Giacomo Stucchi - Senatore Lega Nord Padania -

PENSIERI E IMMAGINI: vi presento il mio blog. Un modo per tenermi in contatto con gli elettori, con gli amici e con tutti coloro che, anche con opinioni diverse dalle mie, desiderano lasciare un loro commento. Grazie.

martedì, novembre 28, 2006

LE COMARI DI WINDSOR A PALAZZO CHIGI

di Giacomo Stucchi

Si è sempre detto che gli elettori del centrodestra sono restii a scendere in piazza per far valere i loro diritti o a mobilitarsi nei momenti topici, come quelli delle elezioni politiche. Ebbene, può darsi che in generale sia ancora così ma da quel che si sente in giro in questi giorni l’impressione è che questa volta la pazienza sia veramente finita. Questo governo, dal giorno del suo insediamento ad oggi, è stato un vero disastro. La gente, moderata o meno, ma anche chi ha dato il voto all’Unione, è stufa di essere presa in giro da una pletora di ministri, viceministri e sottosegretari che ogni giorno, oltre ad azzuffarsi, guidano i loro ministeri come fossero le allegre comari di Windsor e poi pretendono di essere presi sul serio dalla pubblica opinione. Prodi deve farsene una ragione: il suo governo ha fallito miseramente e, bisogna ammetterlo, con una tale rapidità da aver sorpreso la stessa opposizione che forse pensava di avere un po’ di tempo per riorganizzare le idee e che invece si trova a dover affrontare la più grave crisi di fiducia nelle istituzioni, da parte dei cittadini, nella storia della Repubblica. Ecco perché, come abbiamo sempre sostenuto, è quanto mai opportuno che la Cdl ritrovi i valori dello stare insieme e dia un segnale forte con la manifestazione del prossimo 2 dicembre a Roma, che ne siamo certi porterà in piazza centinaia di migliaia di persone. Si tratta di una strada obbligata perché il presidente del Consiglio in carica, e l’incompetente schiera di ministri che lo coadiuva, non è più gradita al popolo. Come del resto registrano tutti i sondaggi, anche quelli condotti da istituti tradizionalmente vicini al centrosinistra. Persino sulle grandi testate giornalistiche, quasi tutte schierate con l’Unione, non si può fare a meno di riportare quotidianamente disappunti e malumori nei confronti di un esecutivo che ha profondamente deluso tutti. Soltanto le giornate di sciopero indette dalla Fnsi, che guarda caso coincidono coi momenti più salienti dello scontro politico tra maggioranza di centrosinistra da un lato e opposizione e società civile dall’altro, riescono a interrompere l’interminabile sequela di critiche al governo. Già, perché l’impresa straordinaria di Prodi e compagni è stata quella di avere raggiunto l’unanimità nel giudizio negativo della gente e degli osservatori politici italiani e stranieri. Un umore popolare, quello avverso a Palazzo Chigi, per avvertire il quale non occorre consultare alcun istituto di indagine statistica ma basta andare in autobus, treno, metropolitana o frequentare un qualsiasi luogo pubblico, come le poste, per rendersi conto che se i cittadini potessero cancellerebbero dal calendario quel 9 aprile 2006: il giorno delle ultime elezioni politiche che ha sancito, sia pur di stretta misura, la vittoria di Prodi e il suo conseguente ritorno al governo. Da allora sino ai giorni di passione di questa settimana, nella quale si sta discutendo al Senato la Finanziaria più vessatoria di tutti i tempi, l’Unione ha dato sempre il peggio di sé: accaparrandosi tutte le poltrone istituzionali disponibili e senza tener conto di aver vinto le elezioni per venticinquemila voti, per giunta dubbi; dimostrando scarsissimo senso della democrazia; avendo una totale mancanza di coesione politica all’interno della coalizione di centrosinistra; istigando alla violenza, anche con la presenza di parlamentari della maggioranza nei cortei di gruppi sociali antidemocratici e di estrema sinistra (per intenderci quelli dello slogan “10 100 Nassirya”); rivelando una totale incompetenza nella gestione degli affari di governo, sia interni sia di politica estera; incitando alla lotta di classe, attraverso una comunicazione istituzionale mirata a far scontrare le classi abbienti con quelle meno fortunate; vessando il popolo con l’introduzione di nuove tasse, la cui giustificazione risiede solo nella natura statalista e comunista di questo governo. Per queste e per molte altre ragioni crediamo che la gente non ne possa davvero più e non perderà l’occasione di dimostrarlo protestando contro l’esecutivo a Roma accanto alla Lega, Forza Italia e Alleanza Nazionale. Ma naturalmente, dopo la manifestazione della Cdl, il Carroccio terrà alto il livello della protesta in tutto il Nord dove più che altrove cresce ogni giorno l’avversione per questo governo sciagurato, che prima torna a casa e meglio è per tutti.

