dei vandali che sanno di rimanere sempre impuniti. Dinanzi a questi problemi i sindaci della sinistra non possono dire di aver fatto tutto quanto era in loro potere per cambiare le cose. Anzi, dipendesse da loro, farebbero entrare altre orde di immigrati clandestini. Ecco perché Rutelli, anziché tirare in ballo la Lega (che c’entra il ballottaggio di Roma con il prossimo Governo della Federazione della Libertà?), dovrebbe, semmai, imparare qualcosa dagli amministratori leghisti. La verità è che quelli della sinistra non sanno più dove sbattersi la testa, perché se perdono anche questa città, Veltroni chiude con la segreteria del Pd, e con tutte le altre sue possibili ambizioni politiche, mentre il gruppo di potere, che si è consolidato in questi anni ultimi anni all’ombra del Campidoglio, rischia di restare con un pugno di mosche in mano.

martedì, aprile 22, 2008

“I falli di frustrazione” della sinistra

di Giacomo Stucchi

La campagna elettorale, almeno quella per le elezioni politiche, è finita da qualche giorno ma, purtroppo, qualcuno sembra non essersene accorto. Su alcune grosse questioni, lasciate peraltro irrisolte anche per l’incapacità del Governo Prodi, avversari politici e qualche organo di informazione, non proprio al di sopra delle parti, continuano infatti ad alzare inutili barricate. Costoro mi ricordano quei soldati giapponesi, ai quali nessuno aveva riferito che la seconda guerra mondiale era finita, e continuavano a difendere strenuamente i loro avamposti. Succede così che in un editoriale pubblicato sul quotidiano La Repubblica, ci si scagli violentemente contro la neo maggioranza accusandola ingiustamente di aver fatto naufragare, è questo il presunto capo d’accusa, la trattativa con Air France; oppure che il vice premier uscente Francesco Rutelli, impegnato in una campagna elettorale (per la carica a sindaco di Roma) dall’esito quanto mai incerto, non trovi di meglio da fare che addossare la responsabilità della scarsa sicurezza nelle nostre città addirittura al centrodestra. Beh, anche uno sprovveduto capisce che quest’atteggiamento di una certa sinistra è molto simile a quei falli che, nel calcio, si chiamano “di frustrazione”. Quando, cioè, una squadra sta perdendo “di brutto”, l’unica consolazione rimane quella di entrare a piedi uniti o, come si dice, con il piede a martello, solo per far del male alle gambe dell’avversario e non certo per giocare a calcio. A noi pare che qui stia avvenendo la stessa cosa. Dopo la sonora sconfitta del 13 e 14 aprile, il centrosinistra, inteso nella sua accezione più ampia (composto da dirigenti del Pd, osservatori, intellettuali e giornalisti vicini a quella parte politica), non ci sta. Fa fatica ad accettare il responso delle urne e, quindi, pensa di sfruttare ogni argomento possibile per ribaltare le cose e attribuire inesistenti patenti di colpevolezza. Ognuno è padrone di fare ciò che ritiene più giusto, ma se questa è la strada scelta dall’opposizione, non si può certo essere ottimisti per il futuro. Parlamento e Governo devono ancora insediarsi, e questi qui già sparano cannonate mediatiche all’indirizzo della nuova maggioranza. Peccato, auspicavamo che la bruciante sconfitta elettorale avesse insegnato qualcosa a Veltroni e compagni, ma evidentemente la nostra speranza è stata mal riposta. Il futuro di Malpensa, che può benissimo essere scisso da quello di Alitalia, come anche una maggiore sicurezza per tutti i cittadini, che può essere garantita, secondo noi, mettendo in discussione anche alcuni totem (come le norme comunitarie), sono questioni rispetto alle quali tutte le forze politiche, di maggioranza e di opposizione, dovrebbero trovare un modus operandi condiviso. Funziona così in tutte le democrazie, a maggior ragione poi quando le consultazioni elettorali sono finite e hanno consegnato un responso inequivocabile. Ma evidentemente qualcuno deve ancora spiegare a quelli del Pd che c’è un tempo per il confronto ed un altro per l’assunzione di responsabilità.