domenica, novembre 19, 2006

Caliamo un velo pietoso sulla farsa del Governo

di Giacomo Stucchi

Finalmente si pone fine alla farsa di questo dibattito parlamentare sulla Finanziaria 2007. Alla fine il governo ha posto la questione di fiducia sul tutto il provvedimento, atteso che non esistevano più i tempi per la discussione delle centinaia di emendamenti al testo, molti dei quali presentati dalla stessa maggioranza.Cala così il sipario sul più inutile e schizofrenico dibattito parlamentare della storia repubblicana. E non certo per colpa dell’opposizione, anzi. Che questa Finanziaria non sarebbe mai arrivata in porto con un normale voto parlamentare lo avevamo già capito da tempo, ma mai avremmo immaginato tanto incoscienza da parte di un governo che di giorno presentava gli emendamenti in Parlamento e di notte li rimetteva in discussione con nuovi accordi di potere tra i partiti della maggioranza.Una condotta scandalosa che, ripeto, non ha precedenti.La Finanziaria infatti è sempre stata caratterizzata da assalti alla diligenza, che facevano si che si partisse con un testo e si arrivasse poi all’approvazione di un altro, a volte anche molto diverso da quello iniziale. Ma si è sempre trattato di una “normale” prassi parlamentare dove maggioranza e opposizione giocavano le proprie carte. Questa volta invece non è andata così. La stessa maggioranza infatti ha presentato migliaia di emendamenti al testo iniziale, stravolgendo di giorno in giorno tutto e ritornando poi sui suoi passi dopo appena ventiquattro ore. Ciò che è trapelato sui giornali di questo scandaloso dibattito, peraltro celato in parte all’opinione pubblica a causa degli scioperi dei giornalisti indetti dalla Fnsi che hanno sempre “coinciso” coi passaggi salienti in Parlamento, è solo una minima parte di ciò che accaduto in aula. Ecco perché tutte le forze di opposizione, anziché perdersi in inutili polemiche, farebbero bene a spiegare ai cittadini che il governo Prodi è stato tenuto sulla graticola dalla sua stessa maggioranza per settimane e settimane. Che provvedimenti come la tassa di soggiorno, i super bolli per le auto e le moto, i nuovi scaglioni Irpef, le nuove addizionali regionali e comunali, la tassa di successione, e centinaia di altri articoli della Finanziaria, più volte annunciati e poi ritirati, sono stati in questi giorni al centro dello scontro di potere tra la sinistra riformista, Ds e Margherita, e quella radicale, Pdci, Verdi, Rc, per non parlare poi dei fronti di discussione aperti dalle proposte di Radicali e Italia dei Valori, che alla fine non si sono messi d’accordo su nulla. E per questo hanno posto la fiducia, unico modo per scansare possibili imboscate parlamentari. In pratica, con il voto di fiducia sulla Finanziaria il governo dice alla sua maggioranza: o la prendete così com’è o affondiamo tutti. Questo è il grande servizio che il Professore ha reso ai cittadini: una manovra economica tra le più complesse che si ricordino, tanto per le cifre quanto per i singoli provvedimenti che la contraddistinguono (che sino all’ultimo minuto sono rimasti indefiniti), che produrrà una quantità enorme di gettito frutto di una vera e propria estorsione ai cittadini. Ricordate la faccia di Prodi in tv quando nell’ultimo appello agli elettori prima del voto prometteva che una volta tornato a Palazzo Chigi avrebbe dato “la felicità alla gente”, ebbene ecco mantenuta la promessa: felici e gabbati. Ma tutto questo, come recita una famosa canzone, lo “scopriremo solo vivendo”. Già, perché solo le prossime settimane daranno ai cittadini l’esatta percezione della stangata che il presidente del Consiglio, e il suo ministro per l’Economia Padoa Schioppa, hanno riservato per loro. Io non so quando e come, se presto o tardi, questo governo sarà chiamato a rispondere agli elettori delle proprie azioni. Probabile che possa anche non accadere mai, dal momento che il giudizio unanime del Palazzo è che dopo l’approvazione di questa Finanziaria a Prodi venga dato un nuovo ben servito dopo quello del 1998, tuttavia se non il Professore in persona ma qualcuno della coalizione che lo ha sorretto dovrà pure passare dal giudizio dei cittadini. Ebbene, io spero che allora la gente si ricordi di questi giorni di follia al governo; rammenti cosa significa portare la sinistra, compresa quella che incita al comunismo più ortodosso, al governo; faccia mente locale sui dibattiti di queste settimane sulla lotta di classe, su chi è ricco e chi è povero, su chi deve dare e chi deve ricevere dallo Stato, posti in essere da una classe politica che a parole dice di essere democratica ma in realtà, come il lupo, perde il pelo ma non il vizio; e alla fine dica convinta: “che non si ripeta mai più”.