lunedì, aprile 21, 2008

Teleclusone


Trasmissione televisiva FACCIA A FACCIA

Ognuno faccia la sua parte

di Giacomo Stucchi

Dipendesse dalla nostra volontà, saremmo già al lavoro dall’indomani del voto, ma, purtroppo, è stata la maggioranza sconfitta alle urne a convocare per l’ultimo giorno utile, cioè il 29 aprile, la prima riunione del Parlamento. Così dobbiamo ancora aspettare, prima che Camera e Senato, e poi il nuovo esecutivo, possano cominciare a ruotare a pieno regime. Intanto, la Federazione della Libertà non rimane certo a crogiolarsi nella contemplazione del risultato ottenuto, avendo infatti cominciato da subito a definire la composizione della squadra di Governo. Un lavoro decisivo che serve a mettere la maggioranza nelle condizioni di onorare, nel più breve tempo possibile, il mandato ricevuto dagli elettori, soprattutto sui fronti della sicurezza e del federalismo fiscale. Su entrambe le questioni, infatti, bisognerà agire senza tentennamenti o marce indietro, e fugare anche tutti i possibili dubbi che, già in questi giorni, avversari politici e osservatori di parte, stanno sollevando. Bisognerà perciò rispondere, innanzi tutto, alla principale apparente preoccupazione che emerge in alcune analisi e commenti di certa stampa. Ovvero, la presunta difficoltà che il nuovo Governo di Silvio Berlusconi incontrerebbe, per far convivere il partito che rappresenta per antonomasia gli interessi del nord, e cioè il Carroccio, con il Pdl, che ha sensibilità diverse, o con l’MpA di Raffele Lombardo, che invece porta avanti le istanze del sud. A questi (politicamente) maliziosi osservatori, sarebbe sin troppo facile rispondere che esiste un programma, sul quale c’è da tempo un accordo tra tutte le forze politiche del centrodestra, e che ad esso il prossimo presidente del Consiglio si atterrà per portare avanti l’agenda politica. Ma vogliamo andare oltre, e tentare di spiegare perché il futuro Governo non solo durerà a lungo, ma sarà anche efficiente nella risoluzione dei problemi, tanti e complessi, che il centrosinistra ci ha lasciato in eredità. Quella che sta per aprirsi sarà, a nostro parere, una legislatura costituente. Con alla base due rivoluzioni economiche e sociali, il federalismo fiscale e la fiscalità di vantaggio, che non potranno che apportare dei benefici a tutti i cittadini, di Milano e Bergamo così come di Napoli e Palermo. Avremo modo di approfondire, nei prossimi giorni, questi temi ma per il momento ciò che conta sottolineare è il fatto che i due progetti convivano necessariamente, affinché si possa uscire dalle secche nelle quali uno Stato centralista e assistenzialista ci ha condotto. Questi cambiamenti, decisamente innovativi, avranno successo, però, solo se ognuno, dalle istituzioni ai rappresentanti delle categorie sociali, farà la sua parte. In altre parole, poiché il nostro sistema legislativo è già lungo e farraginoso di suo, se a queste difficoltà oggettive aggiungiamo poi anche quelle soggettive, come ad esempio estenuanti trattative coi sindacati o con la Confindustria, non ne usciamo più. Per il bene di tutti, invece, ciò che occorre è una piena assunzione di responsabilità da parte di ognuno degli attori protagonisti della politica, dell’economia, della società civile. Solo così potrà essere onorato il mandato elettorale, che il popolo ha voluto dare al centrodestra, e che va nella direzione di un radicale cambiamento.

domenica, aprile 20, 2008

Bergamo: sede proviciale. Si festeggiano i risultati elettorali



Grazie a tutti. Forza Lega.

Grumello del Monte


Inaugurazione nuova Piazza dedicata agli Invalidi del lavoro.

sabato, aprile 19, 2008

Il successo della Lega Nord si spiega con le nostre radici

di Giacomo Stucchi


Su tutti i mass media imperversano analisi e commenti sullo straordinario risultato elettorale della Lega Nord. Opinionisti e analisti, unitamente agli avversari politici, concentrano la loro attenzione soprattutto sui cosiddetti “flussi elettorali”, ovvero gli spostamenti di un consistente numero di elettori da un partito all’altro, ma anche sull’analisi delle categorie sociali, operai e liberi professionisti, giovani e anziani, uomini e donne, che possono aver contribuito all’exploit leghista. A questi intellettuali e osservatori, impegnati nell’analisi delle ragioni che stanno alla base del successo del nostro movimento, vorrei però ricordare che il Carroccio esiste, e rappresenta gli interessi padani, da alcuni lustri. E’ la nostra storia, quindi, con le nostre battaglie dentro e fuori il Parlamento, a parlare per noi. Certo, esiste poi una percentuale di consensi, che è maturata negli ultimi tempi, e che si è consolidata in campagna elettorale. Questa tendenza è sfuggita all’attenzione degli organi di informazione, pubblici e privati, che hanno dato pochissimo spazio alla Lega e prestato, invece, molta attenzione al tour elettorale del pullman di Veltroni. Una scelta che però, dal punto di vista giornalistico, oltre che politico, si è rivelata sbagliata. Se giornali e televisioni, avessero seguito un po’ più da vicino la campagna elettorale del Carroccio, forse avrebbero potuto accorgersi che il nostro elettorato è assolutamente trasversale ai partiti, alle ideologie, ai diversi ceti sociali. Più in generale, il nostro successo, al contrario di quanto ho sentito e letto in certi giudizi frettolosi, non è affatto principalmente connesso al malumore popolare nei confronti delle istituzioni, in generale, e del Governo Prodi, in particolare. Alla base del consenso c’è ben altro. Uno dei meriti del nostro segretario federale Umberto Bossi, infatti, è stato quello di aver favorito la nascita e la formazione, al fianco del gruppo dirigente “storico”, di una nuova classe politica, giovane e preparata, che ha fatto esperienza negli enti locali e che ha le antenne sempre rivolte alle istanze della gente. Questo lavoro ha permesso alla Lega Nord di diventare, agli occhi di tutti i cittadini, un movimento sempre più credibile e concreto, in grado di garantire risultati adeguati nella difesa degli interessi delle proprie comunità. Non credo che serva altro per spiegare lo straordinario risultato delle ultime elezioni, se non il fatto, di certo non secondario, di essersi anche battuti per una vera rivoluzione federalista. Già nei primi anni Novanta, Bossi lo individuava come la soluzione ai problemi di eterogeneità sociale ed economica delle regioni. Tuttavia, se una differenza con il passato c’è, questa consiste nel fatto che oggi la forza elettorale del Carroccio diventa azione di Governo, con un peso e un influenza che non ha precedenti e che, proprio per questo, vogliamo da subito mettere a frutto. Come? Spronando la maggioranza che è venuta fuori dalle urne a dare il meglio di se. A cominciare dalla rapida definizione della squadra governativa, in modo che possa mettersi subito al lavoro per affrontare i problemi sul tappeto, in primis la questione del federalismo fiscale e della sicurezza dei cittadini. Sarebbe questo un buon viatico per fare capire, tanto a chi ha votato per noi quanto per chi non lo ha fatto, che facciamo sul serio e che, soprattutto, questa volta andremo sino in fondo per cambiare davvero le cose.