TRATTO DA "LA PADANIA" [Data pubblicazione: 19/11/2006]

martedì, novembre 14, 2006

IL FEDERALISMO PASSA DALLA LEGA

di Giacomo Stucchi

Dopo l’ultimo intervento del segretario federale su la Padania, nel quale tra l’altro Umberto Bossi ha ribadito concetti semplici e risaputi, tutti a chiedersi se il Carroccio resterà con la Cdl o darà un appoggio al governo. Posta così la questione, in realtà si perde di vista il punto essenziale, che non è se la Lega deve stare al governo o all’opposizione, ma cosa fare per raggiungere il nostro unico obiettivo: il federalismo. Nessun governo, di centrodestra o di centrosinistra, ha mai realizzato delle riforme federaliste senza la Lega. In tal senso è la storia a parlare e a dire che le uniche riforme approvate sono state quelle nate sotto l’impulso determinante del Carroccio. Se questa è la premessa, la conseguenza è che verosimilmente anche in futuro nessun presidente del Consiglio andrà sino in fondo sul federalismo, perché non glielo permetteranno i partiti che lo sorreggono, se non avrà la Lega Nord a fargli da pungolo. In altre parole, il federalismo per le Regioni del Nord passa attraverso l’azione determinante e indispensabile della Lega. Ebbene, Prodi ha detto “adesso basta con le corporazioni, adesso comincia l’interesse del Paese. Se tutti difendono l’interesse particolare,a ancorché legittimo, siamo finiti”. Bene, diciamo noi, l’interesse di Lombardia, Piemonte e Veneto non può certo dirsi “particolare”, atteso che riguarda le aspettative di milioni di cittadini stanche delle solite promesse di cambiamento non mantenute, per cui se questo governo dovesse offrire subito delle condizioni di federalismo, peraltro previste proprio nella riforma del Titolo V varata a suo tempo del centrosinistra, la Lega Nord non potrebbe che compiacersene. Per quanto mi riguarda, i lettori de la Padania lo sanno bene, sono molto scettico sulle capacità dell’Unione di realizzare subito delle riforme federaliste. I disastri di questo esecutivo sulla Finanziaria sono sotto gli occhi di tutti e la dicono lunga sulla sua capacità di andare oltre il ginepraio nel quale sta lentamente affogando. Adesso poi ci mancava pure l’iniziativa del ministro Turco sulla cannabis per fare ancora più confusione di quanta non ne sia già stata fatta. Ecco perché sono scettico su qualsiasi apertura di credito nei confronti di questo governo neocentralista e dirigista, che sta dimostrando di avere nell’imposizione fiscale e nel mantenimento del potere le sue linee guida. Ma sono