venerdì, aprile 18, 2008

Quelle del Pd sono lacrime di coccodrillo

di Giacomo Stucchi

Grazie, grazie, e ancora grazie, a tutti gli amici della Lega Nord. Ripeterlo mille volte non sarebbe mai abbastanza. Un sincero ringraziamento va al nostro segretario federale Umberto Bossi, che non si è risparmiato, anche con tre comizi al giorno, e che ha fatto davvero la differenza in questa campagna elettorale. Lo straordinario risultato elettorale del Carroccio era nell’aria ma, nel contesto della vittoria della Federazione della Libertà, diventa storico perché fa della Lega una forza di Governo, determinante e imprescindibile, che non ha precedenti. Non ci sono davvero parole per esprimere la nostra soddisfazione e, al contempo, la nostra voglia di fare a partire da subito. Più voti alla Lega significano, infatti, federalismo fiscale, maggiore sicurezza ai cittadini, aiuti alle famiglie che non ce la fanno ad andare avanti. Sbaglia, perciò, chi ritenesse che su queste questioni il Carroccio sia disposto a mediare o, peggio, tergiversare. L’entusiasmo è alle stelle, così come la soddisfazione per aver visto giusto in tutte le nostre previsioni fatte negli ultimi mesi. A cominciare dal fatto che il candidato premier del Partito democratico non sarebbe riuscito, come in effetti è stato, ad incantare i cittadini e a fargli credere che il suo partito non aveva niente a che vedere con l’esperienza del Governo Prodi. Lo abbiamo ripetuto più volte, con dati alla mano, che il Pd altro non è che la continuazione dell’esperienza del Pci, Pds,Ds, e la gente lo ha capito perfettamente. Lo stesso Romano Prodi, prendendo atto della sonora batosta elettorale, non ha potuto fare a meno di dimettersi persino dalla carica di presidente del Pd. Altro che Calearo e Colaninno, le foglie di fico di Walter “volemosebene” Veltroni, i risultati del centrodestra, in generale, e della Lega Nord, in Lombardia, Veneto, Piemonte, Liguria, Friuli, Emilia Romagna sono un vero e proprio trionfo. Nelle grandi città, inoltre, il Carroccio ha fatto breccia tanto nella borghesia quanto nei quartieri periferici e popolari. Per non parlare, poi, di chi è andato a votare per la prima volta, che in gran numero ha scelto di darci fiducia. Sbaglia, quindi, chi nel Pd continua a valutare il voto alla Lega come un voto di protesta. E’ il più grave errore che i dirigenti di Piazza S. Anastasia possano commettere mentre, invece, farebbero meglio a fare una profonda riflessione sugli sbagli degli ultimi mesi. Forse, il modo migliore per fare autocritica, sarebbe anche quello di cominciare a smetterla con le ipocrisie. Come quella, per esempio, secondo la quale il prossimo presidente del Consiglio Berlusconi sarebbe ostaggio della Lega Nord. Un argomento, quest’ultimo, che non ha alcun fondamento e che rappresenta soltanto una pia illusione di chi non si rassegna alla sconfitta. Noi, infatti, non solo abbiamo già governato con il Cavaliere, ma siamo stati anche i suoi più corretti alleati. Inoltre, proprio dai ministri leghisti, sono state varate le più importanti riforme istituzionali prima che, purtroppo, sopraggiungesse l’oscurantismo del Governo Prodi. Si mettano, quindi, il cuore in pace coloro che, con resoconti giornalistici privi di fondamento, cercano di mettere zizzania in famiglia; e non contino, neppure per un momento, sul fallimento del prossimo Governo, perché questo non accadrà. Piuttosto, la smettano di fingersi dispiaciuti per l’assenza della Sinistra Arcobaleno dal Parlamento, sono lacrime di coccodrillo alle quali non crede nessuno, e si diano invece da fare per costruire, quello si, un opposizione seria, come succede in tutte le democrazie.

giovedì, aprile 17, 2008

Strasburgo


Riunione del Consiglio d'Europa.

GRAZIE BERGAMO - GRAZIE LEGA - GRAZIE BOSSI


GRAZIE GRAZIE GRAZIE.


SIETE STATI GRANDI!!!


PADANIA LIBERA

lunedì, aprile 14, 2008

Primi pensieri post risultati elettorali

Una vittoria entusiasmante frutto di una campagna elettorale coinvolgente...



Non servono altre parole...se non un grandissimo GRAZIEEEEE

sabato, aprile 12, 2008

VOTA LEGA NORD


Grazie a tutti. Oggi si riposa e si riflette...domani e lunedì si vota Lega Nord!

venerdì, aprile 11, 2008

Bergamo: comizio di chiusura della campagna elettorale












Grazie Umberto!