anche preoccupato per tutto ciò che questo dibattito potrebbe generare nell’opinione pubblica, soprattutto ad opera di certa carta stampata sempre pronta a riempire le proprie pagine di cronaca politica con inutili polemiche e sterili provocazioni antileghiste. Già stordita dalla follia di Prodi e compagni, la gente si aspetta che l’opposizione diventi il suo nuovo punto di riferimento, serrando i ranghi e rimanendo compatta. E invece una parte di essa che fa? Inciucia con la maggioranza. In tal senso, ci sono dichiarazioni, come quelle rese dal vicepresidente di Palazzo Madama, Mario Baccini, alla vigilia del voto cruciale al Senato sul decreto fiscale collegato alla Finanziaria, che non passano inosservate e che anzi fanno pensare. Baccini, rispondendo all’appello di Berlsuconi a votare compatti, ha detto:“Non ci si può richiamare alla lealtà di coalizione quando abbiamo già detto che la Cdl ha esaurito il suo corso politico. L'Udc comunque i suoi avversari li vede nel centro-sinistra e sarebbe opportuno che i partiti della Cdl facessero altrettanto. Dobbiamo andare incontro a quei movimenti di moderati che già guardavano a noi con interesse o che si sono pentiti di aver scelto Prodi. La strutturazione del nuovo centro-destra è legato alla crescita dell'Udc e la federazione tra moderati va in questa direzione”. Se non è un certificato di morte della Cdl poco ci manca. Il Carroccio, che non è un partito ispirato ad una ideologia ma un movimento territoriale fortemente radicato tra la sua gente e avente come unico obiettivo la libertà per il Nord, anche negli anni di governo non ha mai mancato di smarcarsi dalla Cdl tutte le volte che la maggioranza andava in una direzione che noi ritenevamo contraria agli interessi della nostra gente. Inoltre, anche in questi primi mesi di opposizione, durante i quali gli alleati hanno condiviso con la maggioranza l’approvazione di alcuni provvedimenti, come l’indulto (sul quale peraltro i fatti ci hanno dato ragione dal momento che, oltre ai cittadini, i primi a lamentarsi delle conseguenze di questo scellerato atto di clemenza sono gli stessi operatori della giustizia), noi ci siamo ben guardati dall’assecondarli. Tuttavia rimaniamo convinti che in questo momento solo l’azione unitaria della Cdl può dare una spallata al governo Prodi. Tutto il resto è melina calcistica, tattica politica per far tirare a campare una classe politica che niente avrà mai a che vedere con il federalismo.

venerdì, novembre 03, 2006

A BERGAMO E AL NORD CITTADINI DI “SERIE B”