La parola alle urne

di Giacomo Stucchi

Ho letto anch’io l’ultimo articolo di Giovanni Sartori sul Corsera, e non mi pare che, con tutto il rispetto per il professore, nel già complicato quadro politico sia un gran contributo alla chiarezza. Da un esperto in materia, qual è l’editorialista in questione, sinceramente ci saremmo aspettati qualcosa di più. L’articolo, tuttavia, offre lo spunto per fare un paio di considerazioni. La prima è di carattere generale. Capita spesso che sui giornali intervengano opinionisti che si sono sempre occupati di politica come osservatori, senza però scommettersi mai in prima persona. Cerco di essere più esplicito. Un conto è fare la politica, un altro è osservarla dall’esterno. Si tratta di due cose molto diverse tra loro. Solo chi fa la politica, stando tra la gente, sentendone gli umori, subendone anche le critiche, quando occorre, può avere il polso della situazione. Molto diversa è invece l’ottica di chi, seduto ad una scrivania, osserva i fenomeni sociali e politici. In tal senso, posso testimoniare, avendo girato in lungo e in largo la mia circoscrizione, che se è vero che c’è ancora in queste ore un certo numero di indecisi, lo è altrettanto il fatto che, tra coloro che vanno a votare, esiste l’aspettativa di un risultato inequivocabile, che permetta di avere subito un Governo nel pieno delle sue funzioni. Tutto l’opposto, insomma, dell’inciucio, o di altre soluzioni pasticciate, che farebbero soltanto perdere tempo e che rimetterebbero in pista i soliti tecnici-burocrati. Alle gente, invece, preme che la politica torni ad esercitare il suo ruolo, e che i governanti facciano scelte, che siano anche forti e innovative, che solo un esecutivo legittimato dal voto popolare può compiere. Ecco perché chiunque abbia un minimo di buon senso, non può che augurarsi che dalle urne esca un risultato chiaro, e che la possibilità offerta dalla legge elettorale, quella cioè del voto disgiunto alla Camera e al Senato, venga utilizzata per rafforzare, e non per indebolire, la democrazia. La seconda considerazione è di natura politica. La campagna elettorale appena conclusa, arrivata dopo quasi due anni di immobilismo governativo, è stata troppo lunga e quindi, per forza di cose, anche ripetitiva. La complessità dei problemi sul tappeto, soprattutto dal punto di vista economico, e il ritardo accumulato nell’individuare delle soluzioni, sono tali che da martedì prossimo, chi vince le elezioni, dovrà pedalare tantissimo per venirne a capo. Una data del voto più anticipata, che avesse portato in breve tempo ad un Governo operativo, sarebbe stata di certo più utile alla bisogna. La lotta al caro vita, la raccolta dei rifiuti in Campania, gli aiuti alle imprese in difficoltà, il destino di Malpensa, una maggiore sicurezza per tutti i cittadini, unitamente alle grandi riforme istituzionali, prima fra tutte quella del federalismo, sono questioni ciclopiche sulle quali non si può più tergiversare. Noi siamo fiduciosi nella capacità di giudizio dei cittadini, e per questo confidiamo in un responso delle urne quanto più evidente possibile.

Verdello. Gazebo al mercato




Pioggia, vento e freddo non fermano i padani. Grazie Lega

giovedì, aprile 10, 2008

Albino: convegno con il Segretario Nazionale Giancarlo Giorgetti


Inaugurazione mostra sull'Albinoleffe Calcio.

Già smentito il falso buonismo

di Giacomo Stucchi
La campagna elettorale volge al termine e i toni sfumati dei primi giorni, che qualcuno ha definito troppo mosci, lasciano il posto a polemiche e bordate dell’ultima ora che, se non altro, hanno riscaldato un po’ il clima. Per la verità, per quanto ci riguarda, non abbiamo mai creduto al bon ton politico del candidato premier del Partito democratico che ha avuto un’invitabile metamorfosi con il passare dei giorni: dall’esordio di Spello, due mesi fa, quando Walter Veltroni promise che mai avrebbe polemizzato con il suo avversario, né usato il vecchio armamentario ideologico con lo schieramento avverso, sino all’ultima apparizione in televisione, nella trasmissione di Bruno Vespa, dove l’ “Obamadenoantri” è venuto fuori al naturale, con sparate tipo la richiesta di un giuramento preventivo alla Costituzione o il fatto che nel 2026 lui avrà l’età di oggi del suo principale avversario. Insomma, chi si era illuso che con il processo costituente del Pd, la sinistra in Italia fosse davvero maturata e avesse superato certe concezioni da “scontro di classe”, deve essere rimasto profondamente deluso. Che ci sia una continuazione ideale, tra il Pd e la tradizione comunista, lo dimostra anche la strategia di comunicazione adottata, tutta fondata sulla menzogna. Pensate, per esempio, ai primi giorni di campagna elettorale, quando Walter “volemosebene” Veltroni parlava delle ridistribuzione dell’extra gettito fiscale, il cosiddetto “tesoretto”. Sembrava che da un giorno all’altro, grazie a clamorosi provvedimenti, i cittadini avrebbero avuto restituita almeno una parte di quei soldi che il Professore aveva tolto loro con l’aumento delle tasse. Poi però qualcuno deve avergli spiegato che quella del “tesoretto” era la più grossa balla del secolo, e allora Veltroni non ne ha più parlato. E’ successo così con mille altre proposte, tutte estemporanee e prive di fattibilità. Sino a quando il candidato premier del Pd, si è giocato l’ultima carta, quella dell’età anagrafica. “In tutta Europa – ha solennemente dichiarato - i principali leader sono quasi tutti miei coetanei”. Un’affermazione con la quale Veltroni ha gettato la spugna e dimostrato di essere veramente arrivato alla frutta, come argomentazioni, come proposte, come spunti. Perché la gente dovrebbe votarlo? Perché ha meno anni di Berlusconi! Ma per favore, cerchiamo di essere seri. Ancor più paradossale, poi, è stata la sua presa di distanza dal Governo Prodi, e dagli ultimi sciagurati venti mesi di esperienza del centrosinistra a Palazzo Chigi. Sul piano propagandistico la sua mossa è comprensibile. Chi avrebbe potuto andare in piazza a parlare con la gente, rivendicare l’operato del Professore, e non essere preso a pomodori in faccia? Nessuno. E infatti Veltroni non solo non lo ha mai fatto, ma ha cercato di far apparire in pubblico i ministri uscenti, quasi tutti ricandidati nelle liste del Pd, con il conta gocce. Sul piano politico, però, disconoscere la paternità del Governo attualmente in carica è tanto azzardato, quanto impossibile. Tutti sanno che c’è contiguità e corresponsabilità tra le scelte del Governo Prodi e l’attuale classe dirigente del Pd. Forse, prima della presentazione delle liste elettorali per Camera e Senato, qualcuno avrà pure creduto al fatto che fosse possibile un rinnovamento, ma poi, quando i nomi e le facce dei “soliti noti” sono inevitabilmente venute fuori, tutto è stato chiaro: il Pd altro non è che la continuazione dell’esperienza del Pci, del Pds, dei Ds.

Mercato di Romano di Lombardia


Anche sotto il diluvio il nostro gazebo. Grazie ragazzi. Forza Lega

mercoledì, aprile 09, 2008

Incontro pubblico a Cologno al Serio



Serata fantastica. Grazie a tutti. Forza Lega

Promemoria per gli indecisi

di Giacomo Stucchi

Ogni elettore, ancora indeciso, impieghi almeno un paio di minuti del suo tempo per riflettere sui fatti politici accaduti negli ultimi due anni. Dall’aprile del 2006, con il ritorno di Romano Prodi a Palazzo Chigi, sino ad oggi, con gli ultimi giorni di campagna elettorale ancora in corso, l’elettore pensi a questo periodo e si chieda se vive meglio adesso, dopo quasi due anni di centrosinistra al Governo, o se stava meglio prima. Il bilancio non può che essere negativo. La ragione principale è che a Prodi e compagni sono bastati pochi mesi di Governo per mettere le mani nelle nostre tasche, aumentando il livello della pressione fiscale oltre ogni ragionevole misura. Non è andata meglio alle imprese, che sono state messe in ginocchio perché lasciate senza nessuna protezione nei confronti di mercati aggressivi e senza regole, come quello cinese e indiano. Sul fronte della sicurezza, poi, in pochi mesi il Governo Prodi ha spalancato le porte di casa nostra a centinaia di migliaia di extracomunitari che, privi di un lavoro regolare, hanno potuto fare delle nostre città terra di conquista. Pochi mesi sono stati sufficienti a rendere anche più povere moltissime famiglie che oggi sono oppresse dal caro vita e, in moltissimi casi, amaramente pentite di aver acquistato la loro prima casa, sottoscrivendo un mutuo a tasso variabile la cui rata, dopo le impennate dei tassi degli ultimi tempi, è diventata pesantissima. Ebbene, se questo è il rendiconto della sinistra al Governo, la conseguenza logica non può che essere una sola: cambiare radicalmente pagina. Per impedire che questo accada, il candidato premier del Partito democratico, ancora in queste ore, gioca però le sue ultime disperate carte. Lancia allarmi, spedisce patetiche lettere, fa appelli insensati, cercando di incantare quei pochi che ancora lo stanno ad ascoltare. E nel frattempo, però, non fa nulla per rimuovere dal suo posto il presidente Bassolino, la cui permanenza a governatore della Campania costituisce uno scandalo senza precedenti. Ma il tempo dei giochetti sta per scadere e con esso tutte le residue speranze per la classe dirigente del Pd di restare ancorata alle proprie poltrone. Questa volta la grande illusione, l’effetto speciale, la magia di trasformare il rospo in principe azzurro, non è riuscita. La gente ha capito che questi del Pd, sono gli stessi del Pci, e poi del Pds, e poi dei Ds. Sono sempre loro, che vanno e che vengono, sempre gli stessi nomi e le medesime facce. Usano persino le stesse tecniche che sempre, nella storia, hanno accompagnato tutte le campagne elettorali dei partiti comunisti: la menzogna, la disinformazione, la propaganda. Ma sono più pericolosi, perché almeno i comunisti, se li conosci, li puoi evitare. Quelli del Pd, invece, potrebbero confonderti. Dicono che sono per il liberalismo, ma poi ti sommergono di norme e codicilli; parlano di riforme, ma poi non cambiano nulla e continuano a litigare tra loro, al solo scopo di non mollare il loro posto; esaltano la democrazia, ma poi restano attaccati alle poltrone nonostante le loro gravi responsabilità. Un motivo in più, quindi, per non avere più dubbi e mandarli a casa il più presto possibile scegliendo Lega Nord.