di Giacomo Stucchi

Se ogni giorno ha le sue pene, con Prodi al governo, e con questa legge finanziaria statalista e classista che sempre di più si sta rivelando una sorta di buco nero che tutto inghiotte e nulla dà, ogni cittadino dovrà espiare la sua penitenza fiscale. Se al momento non è ancora dato sapere quale sarà l’entità dei saldi della manovra (l’ufficio studi della Camera dei Deputati e quello di Confindustria stimano un importo superiore ai 40 miliardi di euro), di certo c’è solo che a far “quadrare il bilancio” saranno soprattutto i contribuenti del Nord. Infatti, come da pentapartitica memoria, saranno ancora Bergamo e le altre province padane a dover pagare il conto di questa salatissima finanziaria. A cominciare dall’ingiustificato incremento del prelievo fiscale operato sulle piccole e medie imprese. In territori come quello della bergamasca, le Pmi producono senza avere sussidi di alcun tipo, pagano regolarmente le tasse e costituiscono il motore dell’economia non solo locale. La mano pesante del fisco giunge peraltro in un momento in cui le imprese, a Bergamo come in tutto il Nord, stanno lentamente uscendo da una congiuntura economica non molto favorevole degli ultimi anni. Proprio adesso che le aziende, che oltre tutto devono fare i conti anche con la sleale concorrenza dei prodotti cinesi illegalmente introdotti nel nostro territorio, cominciano a tirare il fiato, arriva la stangata del governo Prodi a generare pessimismo e sfiducia.
In queste condizioni è inevitabile guardare al futuro con crescente preoccupazione.
Anche perché, oltre ai nuovi balzelli, anche le altre misure del governo non sono certo incoraggianti. Se il buon giorno si vede dal mattino non è certo di buon auspicio la nuova stagione di sprechi nella Pubblica amministrazione dove, per poter per accontentare la sete di potere della pletora di astanti che sta intorno al Professor Prodi, da aprile ad oggi è stato un fiorire di uffici statali, a cominciare da quelli dei nuovi ministri, vice ministri e sottosegretari. Una poltrona per tutti, insomma, un record mondiale, il cui costo è a carico dei soliti fessi che pagano le tasse.
Che dire poi del prelievo forzoso del Tfr alle imprese? Si dirà che questo appartiene ai lavoratori e noi siamo d’accordo. Ma allora, perché darlo allo Stato? Solo a Bergamo e provincia sono molte le imprese importanti che avranno difficoltà ad andare avanti a causa di questo esproprio proletario, senza compensazione alcuna, che non ha precedenti nella vita economica del nostro Paese.
Inoltre, anziché favorire l’incremento dell’occupazione, con il prelievo del Tfr si dà un'altra bella mazzata a chi il lavoro lo offre ancora e per giunta in condizioni disagiate, perché da noi, è giusto ricordarlo, le aziende devono fare i conti con una rete infrastrutturale inadeguata, che il governo precedente stava migliorando, anche in considerazione delle nuove sfide che attendono le nostre imprese.
A questo proposito va sottolineato che con i tagli operati dal ministro dell’Economia Padoa Schioppa, con il beneplacito del suo collega per le Infrastrutture, il “bergamasco” Antonio Di Pietro, possiamo dire addio ai fondi per importanti opere viabilistiche, come le varianti della Valle Cavallina e della Valle Brembana e rinviare a “babbo morto” la realizzazione della Pedemontana. A questo proposito non dimentichiamoci mai che il Ministro Di Pietro aveva gridato allo scandalo, all’atto del suo insediamento, perché il precedente governo aveva assegnato al nord il 70% dei fondi per la realizzazione delle nuove infrastrutture nazionali.
Così come svaniscono le legittime aspettative di sviluppo da parte di cittadini che a questo punto definire di “serie B” non è più un eufemismo e che, soprattutto tra i più giovani, potranno scordarsi un posto di lavoro. Le misure contenute nella finanziaria, o annunciate dal governo nelle settimane passate, che mirano da un lato a introdurre nuovi contributi per gli apprendisti e, dall’altro, a riformare la legge Biagi, lasciano infatti prevedere un futuro a tinte fosche anche su questo fronte.
Una legge innovativa, che ha introdotto una nuova regolamentazione dei rapporti di lavoro, particolarmente apprezzata in zone produttive come la nostra, dove alla garanzia dei diritti riconosciuti ai lavoratori è indispensabile abbinare una maggiore flessibilità del rapporto di impiego, sta infatti per essere smantellata.
Tanto accanimento nel maltrattare la nostra gente, per la quale l’esecutivo Prodi si sta rivelando un abbraccio mortale, porta a pensare ad una precisa strategia punitiva di questo governo nei confronti dei territori economicamente e politicamente più emancipati, come la bergamasca, e quindi potenzialmente in grado di liberarsi una volta per tutte dall’oppressione fiscale di Roma padrona.