martedì, aprile 08, 2008

Albino. Firma protocollo d'intesa per HTC


Una sfida da vincere per tutta la Valle Seriana. Grazie Albino.Grazie Lega

Schede a rischio, più informazione per rimediare ai guai del Governo

di Giacomo Stucchi

Chi sostiene che la questione delle schede a rischio è di quelle che “contano poco”, non ha molta dimestichezza con la democrazia. In uno Stato di diritto l’espressione di voto, in modo segreto e inequivocabile, è un diritto inalienabile del cittadino. Ecco perché le grida di allarme, per le possibili contestazioni (vogliamo essere ottimisti e non parlare di brogli), alle quali oggettivamente è soggetta la scheda con la quale si andrà a votare il 13 e 14 aprile, sono più che legittimate. Qui non si tratta di fare lana caprina, ma di mettere tutti gli elettori (compresi gli anziani, o chi magari andrà votare per la prima volta) nelle condizioni di esprimere il proprio diritto di voto nel modo più semplice possibile. Ma ormai, a pochi giorni dall’apertura dei seggi elettorali, francamente ci interessa poco fare il solito scarica barile su quali siano, e a chi appartengano, le responsabilità (che pure ci sono) di questa situazione. Certo, la cosa migliore sarebbe quella di stampare di nuovo le schede, ma resterebbe comunque una disparità con i cittadini all’estero, compresi i nostri soldati impegnati nelle missioni di pace, che hanno già votato nei giorni scorsi. La frittata ormai è fatta. E’ ingenuo, però, soprattutto da parte di alcuni osservatori e addetti ai lavori, far finta di niente e declassare la questione a polemica da bar. Le cose infatti non stanno così, e prima abbiamo cercato di spiegarne i motivi. Che fare allora? Intanto, un servizio utile al cittadino, può venire da una assidua e corretta informazione su come esprimere il voto correttamente. Centinaia di spot in televisione possono, crediamo, aiutare l’elettore ad evitare di cadere in errore, e prevenire possibili contestazioni da parte dei rappresentanti di lista nei seggi elettorali. Ma se questo può servire a limitare i danni a livello pratico, la questione della poca chiarezza delle schede ha però anche dei risvolti politici. Abbiamo già detto che non ci interessa polemizzare sulle colpe di Tizio e Caio, tuttavia non possiamo fare a meno di far notare che se le cause di questa confusione risiedessero nell’attuale legge elettorale, come il Governo Prodi vorrebbe far credere, non si capisce perché questi inconvenienti non si siano verificati anche nel 2006, quando si è votato con la medesima legge. Ma lasciamo perdere questi discorsi, il punto qui è un altro. Tutta la sinistra, unitamente all’Udc, ha gridato allo scandalo per le parole del nostro segretario federale Umberto Bossi (quelle sui fucili, tanto per intenderci) e ne ha chiesto conto al leader del centrodestra Berlusconi, con l’evidente scopo di mettere zizzania in famiglia in questi ultimi giorni di campagna elettorale. Ebbene, la nostra sensazione è che se Walter “volemosebene” Veltroni, ricorre a questi espedienti per risalire la china, allora vuol dire che i sondaggi in suo possesso devono davvero preoccuparlo. Ecco perché, per quanto ci riguarda, la reazione spropositata e pretestuosa dei nostri avversari politici alle parole di Bossi, sono la conferma che le cose, per quanto riguarda la Lega Nord e i suoi alleati, stanno andando nel migliore dei modi e che il risultato delle elezioni, contestazioni permettendo, non potrà che essere positivo.

Martinengo. Gazebo al mercato


Grazie a tutti. Vota Lega Nord

lunedì, aprile 07, 2008

Lenna. Incontro pubblico



Grazie a tutta la Valle Brembana. Forza Lega

Scheda a rischio brogli, ultimo colpo di coda del Pd

di Giacomo Stucchi

La Lega Nord c’è, più forte che mai, e tra qualche giorno le urne lo confermeranno. I segnali, di entusiasmo, disponibilità e spirito di sacrificio, dimostrati dalla nostra gente, ci sono tutti. Ovunque i gazebo e i vessilli del Carroccio, diventati simboli e presidi di legalità e libertà, danno l’idea della mobilitazione del popolo padano. Il nostro segretario federale Umberto Bossi, coi suoi comizi, fa inoltre la differenza. E’ l’unico dato positivo di una campagna elettorale dai toni stantii, alla quale l’opinione pubblica si è poco appassionata. Per responsabilità, soprattutto, del candidato premier del Partito democratico che ha cominciato con il solito falso bon ton politico ma poi, man mano che i giorni passavano, e con essi le speranze di rimonta del Pd sulla Federazione della Libertà, ha cominciato a venire fuori al naturale, tirando in ballo le solite amenità sull’età di Berlusconi, le vecchie foto del 1994, i precedenti governi, e via dicendo. La verità è che più si avvicinano il 13 e il 14 aprile, più cresce nel Pd la tensione per la sicura sconfitta. L’ “Obamadenoantri”, allora, constatato che le balle dei suoi comizi non hanno avuto seguito, nelle ultime ore ha cominciato a sparare bordate all’indirizzo della Sinistra Arcobaleno. Il risultato è che, adesso, ha aperto un altro fronte, con Bertinotti, Diliberto e Pecoraro Scanio, e compagni, che molto difficilmente gli procurerà qualche vantaggio. Un fatto che, intendiamoci, al centrodestra sta più che bene. Che si scornino pure tra loro, come del resto hanno sempre fatto negli ultimi due anni di Governo. In queste ore, invece, noi dobbiamo concentrarci su questioni ben più importanti, che potrebbero essere decisive. In primo luogo, convincendo gli indecisi ad andare a votare per il centrodestra. In secondo luogo, chiedendo a tutti gli elettori di prestare attenzione alla scheda elettorale e di votare nel modo corretto. Il fatto è che quelli del Pd sono allo sbando e allora, poiché non hanno nulla da perdere, hanno pensato ad una scheda elettorale che, effettivamente, può indurre in errore, o almeno a possibili contestazioni da parte dei rappresentati di lista presenti nei seggi elettorali. Non sarebbe del resto la prima volta. Nel Pci,Pds,Ds,Pd, infatti, c’è una lunga tradizione ed esperienza, nell’organizzare una capillare presenza dei propri rappresentati di lista in tutte le sezioni elettorali. Non è una cosa da poco, perché se nella stessa sezione dovesse mancare il rappresentante del centrodestra, non ci sarà nessuno a difendere i nostri interessi. Si tratta di una situazione che, soprattutto al Senato, dove i premi per l’attribuzione dei seggi sono su base regionale, potrebbe avere il suo peso. Walter “volemosebene” Veltroni lo sa bene, ma fa finta di cadere dalle nuvole, quando gli si fa notare che le schede elettorali sembrano essere fatte apposta per indurre in errore l’elettore. Del resto, sono anche gli alleati del Pd, in primis Di Pietro, a sollevare gli stessi nostri legittimi dubbi. Il fatto è che il Governo Prodi, che è nato male, ha agito peggio, e ha finito i suoi giorni lasciando una regione sommersa dalla spazzatura, non poteva che dimostrare la sua incapacità anche nell’organizzare una competizione elettorale. Ma per fortuna, questi sciagurati ne hanno ancora per poco.

Volantinaggio al mercato di Bergamo


La Lega non ha paura di nessuno. A casa i clandestini. Grazie Bossi.

domenica, aprile 06, 2008

Gazebo e pranzo con la Sezione di Verdello




Casa dolce casa...La mia Sezione! Forza Lega!

Gazebo a Spirano



Grassie Spirà. Vota Lega

Gazebo a Ponteranica


Grazie ragazzi. Forza Lega

Gazebo a Urgnano


Grazie a tutti. Vota Lega!

Gazebo a Morengo e Cologno al Serio



Anche a voi grazie mille. Grande lega!