giovedì, novembre 02, 2006

IN RETE LA RABBIA DEI CITTADINI

di Giacomo Stucchi

La Finanziaria di Prodi, e dell’armata Brancaleone che lo tiene ancora a Palazzo Chigi, è diventata il peggior incubo dei cittadini. Un fatto che non ha precedenti. Mai nella storia della Repubblica, che pure ha vissuto di momenti anche aspri e duri, era accaduto che una manovra suscitasse nel dibattito politico e nell’opinione pubblica tanta confusione e preoccupazione. Gli annunci, le dichiarazioni e le successive smentite, le prese di posizione dei singoli esponenti della maggioranza di centrosinistra, le reticenze del presidente del Consiglio e dei suoi ministri, la triste sfilata di rappresentanti del governo che continuano a partecipare a vertici il cui scopo non capisce più nessuno, le misure annunciate in Commissione Bilancio alla Camera e gli immancabili dietro front, assomigliano sempre più ad un treno in corsa ormai senza controllo e destinato a schiantarsi da qualche parte. Un caos totale che getta nello sconforto milioni di cittadini che manifestano, soprattutto attraverso la rete e gli sms, la loro indignazione per così tanta incoscienza e incompetenza dimostrata da chi sta al governo. Per quanto mi riguarda, andando in giro nei Comuni del Nord, constato nella gente una rabbia crescente per quanto sta accadendo ma anche la speranza che prima o poi, in un modo o nell’altro, Prodi e la banda Bassotti se ne vadano a casa. Eppure nella maggioranza si continua a far finta di niente e al danno di questi primi mesi di governo, durante i quali l’Unione sta smantellando quanto di buono fatto dal precedente esecutivo e riducendo i cittadini in brache di tela, si aggiunge anche la beffa di chi ritiene che la gente sia scema e disposta a farsi prendere per i fondelli all’infinito. E’ il caso del capogruppo dell'Ulivo alla Camera Dario Franceschini che a L’Infedele, la trasmissione condotta da Gad Lerner su LA7, ha candidamente ammesso:"Sicuramente i cittadini sono ormai frastornati dal dibattito sulla legge finanziari ma negli anni precedenti della Finanziaria non se ne parlava, non c'era dibattito, non sapevano nulla neanche i parlamentari di maggioranza e con un maxi emendamento si chiudevano le finanziarie. Noi abbiamo fatto diversamente; con noi e' cominciato il dibattito: solo che attraverso i titoli dei giornali e dei tg ogni proposta e' sembrata essere una certezza. Invece abbiamo fatto tante correzioni perchè nel frattempo abbiamo ascoltato". Francheschini ha poi aggiunto: "Bene che vada i lavori della Finanziaria andranno avanti sino alla vigilia di Natale". Un affermazione che ha fatto saltare giù dalla poltrona migliaia di telespettatori convinti che si trattasse di uno scherzo di Halloween. Ma vi immaginate altri due mesi di questo stillicidio? E poi, di quale dibattito parla il capogruppo dell’Ulivo? La verità è che la maggioranza non sa più che pesci pigliare. Con questa giostra di provvedimenti è stata persino in grado di accomunare nella protesta tutte le categorie sociali: dai commercianti agli artigiani, dagli impiegati statali agli imprenditori, dalle forze dell’ordine ai magistrati, dagli avvocati ai farmacisti, dai pensionati ai liberi professionisti. Per non parlare poi dei sindaci che, in maggioranza di centrosinistra, sono stati tra i primi a protestare contro questa finanziaria. Insomma, mi chiedo con quale coraggio Prodi e i suoi ministri continuino a girare per le nostre città. Altro che scorta, se continua così avranno bisogno di un battaglione dell’esercito. Neppure le critiche degli osservatori internazionali sono però sufficienti a far ragionare il governo. "Non mi sento bocciato dal Financial Times e non mi sento sotto esame da parte dei sindacati" – ha detto infatti Padoa Schioppa a Washington, commentando l'articolo pubblicato sul Financial Times in cui il ministro dell’Economia risulta il meno gradito tra i suoi colleghi europei. "Tutte le critiche argomentate sono utili - ha continuato il ministro, che peraltro non ha voluto rispondere a domande sul superbollo e sui contratti degli statali - dagli Usa e dal Fmi c'e' fiducia e apprezzamento. Per sostenere la fiducia - ha concluso - non ho bisogno di nuovi argomenti perchè quelli che sto usando da settimane sono sufficientemente solidi e convincenti". Basta e avanza, aggiungiamo noi, per convincere tutti a scendere in piazza. Il Carroccio lo farà sia in Padania, con una manifestazione che servirà a chiamare a raccolta la nostra gente, sia a Roma con gli alleati della Cdl. Entrambe le occasioni serviranno a far salire forte e impetuoso il vento della protesta popolare che, ne siamo certi, molto presto farà cadere questo sciagurato governo.